COSMOPOLITI COL CULO DEGLI ALTRI
Salvini deve muoversi perché contro di lui si è già mossa la solita procura che ipotizza il reato di sequestro di persona per aver impedito ad un gruppo di pirati di far sbarcare dei clandestini mentre scrittorucoli da strapazzo chiedono il suo arresto. Addirittura, si è giunti ad interrogare il medico di Lampedusa, il quale ha negato lo stato di criticità sanitaria dei migranti a bordo dell’ennesima nave corsara giunta all’assalto delle nostre coste. Questo è il clima che si respira in Italia in cui magistratura, partiti, Chiesa, organizzazioni varie e soit-disants intellos appoggiano scorribande antinazionali di potenze straniere. Dico la verità, non ho alcuna fiducia nel leader leghista, il quale anziché percorrere vie ben più sostanziali, a tutela della sovranità nazionale, manda bacioni ai nemici, tuttavia, confido almeno nel suo istinto di sopravvivenza, perché per lui comincia a buttare davvero male. Inoltre, c’è da considerare il sostegno di elementi transoceanici, oggi emergenti, nient’affatto contenti dell’andazzo generale, nel Belpaese ed in Europa, che qualche messaggio di incoraggiamento hanno pur fatto arrivare al Ministro degli Interni. Salvini da Giussano deve però comprendere che se vuol essere aiutato dallo zio Trump occorre si mostri all’altezza del compito storico di cui si trova immeritatamente investito. Per ora ha saputo solo traccheggiare e agire senza convinzione il che, in politica, è un delitto imperdonabile. L’eventuale condanna dei tribunali è una quisquilia rispetto a quella della Storia, se ne renda conto perché da Capitano a capitone è un tuffo.
Lo schifo culturale in cui precipitiamo è persino peggiore di quello sociale. Ieri ho dovuto leggere dichiarazioni di un professore di fama, incrociato personalmente ai tempi di una comune militanza politica, secondo le quali “il cosmopolitismo è l’esatto contrario del razzismo, poiché il razzismo si fonda (più o meno apertamente) sull’idea della supremazia di alcuni su altri, di un popolo, di un gruppo più o meno definibile rispetto a tutti gli altri”. (Luciano Canfora). Razzisti sono sempre gli altri, eppure il cosmopolitismo accademico, da intendersi come la negazione della prevaricazione di un “gruppo privilegiato sugli altri” non sembra un ideale per il prof. Canfora. Infatti, una inchiesta giornalistica de L’Espresso del 2007 (qui), rivelò che la moglie, suo figlio, sua figlia e la nuora si erano tutti piazzati nell’Università del capoluogo pugliese (dove anche io studiavo raccogliendo tante dicerie). Sicuramente posti conquistati onestamente e degnamente dalla famiglia Canfora anche se le dinamiche universitarie rappresentano spessissimo tutto il contrario dell’onesto e del degno. Dunque, cosmopoliti sì ma non esageriamo e, principalmente, col culo degli altri.