NATALE IN CASA PRODI

 

Volendo fare un bilancio di questi primi mesi di Governo Prodi non possiamo non prendere atto del fatto che il centro-sinistra è stato l’espressione degli interessi più nequiziosi di una oligarchia politico-professionale (ex Pci-Dc) orientata a spremere come un limone il Sistema-Italia, a vantaggio dei propri interressi e di quelli di un’altra oligarchia dominante, quella della GF (Grande Finanza) e della GID (Grande Impresa Decotta), entrambe responsabili dell’arretramento generalizzato del nostro paese, sia in termini culturali che economici.

Questo arretramento globale, che sarebbe più appropriato chiamare saccheggio su committenza, si è infine sostanziato in una finanziaria dal carattere “preventivo”, finalizzata a depauperare le risorse del paese nel breve periodo, in quanto esiste la consapevolezza, nel ceto politico di centro-sinistra, che nel lungo periodo la situazione non potrà che peggiorare. Allora i felloni si sono portati avanti col lavoro. Quale necessità c’era, altrimenti, di estorcere al popolo italiano 38 mld di euro, laddove da più parti era stato attestato che per rientrare nei parametri europei di sostenibilità economica bastavano appena 15 mld di euro? Questi dati non ce li stiamo inventando, sono stati gli stessi Padoa-Schioppa e Visco ad annunciare, a più riprese, che il maggior gettito fiscale incamerato nel 2006 oscillava tra i 27 mld di euro e i 38 mld. Si guardi bene alla forbice, un oscillazione di 8 mld che dimostra quanto questi cialtroni giochino con i numeri, sostenuti nei loro calcoli alchemici dagli istituti di rilevazione statistica i quali praticano la mistificazione sistematica per accontentare i propri committenti. In futuro dovremo prendere tutti i dati fornitici cum grano salis, l’indagine statistica è ampiamente pilotata a favore d’ interessi che mutano al mutare delle stagioni politiche.

L’aumento del gettito fiscale del quale parliamo viene, in massima parte, dal gettito Irpef e dalle contribuzioni di lavoratori autonomi e dipendenti, nonché dall’incremento dell’IVA (la più alta d’Europa) che ha reso disponibile una bella somma, oggi celata dal governo in maniera “preventiva”. Le ragioni le possiamo intuire, vedi la crescita zero che si riscontrerà l’anno prossimo, ma nonostante ciò il governo potrà  enumerare, all’occorrenza, buoni risultati laddove la situazione sarà fortemente peggiorata. Altro che finanza creativa alla Tremonti! Qui siamo in presenza della finanza preventiva alla Prodi, grazie al lavoro di politicanti di professione ed ai loro veri manovratori  (GF e GID) che arraffano avidamente da un serbatoio ormai ben sotto la soglia di riserva. Tutte queste manovre mistificatorie e di occultamento sono state spiegate dai membri del governo come doverose operazioni prudenziali, poiché non essendo le maggiori entrate fiscali di carattere strutturale, quanto piuttosto congiunturali e limitatamente replicabili, si rende opportuno colmare i “granai” in vista delle “vacche magre”. Solo che la “riserva per l’inverno” assomiglia sempre più ad un accumulo di libagioni destinate agli dei della GF e GID di cui sopra.

Del resto, tutto questo affaccendarsi con la “lima” (una lima da 38 mld di euro), in un clima artefatto di costante pericolo rispetto ad un fantomatico ritorno al medioevo (quello del cavaliere nero di Arcore), non è nulla in confronto  all’attacco decisivo che sarà sferrato contro i due grandi “mali” che affliggono la spesa pubblica, cioè le pensioni e la sanità. Siccome l’italiano medio di sinistra è abbastanza sciocco da farsi abbindolare da queste trame identitarie, crederà ciecamente alla fandonia per cui i barbari sono alle porte della città, proprio come dice una poesia di Costantino Kavafis. I barbari in realtà non arriveranno mai, eppure la sola possibilità della loro entrata in città permetterà ai governanti di rendere l’emergenza uno stato di “normalità”.

E di segnali di pericolo (artificiosi) ce ne sono a iosa.

Le grandi agenzie di rating americane ci hanno retrocesso per una presunta fiacchezza nel taglio della spesa pubblica (CVD), l’Europa ci ha guardato con sospetto per lo stesso motivo (salvo congratularsi coi tecnici del governo per la scientificità contabile con la quale hanno approntato la finanziaria, CVD) e la maggioranza di centro-sinistra, con il suo allarmismo sui conti pubblici, non fa altro che preparare il terreno in vista della “soluzione finale” sulla spesa dello Stato(CVD). Nessuno ritiene che certe riforme non siano necessarie almeno laddove mutano alcune condizioni strutturali. Ad esempio se aumenta l’aspettativa di vita o se il rapporto tra numero di lavoratori in attività e beneficiari delle prestazioni pensionistiche viene a squilibrarsi, il sistema non può che perdere di sostenibilità ed è ovvio che qualche precauzione deve essere presa. Tuttavia, ogni provvedimento adottato deriva da una intenzione preconcetta  che influenza le azioni successive e le direziona in un senso piuttosto che in un altro. Data la natura capitalistica di questa sinistra non possiamo che aspettarci una fedeltà pressoché cieca ai dettami della “triste scienza” perorata dai funzionari del capitale. Solo che questi funzionari sono di diversa specie, quelli americani predicano il verbo nuetro delle leggi economiche immutabili fuori dai propri confini e praticano la potenza quando sono in ballo i loro interessi. I nostri invece, per idiozia o per pusillanimità (o per entrambe), sono convinti che solo l’economia pura di mercato può salvarci. Per questo motivo si va nella direzione dei tagli alla spesa pubblica, o peggio ancora del vivacchiamento nelle nicchie di mercato che non danno fastidio agli Usa (ideologia del “piccolo è bello” o del “medio è bello” e bla bla bla!)

Allora, invece di sforbiciare a “ritta e a manca”, in ossequio alle leggi del liberismo ideologico, perché non si avviano politiche serie di rilancio del sistema industriale (che non sono gli aiuti di stato ad imprese come la FIAT che succhiano solo energie al nostro paese) a partire dai settori a più elevato impatto tecnologico? In Italia ci sono poche imprese capaci di “aggredire” (per usare una terminologia economicistica) il mercato e queste, a prescindere dalla loro natura giuridica, pubblica o privata che sia, devono essere sostenute (e non assistite) solo quando i loro programmi sono orientati alle innovazioni di prodotto, come unica possibilità di crescita e di ricchezza del sistema economico nel suo complesso. Solo se la “torta” cresce è possibile spartirsi fette più grandi. E’ chiaro che i rapporti relativi di ricchezza resteranno a tutto vantaggio dei dominanti, questa è la regola nel modo di produzione capitalistico, ma i dominati potranno rivendicare una parte crescente della ricchezza prodotta. Se la torta si restringe, comunque, a noi resteranno sempre e soltanto le briciole.

Per oggi è tutto, auguri di buon anno.