Paolo Cento: dall’estrema sinistra a Padoa Schioppa. L’ultima generazione del lungo sessantotto arriva al potere. (Fonte Giovane Talpa)
di Walter Liberati
Tra i sottosegretari del nuovo governo Prodi, c’è anche Paolo Cento, un sottosegretario "no-global" come lo definisce il Corriere. La sua sottomessa richiesta a Padoa Schioppa, il suo "capo", è la cosiddetta Tobin Tax, una proposta di modesta tassazione delle rendite finanziarie che trovò qualche sostenitore nel defunto movimento no-global ma che è stata accantonata per la sua inanità ormai da tutti meno che da Cento che così dimostra di avere una certa coerenza. Quasi tutta la sua carriera politica è stata del resto segnata da una certa linearità nella scalata alle poltrone. Sin da quando divenne una ventina di anni fa consigliere circoscrizionale. I suoi esordi, dinosaureschi (come i nostri!) invece non sono inseriti nella sua biografia ufficiale ma ma a noi non sfuggono.
Paolo Cento (e con Gianni Vernetti anch’egli neo sottosegretario prodiano), allora chiamato da tutti "er piotta", fece i suoi primi passi di uomo politico in un piccolo gruppo di estrema sinistra a cavallo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 chiamato Lotta Continua per il Comunismo. Il principale leader del gruppo era Angelo Brambilla Pisoni detto "Cespuglio", che è scomparso qualche anno fa improvvisamente e che era approdato al PdCI di Cossutta e Rizzo. Cespuglio era uno dei pochi che veniva dalla vecchia Lotta Continua e assieme a Stefano Della Casa e a Gabriele Polo (sì l’attuale direttore del Manifesto) formavano la segreteria nazionale dell’organizzazione. Piotta dirigeva gli studenti romani di LCpC e lo si poteva incontrare alle riunioni nazionali "di settore" che si tenevano di volta in volta in diverse sedi e città. Vacuo politicamente già allora, non era interessato a nessun aspetto della teoria. La storia del movimento rivoluzionario gli era sconosciuta. Una sera in un ristorantino milanese, certo dopo qualche bicchierino, si mise ad intonare sull’aria di "Pensiero" dei Pooh "Trotsky si vendette allo straniero-ma il piccone su di lui non fu leggero… Stalin! Stalin!", un abberrazione per un gruppo come il nostro che faceva riferimento generale a un comunismo libertario e all’operaismo. Altri tempi ovviamente, storie di un epoca veramente tramontata e "orrori" di gioventù si potrebbe anche aggiungere.
Resta il fatto che anche per quella generazione la militanza nella sinistra estrema, in cui i termini"rivoluzione, antagonismo, lotta armata", ecc. erano sempre sulla bocca, fu l’addestramento per diventare classe dirigente della borghesia italiana, oggi. Chissà tra qualche anno avremo Caruso Ministro degli Interni!
Per certi versi si tratta di qualcosa di "biologico". Lenin amava ripetere: "a vent’anni rivoluzionari, a trenta liberali, a cinquanta…centoneri!". Il tempo per i più è buon consigliere e le spigolosità del radicalismo giovanile, con il passare degli anni, vengono meno. Nel caso di Cento, l’opportunismo è più che evidente. Egli fa quello che ha sempre fatto: il cialtrone e il politicante. Ma non sarà di dettaglio ricordare che la mancata "critica della politica" non ha fatto che riprodurre personale politico che si ricicla a seconda delle esigenze e al mutare delle mode.
La politica, la gente, l’ha abbandonata e ci crede ormai assai poco, già da qualche decennio. Loro invece la politica la continuano a fare, ma per conto terzi, per conto dei capitalisti e del sistema. L’ ultimissima generazione del "lungo sessantotto" arriva ora persino al potere, a gestire l’esistente. Con tanto di ex l’operaio ministro di Dp, Lula-style.
Ora possiamo veramente dirlo: se loro sono di sinistra, non lo siamo noi.
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