ABBIAMO ANCHE NOI UN VITALIAZIO DA OFFRIRVI: 10, 100, 1000 CALCI NEL…(di A. Berlendis)
‘Italia oggi’ in un articolo dal titolo perentorio ‘Tagliatori dal portafoglio gonfio’(autori : Di Santo-Gioventù-Sansonetti 19-07-2007) procede materialisticamente a fornire un elemento indicativo circa la posizione sociale di coloro che hanno promosso la ‘riforma pensionistica’ : il reddito.
Recita l’articolo “tra chi sale e scende scaloni e scalini , il manipolo delle istituzioni, ha una vecchiaia dorata garantita.
Il reddito annuo del presidente del Consiglio, Romano Prodi, per esempio viaggia intorno a quota 300 mila euro,somma garantita dai 199 mila euro garantiti tra stipendio politico e vitalizio e gli 89 mila euro e passa di gettito da altre pensioni. Più che sufficienti per qualche regalo ai nipotini.”
Continua segnalando che “Il ministro dell’economia, Tommaso Padoa Schioppa, può vantare un gruzzolo annuale di 500 mila euro, tra stipendio. E forte del tesoretto personale, al tavolo della trattativa per le pensioni il responsabile del dicastero di via XX settembre si siede e si alza col pugno di ferro.”
Altro protagonista governativo “che lancia appelli, trama, lavora, cuce e ricuce è sicuramente il ministro del lavoro. Lo deve fare per competenza. Ebbene, Cesare Damiano, ai 183.370,70 euro, anche qui vale l’addizione stipendio-vitalizio, aggiunge 64 mila euro da altre fonti pensionistiche per una considerevole cifra di poco più di 200 mila euro l’anno.”
Si prosegue col “viceministro dell’economia, Roberto Pinza, che vanta uno stipendio mensile di poco più di 16 mila euro a cui può aggiungere un vitalizio di 9387 euro. Quest’ultimo ottenuto in conseguenza di 25 anni anzianità contributiva.”
Sottolinea inoltre la situazione dell’esponente di Rifondazione Comunista “sottosegretario allo sviluppo economico, Alfonso Gianni, che gode di un bonus previdenziale di 6590 euro (avendo un minor numero di anni di contribuzione, a cui aggiunge il suo stipendio politico di 15.914 euro.”
Fulgidi esempi di rigorosa applicazione del rigore ai redditi … altrui: ma si sa… questi sono i oggi duri ‘costi della politica’ per i dominati !
Ma una domanda si staglia sul fondo: il ‘grande stratega della sinistra radicale’ dove aveva installato il suo quartier generale per seguire la trattativa ? Lo ha rivelato il quotidiano ‘Il tempo’: “Ma chi si aspettava che, proprio nella notte rovente in cui i sindacati trattavano con il governo sulla riforma delle pensioni Fausto Bertinotti se la spassasse nella splendida villa di Maria Angiolillo a Trinità de’ Monti ?”
“È vero che era in buona compagnia. Infatti c’erano anche Fassino, la ministra Lanzillotta e gli ex ministri Matteoli e Prestigiacomo.” (21 luglio 2007 www.iltempo.it)
Gli accadimenti ce li rivela Dagospia ( Dagospia 20 Luglio 2007 ‘Mentre infuria la battaglia dello scalone, Bertinotti scende gli scalini e si attovaglia per la prima volta a capotavola di casa Maria Angiollova) : “Attovagliati al tavolo Stelle Marine, Fassy e Berty hanno messo a sandwich
Seguiamo l’evento con le parole dell’estensore del pezzo e del commento finale :
”Ed ecco il magic moment. Dopo aver ingoiato un menù-tabù, su suggerimento di Consolo, si è rotta una tradizione: il discorso finale è passato dall’ugola di Letta a quella di Bertinotti. Che, sotto un ulivo (“E’ l’Ulivo che ti protegge”, ha sottolineato Fassino, tra le risate) ha subito acquisito lo stile della casa: Infatti ha preso la parola sottolineando la signorilità della padrona di casa, che “non a caso ha origini lombarde”. Quindi, tra un Vespa che prendeva nota per il suo prossimo libro, ha celebrato la nuova Angiolillova: “E una donna che viene dal popolo che non ha mai dimenticato il popolo”.
Cose da matti, da non ci posso credere, ma è successo di peggio quando il Subcomandante ha aggiunto: “In questo salotto i contrari si trovano e si armonizzano”.
(Incredibile: ma nessuno ha chiamato
Chissà se ha dedicato qualche tartina o altra leccornia “alle opevaie ed agli opevai” come coerente seguito del discorso di insediamento alla presidenza della Camera.
CASHMERE E DOPPIOPETTO PER IL COMUNISTA PERFETTO (di A. Berlendis)
“Fausto Bertinotti tiri pure un sospiro di sollievo: può tornare a prendere i voli di linea. E rinunciare al privilegio di quegli aerei di Stato che, ne siamo certi, pesava come un macigno sulla sua coscienza di neo-comunista riluttante ad approfittare dello status di presidente della Camera come un qualsiasi satrapo levantino. La polemica è nota. Ed è emersa in almeno tre occasioni.
La prima quando il sub-comandante Fausto si fece accompagnare in Bretagna per una vacanza nella penisoletta di Quiberon.
La seconda quando chiese d’ esser portato in Grecia per una visita privata ai monaci del monte Athos.
La terza quando saltò fuori che aveva usato il volo di Stato anche per andare a Parigi alla festa per le future nozze di Clotilde d’ Urso, nipote del banchiere Mario, con Arthur de Kersauson de Pennendreff.”
Ma si chiede a questo punto colpito il giornalista “ Ma come: lui ? Lui solo tre anni fa diceva di essere ancora legato alle parole «classe operaia e padrone» e che le usava («non so vedere il mondo se non ho il padrone e la classe operaia») perché erano i suoi «occhiali» ? Che cantava la bellezza dei vecchi simboli perché «attraverso la falce e martello» vedeva «le facce dei metalmeccanici, dei centri sociali, dei ragazzi del Tasso»?
Alla richiesta di spiegazioni, prima “fece rispondere all’ Ufficio stampa della Camera, il quale con un comunicato spiegò che «l’ uso di velivoli di Stato da parte delle più alte cariche istituzionali per i propri spostamenti è regolato da una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri, emanata il 21 novembre dell’ anno 2000, e dalle successive integrazioni. Le modalità di viaggio in Italia e all’ estero, pertanto, non dipendono da un’ autonoma scelta del presidente della Camera dei deputati, ma dal rispetto delle indicazioni dettate dal governo».”
Poi “Un mese dopo, il 9 ottobre, tornò sul tema lui stesso rispondendo a Giuliano Ferrara, di cui era ospite a Otto e ½: «Sono norme della sicurezza che obbligano il presidente della Camera a spostarsi con tale veicolo indipendentemente da quali siano le ragioni per cui si muove».”
Ma incalza Stella “Una ricerca ufficiale negli archivi, condotta dopo una richiesta ufficiale del Corriere, ci ha permesso di avere una risposta ufficiale: non esiste alcuna legge che «obblighi» le alte cariche pubbliche a usare i voli di Stato. C’ è scritto solo che «hanno la facoltà» di usarli.”
“(Stella Gian Antonio 6 giugno, 2007 Corriere della Sera Bertinotti stia tranquillo. E’ libero di andare in treno senza usare gli «aerei blu» ”)
Forse calza allora a pennello il pungente ritratto dedicatogli con il titolo ‘Noblesse oblige’ :
“In meno di un anno, la metamorfosi di Fausto Bertinotti ha raggiunto la perfezione. Oggi, estate 2007, il suo imborghesimento è ormai totale e senza riserve. Come il piede della Vergine schiaccia la serpe del Maligno, così la sua nuova figura di alta autorità dello Stato ha stritolato il rivoluzionario che era in lui.
Tutto era già scritto. Come ognuno sa, Fausto fu inviato sulla Terra per rinfrescare dopo duemila anni il progetto divino di riscattare l’umanità. Ha trascorso il grosso della sua vita a cercare il modo. Ci ha provato da sindacalista della CGIL, da politico ultracomunista, tifando per Fidel Castro, avventurandosi nel Messico allo scopo di stilare un patto di sangue col Subacomandante Marcos. Ma sentiva, inconsciamente, che quello non era quello il suo mondo e lo ha nobilitato con la erre moscia, il cachemire dei suoi golfetti, la frequentazione die salotti, da quello di Sandra Verusio a quello di Maria Angiolillo.”
Durante questo percorso “Ha velato il suo imborghesimento, con gesti ribelli di pura facciata. Una cautela studiata per rendere la transizione meno traumatica agli occhi dell’opinione pubblica.” (‘Compagni al caviale’ Libero editore pg 100 e 102)
ll dubbio radicale che ci percorre è : trattasi di mutamento o solo di disvelamento ?