Il vero volto della sinistra (di G. Amodio)
Ancora una volta gli appartenenti alla "sinistra radicale" ( che ormai è tale solo per i mass media dominanti!) hanno messo in scena il tradizionale e consueto psicodramma collettivo: è da oltre un mese che le coscienze dei "compagni della base" si laceravano affrontando estenuanti dibattiti sul pacifismo, mentre i parlamentari rappresentanti del popolo (di sinistra, ovviamente!) più volte minacciavano il dissenso ed il voto negativo nei riguardi del disegno di legge governativo avente per oggetto il rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero. L’esito finale di tutto questo? La solita sceneggiata comunista all’italiana!
Al dunque, cioè in occasione del voto parlamentare (ad oggi quello della camera), i presunti pacifisti – quelli che preferiscono impugnare la bandiera color arcobaleno, piuttosto che quella rossa – hanno espresso parere favorevole al provvedimento governativo che stanzia ben 488 milioni di euro per la copertura finanziaria dell’operato internazionale dei militi italici. Che faccia tosta questi sinistri! In tal modo hanno addirittura negato le loro precedenti votazioni contrarie (ben 8, se non ricordiamo male!) a decreti con contenuto similare presentati dal centro destra. Due sole posizioni degne di nota: l’annunciata dimissione dal seggio di deputato del rifondarolo Paolo Cacciari, il quale, in questa maniera, non ha voluto coerentemente sporcarsi le mani e la coscienza (vedremo se manterrà la parola…) ed il rifiuto opposto da soli quattro critici dissidenti delle minoranze di Rifondazione Comunista, le quali, nonostante la decisione negativa sostenuta alla camera, molto probabilmente chineranno il capo ossequiosamente ai dettami della direzione del partito quando si perverrà al voto nel senato, soprattutto in seguito alle avvisaglie provenienti dal ministro degli esteri D’Alema e dal segreterio alla presidenza del consiglio Letta, tesi entrambi a minacciare una riconfigurazione della compagine governativa in ragione di una nuova maggioranza.
Veramente schifosi questi comunisti da palazzo d’estate! Si sono intensamente impegnati per la redazione e l’approvazione di una mozione da premettere al quid strategico-finanziario del disegno di legge, in altre parole il solito preambolo intriso di pie intenzioni: il governo italiano, in sede internazionale (ONU e NATO) farà presente agli alleati USA i propri rilievi critici circa la missione Enduring freedom, alla quale l’Italia, peraltro, non partecipa direttamente, dunque non ha e non avrà alcuna voce in capitolo. In verità, non sono riusciti nemmeno ad ottenere la presentazione di più decreti governativi in cui fossero differenziate le funzioni delle missioni militari che riguardano l’invio e/o il posizionamento di truppe in ben 18 nazioni diverse; eppure, questo non molto tempo fa rappresentava il minimo comune denominatore alla base dell’opposizione in tema di politica estera dell’Unione + Rifondazione nei confronti del centro destra: che coerenza quella dei comunisti nostrani!
Quindi, come detto, assopita ed accomodata la cattiva coscienza grazie ad una insulsa premessa-promessa sull’Afghanistan, si acconsente al provvedimento omnibus concernente le "missioni di pace" all’estero nel quale, in particolare, si prevede: 1) che proseguirà la missione nei dintorni di Kabul, pur non disponendo alcun aumento dei militari (anche se saranno inviate ben 10 unità della Guardia di Finanza, finora non presenti!, per l’addestramento di "personale locale") e non cambiando le regole di ingaggio e di collocazione territoriale (cioè gli italiani non si addentreranno nel sud afghano, dove i ribelli stanno riconquistando interi villaggi, combattendo aspramente con i militari USA); 2) il contingente italiano si ritirerà dall’esplosivo Iraq – stando al testo governativo – secondo i tempi "compatibili con le preoccupazioni di sicurezza per i soldati e per la popolazione irachena", (saranno questi i famosi e fumosi tempi tecnici adombrati dall’attuale presidente della camera durante la campagna elettorale? Non coincideranno mica con quelli stabiliti dal governo Berlusconi?) mentre, dall’altra parte, si stanziano, sempre per la zona irachena, 33,5 milioni di euro, molti di più dei 22,9 previsti precedentemente dal centro destra.
Non c’è alcun dubbio che siamo in presenza del classico capolavoro politico-istituzionale, ovvero una grossa presa in giro. Ma come possono i sinistri rivendicare ancora la loro "diversità" rispetto alle altre forze politiche? E’ ovvio che la nostra è una domanda retorica, in quanto ci era chiaro sin dai risultati del passato congresso di Rifondazione (gli altri, quelli del Pdci neppure li consideriamo!) che la pochezza e l’ambiguità delle posizioni in esso presenti – ed i relativi precari compromessi raggiunti tra la prima, la seconda e la quarta tesi – non nascondevano altro che la malafede dei politicanti che vi si riconoscevano. Lo spauracchio del demone Berlusconi era agitato per non far vedere ai militanti – ormai teoricamente inconsistenti e sempre più incapaci di leggere le reali dinamiche di potere – l’osceno patto di sindacato capitalistico italiano (ad esempio, vedi quello della RCS) retrostante il centro sinistra. Oggi, il pericolo di un ritorno del "cavaliere nero" (o del Ranger Yankee) sospinge i comunisti verso un realismo politico internazionale da loro sinora abbandonato in nome di una convinta adesione al pacifismo tout court. Ma come ci si può razionalmente confrontare con personaggi tipo Lidia Menapace o con l’infausto Bertinotti, i quali non hanno fatto altro che partecipare a convegni e marce della pace ed oggi invitano i "dissidenti" a non emarginarsi, pena l’impotenza politica, dal corso degli eventi storici?
Noi non siamo mai stati pacifisti, e dietro l’oscena sofferenza prodotta dalle guerre abbiamo voluto continuare a leggervi le dinamiche geo-politiche messe in atto dalle forze politiche ed economiche dominanti in determinati stati-nazione per divenire egemoni in certe macro-aree del globo. All’indignazione suscitata dalla constatazione della ferocia esercitata in guerra, il più delle volte perpretata nei confronti della inerme popolazione civile, ha sempre fatto seguito l’analisi politica delle mire delle forze in campo. Non abbiamo mai dimenticato la lezione di Lenin, che riteniamo imprenscindibile per la comprensione delle dinamiche capitalistiche e per l’abbozzo di una seria lotta anticapitalistica.
Peraltro, prendendo atto dei conflitti che attraversano il mondo e ricordando una realistica massima hobbesiana, pensiamo che sia giusto << cercare e conseguire la pace in quanto si ha la speranza di ottenerla; e, quando non si può ottenerla, cercare e usare tutti gli ausili e i vantaggi della guerra>> [T. Hobbes Il Leviatano]. Siamo consapevoli che quest’ultima citazione non è "culturalmente corretta", stando agli odierni paradigmi politologici in voga, ma non è forse un giusto criterio per orientarsi nella dura realtà che ci circonda? Forse che gli Hezbollah dovrebbero attendere i carri armati israeliani impugnando le bandierine della pace?
Probabilmente, gli insulsi ex pacifisti comunisti nostrani oggi supini ad una "ragionevole" responsabilità di governo risponderebbero di sì (a tal proposito, ai nostri occhi, sono giustificati soltanto i pacifisti che anche in occasione di questo governo perseverano nelle loro credenze e nei loro comportamenti, astenendosi da ogni logica di potere con il marchio di centro sinistra: la coerenza valoriale, per quanto estranea al nostro modo di intendere, non possiamo che rispettarla!).
Un’ultima annotazione, dato che si è accennato all’esercizio della violenza: ben 18 dei 29 compagni sotto processo per i fatti di Milano dell’11 marzo scorso (cioè la manifestazione, sfociata in duri scontri, indetta per opporsi allo svolgimento di un corteo di aderenti ad una formazione fascista) sono stati condannati in primo grado dalla magistratura ad una pena di 4 anni per aver devastato la città e distrutto beni di proprietà privata. Gli manifestiamo la nosta solidarietà, considerando peraltro che alcuni di essi sono rimasti ininterrottamente dall’epoca dei fatti fino ad oggi in carcere, come fossero dei pericolosi ed incalliti criminali; altresì, abbiamo compreso la loro reazione violenta nei confronti degli stessi luridi vermi che attaccando le sedi dell’antagonismo sociale milanese le hanno bruciate, ferendo dei compagni ed in un caso, al di fuori di un locale, addirittura ammazzandone uno, Dax!
Nei loro confronti un solo appello: qualche decennio fa si era compreso, seppur vagamente, che i fascisti, per quanto pericolosi e da contrastare efficacemente, erano da considerare alla stregua di un epifenomeno all’interno del campo in cui esercitare il conflitto; che ben altra cosa e di ben altro calibro erano invece quelli di "via Solferino" ed i loro sodali. Bene, che si ritorni ad una consapevolezza del genere, e che si sappia concretamente confliggere e definitivamente distanziarsi da coloro che oggi parlano a sproposito della funzione progressiva della "grande borghesia" e del ruolo della non violenza.
Chissà, una bella manifestazione ci vorrebbe dopo lunedì, quando al senato i parlamentari seguaci della non violenza con la spilletta rossa si inchineranno e voteranno, con buona pace dei visionari dell’arcobaleno, magari "costretti" dalla provvidenziale pressione della fiducia richiesta dal governo, compatti ed uniti con il resto del centro sinistra per il mantenimento delle truppe italiane all’estero…