• UOMO AVVISATO…… di GLG, 22 ott. ‘13
• Riporto da facebook questo inserimento (di un amico italiano che insegna in Francia e vive a Parigi) assieme al mio commento:
• [Sentite come parla un cretino 2. Signori, Toni “Manero negriero” Negri, il fazenderos degli unisegaioli: “Toni Negri: “La mia impressione è che oggi (sul fronte costituzionale europeo), noi dobbiamo innalzare contrafforti reali a fronte delle costituzioni neoliberali che ci vogliono imporre. Una “controdemocrazia”, conflittuale, che viva di rivendicazioni e protesta, di resistenza e di indignazione – basta con il costituzionalismo “normativo”, abbiamo bisogno e costruiamo democrazie biopolitiche, costituzioni economiche, materiali che non vivono e si trasformano in macchine oppressive attraverso il filtro della legalità e della formalità giuridica – ma si svolgono attraverso investimenti di “denaro comune”, rivolti al continuo riequilibrio dei rapporti sociali, ponendo i poveri al posto dei ricchi, e creando una vita piegata dall’uomo al servizio dell’uomo”.
Gianfranco la Grassa: nel maggio del ’68 in Piazzale Roma a Venezia, il “grande genio” mi fece delle previsioni che non posso riferire poiché non ho testimoni di simile vuotezza cerebrale. Feci una battuta di spirito, credo piuttosto bonaria, ma il “grande genio” si offese e da allora non lo vidi mai più (solo intravisto per un momento a Parigi in uno dei demenziali convegni organizzati da certi intellettuali francesi per nulla migliori di lui). Dopo il sette aprile ’79 e il suo arresto, un deputato Pci (oggi morto), di cui non metto in dubbio le affermazioni poiché era un vero amico, mi raccontò altre storielle edificanti. Anch’esse devono ovviamente restare nel silenzio. In ogni caso, ho saputo fin dal ’68 che razza di “genio” e di “rivoluzionario” da strapazzo fosse quest’individuo osannato da una massa di cretini presi per “antagonisti” (dell’intelligenza umana e basta). Se siamo ridotti in queste disperanti condizioni, la colpa non è solo dei “dominanti”, ma anche di questi “alternativi”, che sono molto al di sotto di quanto si riesca ad immaginare, pur se si ha una fantasia sfrenata.]
Mi è sembrato simpatico riportare il tutto perché si riferisce ad un personaggio “maggiore” del ’68 italiano che, se la frase riferita è corretta (non sono in grado di controllare perché non c’è nemmeno la fonte), parla più o meno come alcuni giovanetti, finto-marxisti e “critici critici”, debordanti su tutti i media, ben accolti per sputtanare e distruggere ogni pensiero effettivamente critico e insofferente dell’ottusità dei ceti che si pretendono oggi “classe dirigente” (di un paese sempre più in sfacelo). Questi finti rivoluzionari, ben noti fin dai “Demoni” di Dostoevskji e che i bolscevichi ebbero la gaudiosa opportunità di far fuori senza complimenti, sono oggi e qui da noi pienamente alimentati dai “cotonieri” italiani, colonizzati dagli Usa. Sono i peggiori di tutti, e spesso molto pericolosi, perché il rancore e veleno è carattere tipico degli ottusi che si credono “geni”.
Recentemente, la Marsilio ha fatto uscire “Intellettuali del piffero” di Luca Mastrantonio (ex dalemiano ed ex “Riformista”), di cui riporto la gustosa (e precisa per mia propria esperienza) quarta di copertina:
“Per chi suonano il piffero gli intellettuali del piffero? Per se stessi, per avere un posto nella società dell’avanspettacolo politico, offrendo i loro servigi al mercato mediatico, dato che partiti e altre vecchie istituzioni non garantiscono più il ruolo e l’ingaggio di prima. Nell’ultimo ventennio hanno spesso commesso la truffa di travestire da militanza il proprio tornaconto personale: c’è chi ha goduto di posizioni di rendita grazie a opposti finti estremismi, facendo affari col nemico, e chi ha speculato, mettendo “in pegno” non la sua autorevolezza ma l’impegno stesso. Risultato? È ormai cronico quel bipolarismo che da sistema elettorale è diventato disturbo psichico: la sinistra è affetta dalla sindrome dei migliori, la destra ascolta gli istinti peggiori; il centro oscilla secondo convenienza, non coscienza. Così i cattolici fanno i libertini e il moralismo è l’arma delle femministe. E ancora: se le vecchie trombette castrano i figli blaterando di rivoluzione, i giovani senza futuro fanno i tromboni. Per questo il parricidio intellettuale è un diritto naturale, una legittima difesa da praticare azzerando i pregiudizi pregressi e mettendo al servizio di tutti i torti e le ragioni di tutti. Come? Leggendo da adulti (traendone la morale) le favole che raccontano al pubblico gli intellettuali del piffero: furbi storytellers, cattivi maestri e arlecchini del pensiero. Il libro, che fa nomi e cognomi, racconta chi sono i pifferai di Hamelin, i maiali di Orwell, i grilli parlanti; quando lo sono diventati e dove si collocano, dal fronte fantomarxista a quello vaffanculotto; il cosa riguarda i disturbi cognitivi derivati dal ventennio bipolare, quali il patriottismo merdaiolo, la demenza storiografica, la satiriasi giornalistica, la cleptomania, la cassandropausa; legati al perché, al come (auto-fiction, dietrologie, appelli) e con che mezzi, e con l’aiuto di chi, agiscono (gruppi editoriali, movimenti e partiti, magistratura). Infine, si racconta anche quanto prendono: c’è un tariffario di massima, in euro, delle principali prestazioni intellettuali. Cosa fare? Riconoscerli, per non farsi fregare.”
Appunto, non facciamoci fregare da questi buffoni; dal ’68 ad oggi – attraverso mille gruppetti “ultrarivoluzionari” poi passati al nemico del tutto gioiosamente e ben remunerati, hanno annientato ogni cultura in questo paese. Disprezzateli finalmente e capite quando infami e opportunisti siano. Sono il peggio che il genere umano abbia distillato in millenni e millenni di storia.