LA SINISTRA E’ QUELLA COSA (di Gianfranco La Grassa)

La sinistra è quella “cosa” che ha sempre tradito. Nel 1914 ha appoggiato l’entrata in guerra, malgrado un congresso internazionale di qualche mese prima in cui aveva preso il solenne impegno di opporsi alla guerra; è stata corresponsabile della putrefazione e parassitismo della Repubblica di Weimar (di cui fu Ministro, mi sembra nel 1929, il fu marxista Hilferding) che aprì la strada ad una delle più grandi tragedie storiche; fu – purtroppo – maggioritaria nel Fronte Popolare francese, sommamente vigliacco e infame nel suo non appoggio ai repubblicani (antifranchisti) spagnoli; fu molto più debole dello stesso De Gaulle contro la Repubblica di Vichy; tralascio di dire la pusillanimità dimostrata in fondo anche nella Resistenza italiana. Tutte le volte che i comunisti si sono dimostrati persone serie, hanno proposto per la sinistra i plotoni di esecuzione! La sinistra è l’assoluta corruzione, la perversione della verità, il massimo di relativismo morale e di camaleontismo politico; è insomma il cancro che corrode la società e tradisce in continuazione il popolo, e per il cancro è necessaria la chemioterapia o l’asportazione chirurgica.

I falsi “comunisti” italiani di oggi la appoggiano perché sarebbe il “meno peggio”; e sol perché dall’altra parte c’è Berlusconi, l’anomalo, la sentina di tutti i vizi e i mali della società italiana, anzi mondiale. Per me c’è semplicemente, da una parte, un ladro, e dall’altra dei rinnegati, dei bugiardi, dei complici di coloro che hanno sputtanato la stessa idea di comunismo con l’esperienza del “socialismo reale”, e via dicendo (la lista degli improperi dovrebbe essere stampata su un libro di almeno un migliaio di pagine). Questa sinistra, dopo tutte le promesse di sobrietà, ha messo in piedi un Governo di 102 membri, battendo ogni record precedente e superando di cinque il Governo dell’anomalo. Con l’ulteriore differenza che in quest’ultimo i non eletti messi nel Governo – che hanno quindi stipendio pieno mentre gli eletti hanno solo una aggiunta al loro “normale” stipendio di parlamentari – erano sette, oggi sono sessantasei.

Il 18 giugno si vota in Spagna per l’autonomia della Catalogna, proposta dal Governo attuale e appoggiata anche dai nostri sinistri perché – come letto sul Manifesto – è caldeggiata da un Governo di sinistra. In Italia la cosiddetta devolution fa ridere rispetto all’autonomia catalana, ma è stata proposta dalla destra e quindi bisogna essere contro. Naturalmente so bene che si trovano altre scuse ideologiche (mascherate da considerazioni culturali, storiche, ecc.) per prendere queste posizioni incoerenti, ma siamo alle bugie e perversioni della verità di cui è maestro il ceto politico e intellettuale di sinistra. Io certamente non voterò la devolution; e, se fossi in Spagna, non so francamente come mi comporterei. Ma non è questo il problema. E’ che non si fa nessuna strada con questa aberrante faziosità della nostra sinistra e con l’analfabetismo politico dei suoi elettori, solo concentrati nell’odio ad un uomo; si sta semplicemente aprendo la strada a nuove drammatiche vicende storiche. La misura delle menzogne e malversazioni sarà colma in pochi anni (non credo si dovranno contare i decenni).

Per la sinistra corrotta e per i finti “comunisti”, l’importante è che non torni Berlusconi, perché “ci faceva vergognare all’estero” con le sue dichiarazioni ridicole poi ritrattate. E di quelle di Prodi a Die Zeit – anch’esse debitamente smentite – i nostri “comunisti” non si vergognano? E non si vergognano di avere un Premier che faceva sedute spiritiche e sostiene di aver avuto dallo spirito di La Pira l’indicazione del covo ove Moro era tenuto prigioniero dalle BR? E vorrei proseguire il discorso. E’ ovvio che Prodi avesse contatti con l’autonomia bolognese e da questa avesse ricevuto alcune indicazioni; a meno che non le avesse avute direttamente da certi personaggi dei servizi segreti. Per di più, aveva avuto indicazione del “nascondiglio” in cui si trovava Moro, non della sua “bara”. Quando fu messo in piedi l’ormai evidente depistaggio e si andò a dragare il lago di Gradoli invece che recarsi in via Gradoli, chiunque avrebbe capito – e anche la non Aquila Prodi lo aveva certamente compreso – che si trattava di un tentativo di sviare le indagini, perché le acque dragate di un lago non potevano certo rappresentare un nascondiglio, bensì appunto una bara. Tuttavia, poteva l’ineffabile professore riconvocare lo spirito di La Pira e far correggere il tiro? Perfino il suo cervellino comprese che non era possibile; e allora tacque con quel che ne seguì. Voi questo come lo chiamate? Berlusconi è un ladro; e Prodi che cos’è secondo voi?

Lasciamo perdere. Tuttavia un chiaro consiglio. Quando i nodi verranno al pettine e si consumeranno avvenimenti poco piacevoli, a nessuno venga in testa di propormi – se sarò ancora di questo mondo – appelli antifascisti di emergenza e quant’altro. Non dico una goccia di sangue, ma non darò una stilla di sudore per Prodi, Rutelli, Veltroni, Fassino, D’Alema, Bertinotti, Diliberto, o i loro successori, sodali e consimili di quell’epoca che non credo lontanissima nel tempo. Che il Diavolo se li porti, chiunque sia il Diavolo. Quando ri-esisteranno – se esisteranno, se potranno ancora esistere – i successori di quei comunisti che misero i sinistri di fronte ai plotoni di esecuzione, ne riparleremo, sempre se avrò il (dubbio) dono di diventare molto vecchio. Fino ad allora, sinistri “disuniti”, “comunisti” (e “marxisti”) finiti in aceto, godetevi la festa, che non durerà nei secoli.