QUALE STRATEGIA DI POTENZA PER IL PAKISTAN (TERZA PARTE)

 

L’ISI: strumento della strategia di potenza

 

E’ attraverso l’ISI (i servizi segreti pakistani creati nel 1948) che il Pakistan esercita la sua politica di strumentalizzazione del mondo islamico e quindi del sostegno e del controllo dato ai vari gruppi jihadisti impegnati contro l’occupazione sovietica ma anche nella guerra del Cachemire. In Pakistan, l’ISI agisce come uno Stato nello Stato costituendo l’arma più performativa della politica estera pakistana. Le sue funzioni sono molteplici: raccogliere informazioni, mettere in atto il controspionaggio e svolgere operazioni di polizia interna sorvegliando la società e gli uomini politici. La sua influenza sulla strategia militare e politica del Pakistan è enorme e diverrà fortissima sotto il regime del Generale Zia, lui stesso venuto da tali ambienti.

L’ISI ha avuto un ruolo politico e militare nella guerra in Afghanistan: ne ha definito la strategia, ha partecipato alle operazioni di terra, ha trascinato gli uomini e controllato la ripartizione dei finanziamenti (quelli internazionali, soprattutto americani) tra i differenti gruppi jihadisti. Dal 1983 al 1991, si stima che 83.000 uomini hanno combattuto sotto il Gruppo dei Servizi Speciali dell’esercito che dipende direttamente dall’ISI.

L’ISI  è, altresì, intervenuto nel Cachemire attraverso gli aiuti militari e finanziari forniti a numerosi gruppi terroristi (in particolare, ai più radicali) nella lotta per l’annessione del Cachemire al Pakistan.

L’ISI ha ugualmente sostenuto i taliban (guidati dal mollah Omar) sin dal 1994 ed ha avuto un ruolo attivo nella presa di Kabul e dell’intero paese. Questo sostegno si arresta ufficialmente nel 2001, quando gli americani e i loro alleati invaderanno l’Afghanistan. Il Presidente pakistano ha dovuto rompere un’alleanza che durava da molti anni.

Questa strategia di strumentalizzazione e di sostegno ai gruppi islamici integralisti attraverso l’ISI s’inscrive pienamente nella strategia pakistana d’espansione indirizzata alla creazione di uno Stato panislamico in Asia Centrale in funzione antisovietica e antindiana.

 

Il Pakistan: una potenza nucleare

 

Il fattore militare resta, ancora oggi, uno di quelli più evidenti della potenza di un paese, soprattutto perché si tratta di un fattore ampiamente quantificabile. Inoltre, fornisce ad uno Stato la possibilità di mostrarsi come una potenza, regionale o internazionale, semplicemente basandosi sugli arsenali a disposizione. Sotto questo punto di vista, lo sviluppo del nucleare pakistano è una chiave di lettura interessante per cogliere la forza di una eventuale strategia di potenza.

Il nucleare viene generalmente sviluppato per due ragioni: è un mezzo di distinzione e un mezzo di contestazione. Innanzitutto, è un mezzo di distinzione perché permette alle potenze che lo detengono di appartenere ad un club ristretto. Questo club ha due funzioni: organizzare la dissuasione reciproca  e impedire ad altri di appropriarsi di tecnologia nucleare (da qui gli accordi di non proliferazione). Ma il nucleare è anche un mezzo di contestazione perché permette di affermare la propria forza contro quella di altre potenze nucleari o di altri paesi che hanno armi di distruzioni simili. Così, raggiunto lo status di potenza nucleare il Pakistan ha potuto integrare queste due caratteristiche nella sua strategia di potenza.

In effetti, l’arma nucleare pakistana ha per scopo fondamentale quello di dissuadere il suo vicino indiano da piani bellicosi mai definitivamente deposti. La storia dello sviluppo nucleare pakistano indica, appunto, che si tratta del primo effetto ricercato da tale programma. Il nucleare civile fece la sua prima apparizione in Pakistan con la creazione della commissione  dell’energia atomica nel 1957, 10 anni dopo lo sviluppo del piano atomico indiano per utilizzi civili. Ma contrariamente all’India, che progettò l’uso militare della tecnologia nucleare sin dagli inizi, il Pakistan si mostrò restio a tale opzione fin al 1971 (disfatta militare contro l’India) e solo dopo i primi test nucleari indiani si convinse della necessità di agire nello stesso modo. Il programma nucleare fu allora lanciato con l’aiuto della Francia che rimarcò il deterioramento dei rapporti con gli USA, quest’ultimi fecero di tutto per bloccare tali attività autonome. Il Pakistan avrà accesso al militare nucleare nel 1987, anno nel quale il padre della bomba pakistana, Abdul Qadeer Khan confermerà, in una intervista, il ruolo avuto dalla C.I.A. nell’ottenimento del nucleare militare da parte pakistana. Questa verità diverrà lapalissiana con i primi test nucleari che permetteranno al Pakistan di sedere in quel ristretto club di potenze nucleari del quale abbiamo già parlato, correva l’anno 1998. Si comprende come lo sviluppo del piano nucleare pakistano sia stato una risposta al medesimo indirizzo seguito dall’India. A questi test seguirono delle sanzioni da parte degli USA (nonostante l’iniziale appoggio della stessa C.I.A.) che aggraveranno la situazione economica pakistana.

Il Pakistan è il primo stato islamico a disporre di un arsenale nucleare e ciò, malgrado gli attuali buoni rapporti tra USA e Pakistan, tiene in costante allarme la potenza attualmente dominante (gli USA). Questa percepisce il nucleare pakistano come un nucleare “islamico” e pertanto fortemente pericoloso per gli equilibri mondiali.

 

Una moltitudine di paesi islamici si dimostrò entusiasta del programma pakistano e non tardò ad annunciare il suo appoggio a tale sviluppo: Iran, Egitto, Arabia Saudita. Lo stesso Afghanistan dichiarerà che qualsiasi aggressione contro il Pakistan sarebbe stata considerata un’aggressione contro l’Afghanistan medesimo, mentre il mufti d’Egitto chiederà di fare quadrato attorno al Pakistan ed ai suoi programmi nucleari. In pratica, l’arma nucleare ha svolto un ruolo fondamentale nel riconoscimento del Pakistan quale potenza militare dello scacchiere internazionale.

E’ interessante notare che è la forza simbolica dell’arma nucleare islamica, e non la reale capacità distruttiva del Pakistan, ha permettere a questo paese di federare attorno a sé una serie di attori internazionali. Tanto più che né il Pakistan né l’India hanno comunicato informazioni ufficiali sulle dimensioni del loro arsenale nucleare; si stima che ne posseggano una cinquantina di testate ciascuno (vale dire meno di quanto possa trasportare un solo sottomarino americano). In termini di vettori, il Pakistan non dispone che di qualche F16-A e F16-B trasformati per trasportare queste testate e di missili balistici Ghauri. Poi ci sono i missili adattati come gli M-9 e M-11 cinesi che possono ugualmente trasportare testate nucleari. Ma questi vettori sono notoriamente poco efficaci (se comparati ad un sottomarino) per generare una forza dissuasiva perenne. Ciò dovrebbe dimostrare che si tratta, soprattutto, di una minaccia simbolica più che militare.

 

Nel 1998, quando scoppiò la quarta guerra indo-pakistana sull’affaire del Kargil, sia l’India che il Pakistan, disponevano delle armi nucleari. Sarà l’intervento americano a riportare la situazione sotto controllo. Da questo conflitto deriverà un nuovo colpo di Stato in Pakistan con il generale Musharraf che prenderà il potere nell’ottobre del 1999. Quest’utimo è stato considerato per molto tempo come infrequentabile ma dopo l’aggressione Usa dell’Afghanistan, nel 2001, l’atteggiamento statunitense nei confronti del generale è profondamente cambiato. Musharraf è divenuto in breve tempo un baluardo della lotta contro il terrorismo islamico che attenta alle libertà occidentali.

 

L’11 settembre 2001: la svolta della politica pakistana in materia di lotta al terrorismo   

 

Il 13 gennaio 2002, il presidente pakistano Musharraf annunciò in un discorso televisivo che le organizzazioni terroriste estremiste non sarebbero state più tollerate nel suo paese e che il Pakistan, in quanto alleato degli USA, avrebbe condotto una lotta serrata contro il terrorismo internazionale. A questo discorso sono seguite azioni di breve termine contro due gruppi terroristici accusati di aver partecipato all’attacco del parlamento indiano a Nuova Dehli, il 13 dicembre 2002. Si trattava delle organizzazioni Laskhar-e-Taiba e Jaish-e-Mohammed entrambe prontamente smantellate. Durante il discorso di Musharraf verranno arrestate più di 2000 persone. Questo discorso è stato, invece, ben accolto dal governo americano, con il Segretario di Stato dell’epoca, Colin Powell, che si disse estremamente felice per le affermazioni del generale Musharraf. Molti analisti percepirono questo discorso come la prima fase di un avvicinamento tra Pakistan e USA. Lo scopo di Musharraf era quello di contrastare l’influenza indiana dando in cambio agli USA lo spostamento del paese da lui rappresentato nel campo dei paesi antiterroristi. Difatti, all’indomani della crisi dovuta ai fatti dell’11 settembre 2001, l’India aveva cercato di approfittare della situazione facendo pressione sugli USA contro i terroristi legati al Pakistan ed operanti sullo scenario del Cachemire. Quando gli americani hanno però accettato l’aiuto pakistano, l’India ha sentito lo sgarbo statunitense come un vero e proprio tradimento, tanto più che il nuovo ruolo antislamico del Pakistan rimetteva in discussione tutta la strategia fin lì adottata. In Cachemire Musharraf ha continuato a sostenere i ribelli dicendo che la liberazione del paese restava un obiettivo importante, tuttavia rimarcò che il Pakistan non avrebbe ammesso nessun atto terroristico, né si sarebbe speso per sostenere alcun movimento ispirato all’intolleranza. Malgrado questo discorso, un attentato nel Cachemire indiano (maggio 2002) ha aggravato la tensione fra i due paesi portando ad una recrudescenza degli incidenti transfrontalieri e ad una serie di reciproche provocazioni. La violenza è comunque diminuita dopo il 2004.

La posizione ambigua di Musharraf è rivolta ad affermare il ruolo del Pakistan a livello regionale, da questo lato il generale non ha alcuna intenzione di perdere la supremazia che il suo paese si è conquistata su altre potenze dell’area. Tuttavia, a livello mondiale, la scelta di appoggiare gli USA sta trascinando il Pakistan in contraddizioni troppo ampie (per un paese islamico) e difficilmente gestibili. Da qui deriva la debolezza di Musharraf, sempre più inviso ai gruppi di potere autoctoni e alla stessa popolazione pakistana che reputa intollerabile la lotta condotta contro altri popoli islamici. (continua…)