CONTRO LA BASE NATO DI VICENZA

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Tutti quanti noi del blog (e del sito) RIPENSAREMARX esprimiamo la nostra più viva solidarietà ai manifestanti che, oggi (17 febbraio), tenteranno d’impedire che si consumi l’ennesimo deturpamento ai danni della nostra nazione da parte del paese centrale e dominante (gli Usa) con la connivenza della “depravata” classe dirigente italiana. La costruzione della base di Dal Molin sarebbe solo un’altra spada conficcata nella sovranità e nell’indipendenza del nostro paese da parte statunitense. Pertanto, noi crediamo che un’azione dal basso sia necessaria per dire no a questi lestofanti e per contrastare l’azione dei predominanti americani (e dei subdominanti italiani a questi legati per la propria misera  sopravvivenza). La corrotta classe subdominante italiana (la quale non deve essere nemmeno più qualificata come classe dirigente, in quanto non dirige più un bel nulla) ha il cervello immerso in un liquido finanziario maleodorante di pura speculazione (sotto l’egida della finanza americana che dispone ciò che si può e ciò che non si può fare). La classe politica italiana è, a sua volta, preda degli appetiti della finanza parassitaria nostrana ed agisce in combutta con questa per drenare le misere risorse che il nostro sistema-paese riesce ancora a produrre. GF-ID-PS (Grande Finanza, Industria Decotta, Politica Servile) hanno sentenziato, sulla testa di milioni di italiani, che il nostro paese deve restare l’avamposto dei più beceri interessi guerrafondai della NATO, nonostante siano venute meno, da circa un quindicennio, le ragioni storiche di una presenza militare alleata sul nostro suolo (con la caduta dell’Impero Sovietico). Ma se la Nato non ha più alcuna funzione anti-Urss deve necessariamente avere un altro ruolo. Chi non crede alle fandonie sul pericolo Al Quaida o a quelle sull’asse del terrore coalizzatosi in funzione antioccidentale sa bene che gli scopi americani sono differenti (e molteplici), come l’inglobamento, sotto la propria sfera d’influenza, dell’Europa (in parte già avvenuto dopo lo sbriciolamento dell’asse franco-tedesco) e, a partire da questo, la possibilità di estendere la propria egemonia ad est (per meglio controllare la Russia) ma anche (soprattutto, direi) tutta quell’area a forte instabilità politica (ed economica) che va dall’Afghanistan (ecco le vere ragioni di una guerra che non è finalizzata al solo controllo delle materie prime), al Pakistan (ricordiamo che quest’ultimo paese confina con Iran, Cina e India). Nel progetto egemonico USA noi siamo soltanto una provincia “avanzata”, lo spazio di stanziamento per un’ennesima guarnigione a stelle e strisce dal quale sferrare attacchi contro altri popoli sovrani (da Vicenza partirà la nuova offensiva alleata contro la resistenza Afghana, come si può evincere dalle parole di G.W. Bush). In questo verminaio la sinistra gioca un ruolo fondamentale con la sua doppiezza e con le sue corvè nei confronti del governo USA. Dalle parole di Prodi della prima ora (il pavido quanto pilatesco Primo Ministro cercò di lavarsi le mani sull’affaire Dal Molin, difatti, dapprima sostenne che si trattava di una questione locale, poi invece finì per arroccarsi dietro l’asseverazione di patti stipulati dal precedente governo Berlusconi) a quelle ignominiose del ministro Parisi (il quale vorrebbe essere il più fedele dei cani da guardia lasciando le nostre truppe in Afghanistan fino al 2011) passando per le solite subdole e melliflue affermazioni di D’Alema (il leader Maximo arrivò a proporre di spostare la base in una vasta area vicino ad Aviano, come se il problema fosse logistico e non di affermazione/rivendicazione della sovranità nazionale) per arrivare al presidente della camera l’(in)Fausto Bertinotti che per la carica istituzionale ha rifuggito le “cariche” (speriamo di no) della polizia. Gli altri sedicenti radicali, quelli del Pdci di Diliberto, parteciperanno alla manifestazione ma con lo spirito di chi, nel 1999, autorizzò il bombardamento della Yugoslavia. All’epoca O. Diliberto era ministro della giustizia e per salvare il suo scranno (e il suo culo di comunista prezzolato) si rese complice di una delle guerre più criminali della storia d’Europa.

Tuttavia, ebbene chiarire alcuni punti ed allontanare alcune perniciose infezioni che s’insinuano sempre nelle giuste motivazioni di protesta e nelle scarne lotte di questi tempi. In tutto ciò la nonviolenza e il pacifismo non c’entrano assolutamente nulla, questi due elementi sono il cavallo di troia più volte utilizzato dalla sinistra benpensante (e, nella fattispecie, da quella che oggi si autodefinisce radicale) per depotenziare la spinta politica dei dominati ed impedire una seria analisi antiegemonica ed anticapitalistica capace di cogliere la dinamica conflittuale (e i relativi rapporti di forza) tra segmenti di classi dominanti all’interno (paesi) e all’esterno (guppi di paesi) della configurazione (formazione) mondiale capitalistica, ma anche la porosità (e i punti di debolezza) che tale movimento conflittuale interdominanti genera (e che può aprire la strada alle "ragioni" dei dominati). L’altro lato speculare delle torbide idee pacifiste è rappresentato  dall’affastellamento di teorie irrealistiche che blaterano di moltitudini desideranti o di conflittulità Capitale/Lavoro (analisi inadatta a comprendere la segmentazione orizzontale e la conseguente stratificazione verticale della formazione sociale prodotta dalla dinamica capitalistica) che non coglie la continua di frammentazione (e la differenziazione per livelli di reddito e di cultura) dei corpi sociali che il sistema mette continuamente in atto (altro che borghesi contro proletari!).

Da Vicenza deve perciò ripartire un’azione critica dei dominati che smascheri la doppiezza e la corruzione della nostra classe dirigente (da destra a sinistra, con una smaccata predilezione per i più farabutti tra questi, oggi tutti a sinistra). Solo se ci si convince che molti dei problemi dell’Italia sono causati proprio da questi servi zelanti quanto schiocchi, preoccupati esclusivamente della loro misera sopravvivenza da parassiti (ed incapaci di un pur qualsiasi scatto d’orgoglio per rilanciare il nostro sistema-paese e il suo ruolo nella formazione mondiale capitalistica), allora potremo pensare di dare una giusta direzionalità alle lotte. Dobbiamo liberarcene al più presto e con un’azione energica.

FUORI LA NATO DALL’ITALIA

FUORI L’ITALIA DALLA NATO

NO ALLA BASE DI DAL MOLIN