DEMOCRAZIA E SCUOLA di Lucio Garofalo

Da oltre un decennio la Scuola Pubblica, in modo particolare l’agibilità democratico-sindacale e gli spazi di libertà e legalità presenti al suo interno, stanno subendo colpi durissimi, inferti dai governi sia di centro-sinistra che di centro-destra, senza soluzione di continuità.

Con l’istituzione della cosiddetta "autonomia scolastica" e poi con l’applicazione della legge n. 53/2003 (meglio nota come "riforma Moratti"; ma ora attendiamo gli sviluppi concreti dei piani e delle intenzioni del Ministro Fioroni, che per il momento si è segnalato soprattutto come autore di una maxi-circolare composta da ben 17 pagine, dedicate ai "Procedimenti e sanzioni disciplinari nel comparto scuola", come se i "fannulloni" e lo "scarso rendimento" degli insegnanti fossero davvero la principale causa di tutti i mali che affliggono la scuola pubblica italiana!), è stata sancita ed eretta una struttura oligarchica e verticistica contrassegnata in modo autoritario. Di fatto si è instaurata una profonda divisione di ruoli gerarchici nel quadro dei rapporti umani e professionali esistenti tra le varie categorie dei lavoratori della scuola, docenti e non docenti, docenti e docenti, ecc.

In particolare, all’interno del corpo docente si è determinata una netta disparità di redditi e funzioni, non sempre rispondenti a meriti reali, a qualifiche professionali o a specifiche competenze tecniche di valore, attivando un processo di aberrante mercificazione della funzione didattico-educativa e di crescente, maldestra e volgare aziendalizzazione della Scuola Pubblica, degli ordinamenti e delle relazioni sociali al suo interno, strutturate sempre più in termini di comando e subordinazione, logorando e pregiudicando sempre più la democrazia collegiale, ormai inesistente.

Di fatto, i Collegi dei docenti non sono più la sede in cui si affrontavano e si dibattevano esclusivamente tematiche e argomenti di ordine psico-pedagogico e didattico-educativo, per cui gli insegnanti, specie quelli più curiosi, aperti e motivati, culturalmente preparati e coscienti, avevano modo di confrontarsi e di crescere intellettualmente e professionalmente, bensì sono stati ridotti a centri di mero avallo (attraverso modalità e procedure assolutamente acritiche ed esautoranti, che negano e umiliano la dignità e la sovranità dei Collegi) e di ratifica puramente formale delle decisioni assunte dai Dirigenti scolastici e dai loro supporters, lacchè e collaboratori vari. In pratica i Collegi dei docenti (o, volendo ricorrere a una formula dissacrante ma efficace, intrisa di un amaro e osceno sarcasmo, i "Collegi degli indecenti") sono divenuti il luogo più alienante, mortificante e passivizzante, in cui al massimo si discute di questioni di natura prettamente economico-finanziaria, ma senza la necessaria e dovuta trasparenza informativa, ovvero senza fornire tutte le informazioni e i dati riferiti al budget effettivo di spesa delle scuole. Insomma, i Collegi dei docenti avallano ed approvano senza nemmeno conoscere fino in fondo l’oggetto reale che viene sottoposto all’attenzione degli organi collegiali, vale a dire somme, fondi e finanziamenti spesso cospicui che vanno a beneficiare e sovvenzionare un’esigua minoranza di colleghi, che coincide sempre con la ristretta cerchia oligarchica del cosiddetto "staff dirigenziale", tanto per adoperare un termine del nuovo gergo aziendalista, oggi tanto in voga. 

Negli ultimi anni è stato possibile sperimentare come l’avvento della "autonomia scolastica" e l’attuazione della succitata "riforma Moratti", non hanno sortito  esiti apprezzabili in termini di apertura della scuola verso le reali esigenze del territorio.

La mera formulazione giuridica dell’ "autonomia" non ha stimolato le singole scuole ad esercitare un ruolo incisivo e trainante, di intervento critico-costruttivo e di promozione culturale rispetto al contesto socio-economico e politico di appartenenza.

In tanti casi, le istituzioni scolastiche ribattezzate come "autonome", hanno assunto una posizione subalterna verso i centri di potere presenti nelle varie realtà locali, e mi riferisco anzitutto alle Pubbliche Amministrazioni, assolutamente incapaci o restie a supportare finanziariamente un arricchimento della qualità dell’offerta formativa delle scuole.

A tutto ciò si aggiunga un progressivo imbarbarimento dei rapporti interpersonali, sindacali e politici tra i lavoratori della scuola, in quanto questa è diventata il teatrino di sempre più estese e laceranti conflittualità. Questi fenomeni di disgregazione sono una conseguenza prodotta proprio dalla tanto osannata "autonomia", nella misura in cui tale provvedimento normativo non ha generato un assetto organizzativo stabile, equo, efficiente, ma in moltissimi casi ha suscitato solo confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, sia sindacali che democratici, favorendo comportamenti furbeschi, autoritari ed arroganti, ed esasperando uno spirito di competizione per fini venali e carrieristici.

In tali vicende sono innegabili le responsabilità storico-politiche dei precedenti governi di centro-sinistra, che hanno intrapreso un’azione demolitrice della Scuola Pubblica e della democrazia partecipativa al suo interno, per cui il governo Berlusconi ha avuto gioco facile nell’infliggere il colpo letale alla Scuola Pubblica e al diritto costituzionale all’istruzione, in virtù della pseudo-riforma legata al nome della Moratti.

In tal modo lo stato di palese disorientamento e di sfascio, già diffuso ed avvertito nella realtà di tante scuole, è aumentato. Il clima di caos, di assenza di regole, di crisi delle norme democratiche e sindacali, è destinato a crescere, aggravando le contraddizioni interne al mondo della scuola.