LA RESISTENZA E IL TERRORE

Quello che è accaduto ieri a Nassiriya ha scatenato un’ondata di cordoglio da parte del ceto chierico-mediatico italiano, oltrechè di quello politico. Da destra a sinistra si sono levate parole di lutto e di dolore per le famiglie dei soldati che hanno perso i propri figli in una guerra di "pace". Non ci sentiamo di essere pasoliniani in questo, per quanto siano i figli più sfortunati del sud Italia a dover scegliere professioni sporche (del resto anche noi siamo del sud ma non ci siamo arruolati) quando dall’altra parte lotta e resiste un popolo di disperati che ha patito per motivi pretestuosi e infondati due guerre sanguinose; inframmezzate da un embargo criminale che ha reso le loro condizioni di vita miserrime. Anzi, pasolinianamente parlando, questa volta i disperati sono proprio in Iraq. Certo è difficile dire a queste famiglie che i propri figli non sono eroi, quanto piuttosto salariati emigrati in Iraq per strappare paghe più cospicue, al servizio di padroni aventi sede oltreatlantico. Ma questa è la verità e non la si può negare con giri di parole. Questi figli d’Italia stanno garantendo, con la loro opera, il predominio geo-politico americano, la politica espansionistica di uno Stato assassino impegnato su così tanti fronti che ogni giorno deve fare la conta dei nemici e degli amici. Questo si chiama servilismo e, per quanto le responsabilità maggiori ricadano sui vertici dell’establishment italiano, questi soldati sono gli esecutori armati di piani di guerra atroci, che non potranno mai fare di loro degli eroi.

La resistenza irachena,  certamente composita al suo interno, deve essre sostenuta a tutti i costi contro le mire egemoniche statunitensi che puntano a controllare dall’Iraq tutta l’area medio-orientale per meglio minacciare gli Stati non allineati, i quali saranno dichiarati, di volta in volta e secondo convenienza geo-strategica, antidemocratici, canaglia, barbarici ecc.

Quindi a noi non importa da chi è composta la resistenza irachena, quali potrebbero essere i suoi obiettivi futuri, quali sono le forze islamiche che l’infiltrano. A noi interessa porre un freno all’espansionismo americano che, hic et nunc, costituisce la punta avanzata di un imperialismo sanguinoso e criminale. E’ una questione di priorità, per cui non possiamo permetterci di confondere i buoni sentimenti con la Politica, un morto è un morto, ma si può morire anche stando dalla parte del torto.