LE COSE AL LORO POSTO di G.P.
L’articolo apparso sul Giornale di oggi, a firma di Geminello Alvi, merita un commento, perché queste cose dovrebbero apparire sulla stampa di sinistra ed invece non se ne vede traccia. Dice Alvi, in un impeto di solidarismo, probabilmente di facciata, ma rispondente al vero: “Chi lavora da dipendente è più povero. E guai poi alle famiglie monoreddito, senza pensioni o case di zia. L’esito dell’euro e dell’ignominiosa ignoranza di sindacalisti e politicanti è stato, e resta, pari soltanto alla loro presunzione. E alla ignavia di Prodi, il quale seguita a dargli ragione.
Insomma il lavoro dipendente, non ha rappresentanza. Prodi, sindacati e comunisti finti al governo, lavorano per rendite precoci e tasse. Non c’è alcun disegno onesto in questa sinistra per un aumento dei salari e della produttività. E nessun talento al governo si adopra per ridare dignità al lavoro”. Una istantanea della situazione politica del paese che nessun commentatore di sinistra poteva scattare meglio di così, del resto, se Alvi se n’è accorto – Gianfranco La Grassa ed io, anche se con minore capacità del mio maestro, sosteniamo da molto più tempo queste cose sul blocco di potere “sinistro” – “da destra” non si capisce perché “da sinistra” ci si sforza di essere a tutti i costi strabici, miopi e finanche ciechi. Occorre, infine, convincersi che in Italia si è formato un blocco nefasto di potere finanziario-politico sorretto “sovrastrutturalmente” da una pigmentazione ideologica cancerosa, frutto di propalazioni pseudoculturalistiche provenienti da un’altra casta odiosissima, quella degli intellettuali e dei facitori di idee al servizio dei potentati di cui sopra. Sindacati, partiti di sinistra (compresi quelli impropriamente definiti estremi o radicali) galleggiano sopra un mare di “merda finanziaria” al fine di garantirsi la propria sopravvivenza burocratica (e qualche prezioso “scranno al sole”) mentre l’Italia del lavoro (autonomo e salariato) sprofonda inesorabilmente in un baratro dal quale sarà difficilissimo risalire. Per questa ragione, anche il temporeggiamento di chi è (o crede di essere) in buona fede è deleterio e “compartecipativo” del male che ci attanaglia. Del resto com’è possibile continuare ad ignorare ciò che più evidente non potrebbe essere? Adesso pure Prodi, per frenare i mugugni dei partiti (soprattutto di quelli che più hanno ingannato la loro base elettorale), ha dovuto prendere posizione, con falso decisionismo, contro lo scalone, sbugiardando il suo Ministro del Tesoro, quello che fa la parte del poliziotto cattivo. Tutto ciò non cambia l’inefficienza di questo governo, che abolirà lo scalone Maroni (introducendo scalini atti a procrastinare la riforma ma non ad esaurirla) solo perché i Sindacati hanno bisogno di solidificare il proprio potere al cospetto di una base composta specialmente da pensionati. E i giovani? Che vadano a farsi fottere perché non prendono la tessera del sindacato e sono troppo disseminati per essere organizzati efficacemente da un organismo burocratico che pare un “osso” del secolo scorso. Certo che non siamo mica degli sciocchi e vorremmo anche noi lo scalone abolito, ma ciò non toglie che questa “riforma della riforma” dovrebbe essere inserita in una più vasta palingenesi dell’ economia italiana ormai al dissesto “sismico”. Ci sono tante altre categorie sociali che stanno con le pezze al culo eppure nessuno se ne cura. Per ultimo, vorremmo finalmente vedere tutte le cose al loro posto, con la finanza che fa la finanza, la politica che fa la politica e i giornalisti che fanno i giornalisti, e non un teatrino di guitti (comunque pericolosi) dove i giornalisti dettano la linea politica, i finanzieri succhiano risorse allo Stato, e i politici, non sapendo che cazzo fare, si limitano a servire fedelmente i propri foraggiatori italiani ed esteri. Tatticamente, per il bene del paese, è necessario far “deragliare” gli attuali gruppi dominanti e per fare questo saremmo disposti anche a non ostacolare l’ascesa di nuovi gruppi capitalistici meno parassitari di quelli attualmente al potere. Che le vecchie comari di sinistra storcano pure il naso, poco mi curo di loro…