QUESTO GOVERNO E’ UNA PIOVRA-RAGNO AGONIZZANTE

 

Il vice-ministro dell’economia Visco ha deciso che nulla deve sfuggire al grande fratello fiscale e, per questo, nella convinzione di aumentare le entrate dello Stato (sbagliando di grosso) vuole passare ai raggi-x la condizione economica dei soggetti-contribuenti e delle rispettive famiglie. Il nuovo sistema di “screening” fiscale con il quale il governo farà le pulci ai contribuenti si chiamerà Ragno. Si tratta di un sistema informatico che sovrapporrà dichiarazione dei redditi e condizione della “famiglia fiscale” collegata al dichiarante. Proprio come un ragno che ha un corpo centrale e tante piccole zampette, ogni individuo sarà valutato sulla base della sua dichiarazione dei redditi e di tutti i beni che, in qualche modo, sono riconducibili a lui o alla sua famiglia. Ci sarà la zampetta-propaggine dei beni immobili, quella dei beni mobili, quella delle dichiarazioni auto-rese e, infine, quella della “famiglia fiscale”. Il sistema permetterà, con un solo click sul “corpo invertebrato”, di avere una situazione chiara ed istantanea della condizione fiscale dei contribuenti. Per esempio, tramite la targa dell’auto si risalirà alla dichiarazione dei redditi con la quale si potrà poi stabilire se l’auto stessa è "congruente" o meno con quanto denunciato al Fisco. Insomma, attraverso una valutazione delle potenzialità economiche della famiglia fiscale si determinerà se ciò che si possiede coincide con la situazione economica dichiarata allo Stato. Inoltre, il sistema Ragno consentirà di verificare se il contribuente ha già subito accertamenti fiscali e di che tipo. La Sogei, società che ha approntato il programma, sta stipulando un accordo con Infocamere per avere accesso ad altri dati atti a perfezionare il sistema. Con i dati che Infocamere fornirà sarà possibile risalire alle varie partecipazioni societarie che ricadono in testa a ciascun soggetto-contribuente.

Il sistema Ragno fa il paio con un altro sistema di controllo fiscale, il Geopoi, che permette, attraverso la georeferenziazione territoriale, di effettuare analisi fiscali sulla base di una sovrapposizione di mappe e banche dati. Con questo sistema, cliccando su un’area territoriale, è possibile verificare se imprese e soggetti autonomi, ivi presenti, sono già stati sottoposti a controlli da parte del fisco e se la loro situazione con lo stesso risulta congruente o meno.

In un precedente articolo apparso su questo blog, Gianfranco la Grassa ha spiegato efficacemente che questo modo di agire del governo avrà solo l’effetto di deprimere buona parte delle attività economiche del paese, favorendo un decremento delle entrature fiscali dello Stato. Di fatti, se gli operatori economici (lavoratori autonomi in primis) dovessero pagare integralmente la pletora di tasse esistenti su ogni attività finirebbero per chiudere bottega in quanto: “le imposte in Italia sono effettivamente molto alte, e che se si innalzano ulteriormente, com’è avvenuto con l’ultima Finanziaria (cfr. la questione degli “studi di settore”), i problemi di talune categorie si aggravano irrimediabilmente. Solo chi non ha mai parlato seriamente con qualche “partita IVA” (non sono tutti notai eccetera), ignora che, se si pagassero integralmente le imposte e tasse italiane, una grossa quota di queste attività (e anche delle piccole imprese) dovrebbe chiudere. Se queste attività dovessero cessare, verrebbero a mancare, tra le entrate fiscali, le imposte sulla parte in bianco.” Ancora una volta questo governo agisce con l’arma letale del “divide et impera” approfittando dell’atavica diatriba tra salariati ed autonomi, al fine di impedire che queste “classi sociali” possano formare un blocco coeso contro i veri affossatori del sistema-paese, cioè contro quel connubio nefasto finanziario-industriale (GF-ID) che sta depauperando la nostra economia con un’opera di saccheggio quotidiano ai danni dei soggetti appena citati. E’ questa la parte malsana del paese ed è verso questa che si dovrebbe agire per risollevare economicamente l’Italia, portandola finalmente fuori dalle secche dell’assistenzialismo statale (“paraventato” da una ideologia neokenesyana) che favorisce solo grandi banche e imprese decotte.

ALL’AMICO DI UN AMICO di G. La Grassa

All’“amico di un comune amico”, che ha lasciato un commento nel blog, debbo una risposta, che sarà per necessità breve e magari insoddisfacente. Me ne scuso, ma visto che abbiamo amici in comune potremmo anche trovarci e parlare più distesamente; in specie in questi mesi estivi in cui resterò a casa.

E’ difficile pensare che tutta la massa di elettori e simpatizzanti di sinistra siano dei “coglioni” o “scemi”. Sicuramente non è così, dato che non credo esistano epoche in cui si dilata la massa degli imbecilli ed altre in cui invece si restringe. Penso che la media rimanga, più o meno, sempre la stessa. Sono in genere le “epoche” che fanno gli individui e non il contrario; pur se c’è la ben nota “azione di ritorno” con i debiti “circoli viziosi” o invece, in altri periodi storici, “virtuosi”.

Certamente, sono rimasto esterrefatto nel vedere perfino persone che fanno “politica attiva”, anche a livello dirigente, essere affetti dal virus della “antiberlusconite acuta”, di cui è paradigma preclaro quel monumento alla stupida faziosità che è il film “W Zapatero” (sono lieto e ne porto vanto di non essere mai stato incantato dalla mediocre e solo concitata “vis comica” della degna figlia di Paolo Guzzanti!). Del resto anche “Il Caimano” è appena appena più “fine” (con i suoi stereotipi: “ma che figura ci fa fare all’estero Berlusconi”. E Prodi, che figura ci fa fare da quand’era pessimo presidente della Commissione Europea? E quando era presidente dell’IRI? Certamente, adesso, ha però battuto ogni primato).

Il degrado culturale e politico di un’intera fase storica, e in un’area che va ben oltre l’Italia allargandosi a tutta la sedicente “civiltà occidentale”, sarebbe stato causato da un solo uomo; ma che personaggio gigantesco dev’essere costui! Se così fosse, dovrebbe essere ammirato e seguito da tutti noi perché è poco meno di Dio. E poi, il degrado in atto non è indicato generalmente come “americanizzazione”? Forse non abbiamo saputo che Berlusconi è in realtà nato a Palookaville e “mamma Rosa” è donna dell’Ohio? Un furbone, oltre che un genio del male, quest’uomo: ha disimparato l’inglese per mascherarsi meglio.

A parte gli scherzi, è chiaro che vi è stata a sinistra una sorta di “analfabetismo di ritorno” (in politica) negli ultimi decenni; e in particolare, per quel che riguarda “i compagni”, dopo il crollo del socialismo reale. In Italia, successivamente alla distruzione del vecchio regime ad opera di “mani pulite” (cioè sporche), la politica è in pratica finita, marcita completamente; non si tratta solo delle nuove generazioni – che hanno tutte le ragioni di essere spaesate – ma anche dei più vecchi, quelli della mia generazione o anche di quella immediatamente precedente (quelle di prima ancora non esistono più per loro fortuna; e forse anche per la nostra). Ormai non conto più le volte che, negli ultimi tempi, ho incontrato vecchi “amici”, con cui discutevo di reale politica fino agli anni ’80 e ‘90 (molti erano a quel tempo fortemente critici dell’opportunismo piciista), che seguono ora in larga parte i Ds o anche i “bertinottiani”, per certi versi persino peggiori. In genere, mi dicono che non mi credevano quando snocciolavo le mie fosche previsioni da ormai almeno un ventennio, ma che invece è proprio successo quello che avevo previsto (in realtà è accaduto di molto peggio; le mie previsioni si sono rivelate sbagliate per difetto). Subito dopo però aggiungono: “E’ necessario scegliere il meno peggio, altrimenti torna Berlusconi”.

Qui non posso scriverlo perché sarei querelato, non potendo portare prove, ma a voce dico a questi “amici” chi sono i Prodi, i D’Alema, i Veltroni, e altri di cui “so” (ma non con documenti alla mano) che sono infinitamente peggiori e più “colpevoli” di Berlusconi. Io do per scontato, per mia personale convinzione (non basata su semplice antipatia), che ciò per cui è adesso indagato il Premier è solo la minima parte della “vera fattualità”. Ciononostante, mi auguro che l’inchiesta non vada avanti perché sono stufo di lotte personalistiche, basate solo sullo sputtanamento dell’avversario. Non ce ne dovrebbe essere bisogno. E’ sufficiente la denuncia politica: l’attuale governo (e dunque anche chi ne è a capo) è il peggiore di ogni tempo, è illiberale ma senza quel minimo di coraggio e dignità che hanno le vere dittature, aperte e persino capaci di conquistare ampio consenso. Quindi è necessario renderci conto di aver a che fare – ma politicamente e senza bisogno del ricorso ad altre “storie” (a mio avviso pur vere) – con disonesti, “banditi” (“come nella Chicago anni ‘20”), venduti alle forze economico-finanziarie più devastatrici del nostro paese (e di tutti i tempi).

Il perché si è prodotta questa degenerazione – che è un’onda da tsunami di tipo sociale non provocata da questo o quel personaggio malefico (anche se poi ci sono i personaggi malefici che cavalcano l’onda; e vanno comunque odiati per questo) – non è facile da capire; abbiamo solo, al momento, spiegazioni un po’ superficiali. Certamente, la sconfitta del “comunismo storico novecentesco”, la sua miseranda fine, ha provocato la dissoluzione dell’intera prospettiva anticapitalistica; e riprendere il discorso è difficilissimo, anzi impossibile in assenza di una autocritica (teorica e pratica) di tipo radicale, priva di malinconie e attaccamenti romantici al passato. E senza più seguire i vecchi “bavosi” che, non contenti della catastrofe cui ha contribuito la loro insipienza, continuano a sputar sentenze e a voler elargire le loro stupide e false interpretazioni alle nuove generazioni.

Ci sono intellettuali “radicali” che hanno inneggiato al maoismo (e anch’io, ma non quale semplice “movimento di masse” come hanno fatto costoro), alla Cecoslovacchia di Dubcek e alla Polonia di Walesa (a questi non ho mai creduto), a Gorbaciov (mentre chi scrive analizzava, a partire dal 1986, la negativa funzione di questo ambiguo personaggio, ben silenziato dai vecchi Soloni di cui sopra). Si è per decenni creduto (anch’io, fino ad una certa data) alla funzione salvifica della Classe (operaia), poi delle masse diseredate del “terzo mondo”, poi di tutti i vari movimenti religiosi o populisti (arabi, sudamericani, ecc.), da appoggiare senz’altro (in funzione anti-USA) in questo deteriorato contesto storico, ma cui non far credito di vocazione ad alcuna forma di “socialismo” (altro che quello “nuovo”, del “XXI secolo”, ecc.). Infine, proprio in questi giorni ho letto di un vecchissimo “trombone” (femmina) del passato, che ancora vuol prenderci per i fondelli sostenendo che l’anticapitalismo del nuovo secolo è l’ambientalismo. Al Gore, Soros, Bill Gates e anche la Goldman Sachs fanno quindi parte delle forze anticapitaliste. Questi vecchi residuati del “comunismo” (piciismo) d’un tempo sono dei cialtroni; hanno mentito e fallito in tutta la loro vita e vogliono ancora pontificare!

E’ evidente che se l’anticapitalismo (da operetta) alimenta voci simili, tra i più giovani dirigenti della sinistra non possono essersi formati se non innumerevoli quaquaraqua, privi di qualsiasi preparazione all’analisi strutturale che un tempo i veri comunisti (e marxisti) sapevano effettuare. Allora, certamente, gli elettori e seguaci di questi “sinistri” dirigenti sembrano soltanto un grande sciame di coglioni. Si tenga inoltre presente che i comunisti dei “miei tempi” non pensavano mai di essere “di sinistra” (come un Saragat o un Guy Mollet in Francia e altri personaggi del genere, ivi compresi gli “scandinavi”). Oggi invece, certi buffoni si definiscono ancora comunisti (qualcuno rivendica persino d’essere marxista) e si ritengono tuttavia “di sinistra”; appoggiano tutte le mene di questo schieramento di (ex) maggioranza che sta mettendo a sacco la società italiana, sostenendo appunto di essere la “sinistra progressista”.

Dobbiamo sforzarci di compiere il minimo possibile di compromessi (qualche compromesso lo facciamo tutti) e procedere ad un ripensamento globale con il massimo di radicalità. Dobbiamo dire un basta senza mezzi termini sia ai vecchi “bavosi” che ancora mentono e ingannano nel tentativo di non perdere la loro ormai consunta presa ideologica, sia ai “giovanotti” ambiziosi, e privi di qualsiasi preparazione politica (teorica, non ne parliamo nemmeno!), miserabili banditelli venduti e privi di qualsiasi dignità. Sono convinto che operando con molta serietà – e puntando su alcuni elementi, i migliori, delle nuove generazioni – ritroveremo i contatti anche con buona parte di quelli che oggi ci appaiono scemi o rimbambiti, ma che non credo lo siano. I giovani “volenterosi” debbono però sbrigarsi; e i più vecchi debbono dare una mano senza la pretesa di impartire loro nuovamente delle direttive politiche. Dai 50 in su, esistono solo generazioni ormai segnate dalle sconfitte, dai fallimenti, dal vecchio impianto culturale che pesa e costituisce ostacolo ad una vera ripresa. I più vecchi possono solo testimoniare dei disastri commessi in passato, sottoporli al vaglio e analizzarli senza più struggente rimpianto né arroccamenti difensivi su isolotti ormai in procinto di essere sommersi dalla marea. Debbono suggerire strumenti analitici e possibili revisioni di teorie e prassi sbriciolate dalla “Storia”, smettendola di salire in cattedra per impartire ancora lezioni, che si rivelerebbero un semplice nuovo inganno.

Basta veramente con le menzogne dei “Soloni” (maschi e femmine) che hanno ormai pienamente rotto i coglioni! I vecchi piciisti (non semplicemente d’età!) tacciano per sempre. Abbiano almeno uno scatto di dignitosa resipiscenza. E chi ha voglia di dare un contributo serio alla ripresa di un pensiero che, non “oggi” e forse nemmeno “domani” ma fra “qualche giorno”, riesca a fornire nuove indicazioni anticapitalistiche, si decida a non semplicemente scrivere messaggi, ma a prendere contatti, a stabilire interrelazioni, a costruire insieme il nuovo.

Non ci sono risposte da dare immediatamente a coloro che avanzano le perplessità cui si riferisce l’“amico di un amico”, cui sto rispondendo. Si tratta di iniziare nuovi percorsi, assieme a giovani non segnati da sconfitte brucianti, da tante corbellerie fatte e insistite per decenni dai “più anziani”. Ci ritroveremo insieme (forse; nulla è certo) a molti di quelli che sono in pieno sbandamento e che hanno ancora la triste mentalità del “meno peggio” (fra l’altro, scegliendo proprio il peggio, che è la sinistra attuale). Riprendiamo, fra noi, i contatti e con un minimo di tollerabilità reciproca (ma un minimo!).