ESTEROFILI PER CONVENIENZA di G. La Grassa

L’articolo del Daily Telegraph, che si è deciso di riportare, è stato tradotto e messo nel sito (effedieffe) da Maurizio Blondet. A dir la verità, si tratta di un luogo sicuramente molto più frequentato del nostro blog. Eppure crediamo utile riproporlo perché forse una buona parte dei nostri visitatori è diversa da quella del sito in questione. Inoltre, ci sembra che una notizia come questa, di cui non abbiamo alcuna responsabilità diretta (né dunque alcun merito), sia comunque da conoscere per alcuni fondamentali motivi. Diciamo subito che in gran parte già conoscevamo ciò che viene riportato nell’articolo del Daily (e ne era stato scritto sul blog dal redattore) ["Stappa il Prodi(no) che l’acquisizione si fa!" NDR]. Ovviamente, non entriamo nel merito della questione e non ci interessa prendere una posizione innocentista o colpevolista nei confronti del nostro attuale Premier. Se ha delle responsabilità, lo appureranno in altra sede (pur se sembra abbastanza difficile, in certi casi, far emergere la verità; si veda quel che è accaduto alla Geremia).

In ogni caso, immaginiamo pure che Prodi sia puro e immacolato come quando gli si materializzò lo spirito di La Pira (mi sembra fosse lui), per rivelargli il nascondiglio in cui le BR tenevano prigioniero Moro. Non è questa sua purezza che ci interessa. Semplicemente, crediamo sia vergognoso che la stampa italiana, così prodiga e immediata nel dare notizie di inchieste e quant’altro su Berlusconi, sia al contrario così avara di interesse per questa faccenda quanto meno un po’ intricata e oscura. Sembra proprio che stampa “libera” e “giustizia” (in realtà, le Procure rappresentano la parte dell’accusa, non la giustizia che si pretende “super partes”) usino costantemente “due pesi e due misure”. E questo, se lo si aggiunge allo schifo montante generato (per fortuna) dal nostro sistema politico, dà la netta sensazione di vivere in un paese in mano ad alcune cosche di potere, un po’ come Napoli e dintorni. Meno male che si ha pure l’impressione che tali cosche, malgrado numerosi compromessi già fatti, non abbiano ancora raggiunto un pieno accordo per spartirsi il potere (forse la torta comincia ad essere un po’ piccola per soddisfare tutti).

L’altra questione assai irritante è l’atteggiamento di chi ancora insiste nel credere che il centrosinistra – un centrosinistra che non sa, dopo anni, trovare un sostituto a Prodi, un burocrate senza partito alle spalle e dietro il quale si trincera chi non ha il coraggio di presentarsi in prima persona – sia migliore, o almeno “il meno peggio”, rispetto all’altro schieramento. E passi se si trattasse solo dell’opposizione a certi valori della destra, che sono gli stessi dell’Udeur o, per altri versi, dei radicali e dei “laici” dell’Italia dei valori o della Rosa nel pugno; no, il vero problema della destra è che è guidata da Berlusconi, il male assoluto, la vergogna del nostro paese, ecc. Quando la stampa angloamericana sparlava del “cavaliere nero”, era tutto un piagnisteo “di sinistra” per la figura che facevamo all’estero. E adesso che il Daily pubblica un servizio del genere, ve ne fregate sinistri del c….? Magari ve la prendete con questi maledetti stranieri che pretendono di farci la morale? E’ evidente che, quando qualcuno dice di voi che siete coglioni, in fondo non sbaglia, almeno per la maggior parte di voi; poiché la maggior parte continua ancora a votare uno schieramento che si tiene come leader un personaggio privo di alcun titolo preferenziale rispetto a Berlusconi; non almeno per chi è dotato di cervello e “buon gusto”.

Chi vuol capire capirà di quali ambienti è espressione l’attuale Premier e lo schieramento al governo: ambienti economico-finanziari parassitari, che stanno mangiando il paese, e per di più legati alla grande finanza americana, come l’articolo del giornale inglese mette in giusta luce. Altro che opposizione alla politica estera degli USA. Si cerchi di ragionare appena un po’ e vi si rivelerà l’inganno (non a caso il ministro degli esteri fu nel 1999 il “martellatore” della Jugoslavia al servizio di Clinton). Comunque, non sovrapponiamoci all’articolo del Daily; lasciamolo gustare a chi non l’ha ancora letto altrove.

ITALIANS CLAIM COUNTRY RUN by GOLDMAN SACHS
By Ambrose Evans-Pritchard (trad. di M. Blondet, fonte: www.effedieffe.com)

«Gli italiani brontolano che è la Goldman Sachs a gestire il loro Paese, come i gesuiti governavano durante la Controriforma (sic).
Il premier Romano Prodi è un ex Goldman Sachs, così come il presidente della Banca Centrale Mario Draghi e il vice-capo del Tesoro Massimo Tononi.
Il prezzo di avere tanti amici a corte è che la celebre banca, inevitabilmente, viene implicata negli scandali finanziari che così spesso turbinano attorno alla classe politica italiana.
Dal mese scorso, Goldman Sachs è trascinata in un’inchiesta per corruzione, che si allarga sempre più, riguardante la fusione Siemens-Italtel e risalente alla metà degli anni ’90.
L’indagine è arrivata a lambire in modo imbarazzante Mister Prodi, che è stato nel libro-paga Goldman Sachs dal 1990 al 1993, e poi di nuovo nel 1997 dopo la sua prima prova come primo ministro.
L’inchiesta è solo una delle varie indagini in corso in tutta Europa a proposito di una rete di conti neri, del valore di 400 milioni di euro, usati da Siemens per ungere le ruote.
Gli inquirenti di Bolzano sostengono di aver scoperto un pagamento di Siemens di 10 milioni di marchi tedeschi ad un conto Goldman Sachs a Francoforte nel luglio 1997.
Da qui, il denaro è rimbalzato più volte nel mondo, spedito da Londra e Tokio prima di tornare in Germania in forma di yen, secondo il giornale finanziario Il Sole.
Un funzionario di Goldman Sachs, interrogato all’inizio del mese, ha detto che il pagamento di 10 milioni di marchi è stato fatto per una «terza parte sconosciuta».
La Guardia di Finanza ha perquisito la sede di Milano di Goldman Sachs a febbraio, dove ha sequestrato, fra altre carte,  un dossier intitolato «M Tononi/memo-Prodi 02.doc»; ha anche messo le mani su una lettera spedita alla Siemens dall’ufficio francofortese di Goldman Sachs nel 1993, che esponeva un buon affare a riguardo di Italtel.

A quel tempo, Italtel veniva privatizzata dalla «holding company» italiana di Stato, IRI, che Prodi aveva guidato negli anni ’80 e che sarebbe tornato a guidare ancora prima di diventare premier nel 1994.
La lettera diceva: la «conoscenza dell’IRI e del suo management» da parte della Goldman Sachs  «può essere di estrema importanza in una trattativa. Da marzo 1990 il nostro primo consulente in Italia è il professor Romano Prodi».
Si riferisce che Goldman Sachs si è poi assicurata il lavoro come consulente nella fusione Siemens-Italtel.
La banca ha rifiutato di commentare, sostenendo la confidenzialità della cosa.
«Rigettiamo ogni sospetto di improprietà delle nostre azioni e stiamo cooperando pienamente all’inchiesta con le autorità», dichiara.
La procura di Bolzano dichiara che Prodi non è nel mirino dell’inchiesta, anche se sta esaminando i compensi da lui ricevuti da Goldman Sachs.
Mister Prodi ha ricevuto 1,4 milioni di sterline tra il 1990 e il 1993 attraverso una società di Bologna chiamata «Analisi e Studi Economici», di cui è titolare insieme a sua moglie.
La segretaria della ditta ha poi detto al Daily Telegraph che molto di quel denaro veniva da Goldman Sachs.
Mister Prodi è perseguitato da accuse di aver svenduto patrimoni dello Stato ad amici e alleati politici.
L’affare più discusso è stato la vendita del gruppo alimentare Cirio-Bertolli-De Rica nell’ottobre 1993 alla Fi.Svi, una ditta-guscio.
Che immediatamente vendette il gruppo per 310 miliardi di lire (100 milioni di sterline) a Unilever, di cui Mister Prodi era stato consulente pagato fino a poche settimane prima.
Il Credito Italiano aveva valutato il gruppo tra i 600 e i 900 miliardi di lire.
Goldman Sachs era profondamente implicata in questa transazione.
Un memorandum dell’ufficio di Londra della banca, inviato alla Unilever a Milano in data 24 agosto 1993 e stampigliato «strictly confidential», discute l’affare in lungo e in largo e suggerisce il coinvolgimento di Mister Prodi, cosa che quest’ultimo ha sempre negato.
«La Fi.Svi chiamerà Prodi per avere il suo pieno appoggio nella discussione con Unilever», vi si legge.
Una procuratrice di Roma, Giuseppa Geremia, ne trasse la conclusione, nel novembre 1996, che c’erano indizi sufficienti per incriminare Mister Prodi per conflitto d’interesse.

Ma a quel tempo lui era già primo ministro; l’iniziativa della magistrata suscitò una tempesta.
La signora Geremia ha detto al Telegraph che il suo ufficio fu «visitato» da ignoti.
Il caso fu chiuso nel giro di settimane dai suoi superiori, e lei fu esiliata in Sardegna.
Accuse di malversazione contro figure pubbliche devono essere prese con le molle in Italia, dove le lotte politiche vengono spesso decise per via giudiziaria penale.
«Goldman Sachs è trascinata in questa cosa da politici di destra che mirano a Prodi. E’ un processo fatto sui giornali», dice un osservatore.

 

VERSIONE IN L.O.(fonte Daily Telegraph)

ITALIANS CLAIM COUNTRY RUN by GOLDMAN SACHS
By Ambrose Evans-Pritchard

Goldman Sachs men: Massimo Tononi, Mario
Draghi and Romano Prodi

Italians grumble that Goldman Sachs runs their country, much as the Jesuits ran countries during the Counter-Reformation.

Premier Romano Prodi is an ex-Goldman Sachs man, as is central bank president Mario Draghi and the deputy treasury chief Massimo Tononi.

The price paid for having so many friends at court is that the elite bank inevitably becomes entangled in the financial scandals that so often swirl around the Italian political class.

For the past month, Goldman Sachs has been dragged into a widening corruption probe into the Siemens-Italtel merger dating back to the mid-1990s.

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The inquiry has moved uncomfortably close to Mr Prodi, who was on the Goldman Sachs payroll from 1990 to 1993 and again in 1997 after his first stint as prime minister.

Politicians from the Forza Italia party have jumped on suggestions that Goldman Sachs may be involved, making damning allegations in the Chamber of Deputies under parliamentary immunity.

The inquiry is just one of several probes across Europe into a €400m (£273m) network of black accounts used by Siemens to grease deals.

Prosecutors in Bolzano, Northern Italy, claim to have unearthed a Siemens payment of DM10m (£3.2m) to a Goldman Sachs account in Frankfurt in July 1997. From there it ricocheted around the world, going to London and Tokyo before returning to Germany in yen – according to Italy’s financial newspaper Il Sole.

A Goldman Sachs employee summoned for questioning earlier this month said the DM10m payment had been made for an unknown third party.

Italian Treasury Police raided the Milan office of Goldman Sachs in February, where they removed a file called "MTononi/memo-Prodi 02.doc", among other papers.

They have also obtained a letter to Siemens from the Frankfurt office of Goldman Sachs in 1993 pitching for business on the Italtel deal.

At the time, Italtel was being privatised by the Italian state holding company IRI, which Mr Prodi had run in the 1980s and would soon run again before becoming prime minister in 1994.

The letter said Goldman Sachs’s "knowledge of IRI and its management could be extremely important in a negotiation. Since March 1990 our senior adviser in Italy has been Professor Romano Prodi".

It is reported that Goldman Sachs later secured the work as an adviser on the Siemens-Italtel merger. The bank refused to comment, deeming the matter confidential.

"We refute any suggestion that our actions are improper and we are co-operating fully with the authorities in the investigation," said the bank.

Bolzano prosecutors said Mr Prodi is not a target of their probe although they are examining his fees from Goldman Sachs. Mr Prodi received £1.4m between 1990 and 1993 through a Bologna consulting company named Analisi e Studi Economici, jointly owned with his wife. The company secretary later told The Daily Telegraph that much of the money came from Goldman Sachs.

Mr Prodi has been dogged by allegations that he sold off state properties cheaply to friends and political allies.

The most controversial was the sale of the Cirio-Bertolli-De Rica food group in October 1993 to Fi.Svi, a shell-company, that sold it on immediately for 310bn lira (£100m) to Unilever, where Mr Prodi had been a paid consultant until weeks earlier. Credito Italiano had valued the stake at 600bn-900bn lira.

Goldman Sachs was deeply involved in this transaction. A memo from the bank’s London office sent to Unilever in Milan, dated August 24, 1993 and marked "strictly confidential", discusses the deal in depth and suggests that Mr Prodi might have been involved – a claim that he has always denied. "Fi.Svi is going to call Prodi in order to have full support in this discussion with Unilever," it said.

A Rome prosecutor, Giuseppa Geremia, concluded in November 1996 that there was enough evidence to press charges against Mr Prodi for conflict of interest, but by then he was prime minister. She set off a firestorm.

Ms Geremia later told The Daily Telegraph that intruders broke into her offices. The case was shut down within weeks by superiors. She was exiled to Sardinia.

Allegations of wrongdoing by public figures come with a big health warning in Italy, where political scores are often settled through criminal probes. "Goldman Sachs is being dragged into this by the Right-wing politicians to get at Prodi. It is trial by newspapers," said one observer.

IL SINDACO FILOSOFO 2 di G. La Grassa

Per quanto riguarda l’intervista a Cacciari, il Gazzettino di oggi riporta alcune affermazioni dell’impareggiabile Sindaco di Venezia. Questi avrebbe sostenuto che è necessario fondare un Partito democratico, ma del nord, ben separato dagli ambienti del centro, cioè romani. Inoltre, sembra abbia detto che si deve essere assai spregiudicati e dialogare con la Lega. Il cinismo è a volte sintomo di intelligenza, non però quando si fa piccolo cabotaggio per intorbidare le acque e cercare il proprio misero tornaconto da politicante. Povero sindaco "filosofo". Come filosofo, lo lascio giudicare a chi ha voglia di leggere i suoi pastrocchi (io mi sono fermato già alcuni anni or sono). Come sindaco e politico, mi sembra ormai "andato in ….mona". Una malinconica fine per un Cac-ciari, pupillo degli "operaisti" della prima ora.