TUTTI GLI AFFARI DEL PRESIDENTE
Ci risiamo! il Presidente del Consiglio Romano Prodi è di nuovo coinvolto in una faccenda poco chiara – dopo quella della svendita dell’Italtel alla Siemens con annesso giro di tangenti sulle quali sta indagando la procura di Bolzano – come tante sono ormai diventate quelle del suo repertorio che vanno dalle facili svendite di imprese pubbliche dei tempi in cui era a capo dell’IRI (dietro le quali si potrebbe celare solo una crassa incompetenza, ma non credo proprio che le cose stiano in questi termini) fino alla gestione scriteriata dei lavori per la costruzione della linea dell’alta velocità tra Roma e Napoli, il cui prezzo di realizzazione si è quadruplicato in seguito ad appalti “ingarbugliati” che hanno avvantaggiato imprese in odor di mafia (consiglio, a tal proposito, il libro dell’ex giudice Imposimato “Corruzione ad alta velocità”). In questo caso, invece, Prodi sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Catanzaro (il reato contestato è quello di abuso d’ufficio) per il coinvolgimento in un presunto “Comitato d’Affari” sanmarinese operante tra Bruxelles, la Repubblica di San Marino e la Calabria. Quest’ultima regione del sud Italia rientra in quelle dell’ “Obiettivo 1” (come da speciale classifica stilata dall’Unione Europea per le aree fortemente depresse che necessitano di maggiori fondi al fine di adeguarsi agli standard delle altre regioni europee) e per questo riceve finanziamenti pubblici atti a stimolarne la crescita sociale ed economica (ma con risultati poco soddisfacenti anche per i fatti che stiamo per descrivere). A quanto pare, questi fondi facevano gola a molti, tanto che si sarebbe costituito un vero e proprio Comitato d’Affari con il compito precipuo di calamitare le risorse europee destinate alla Regione Calabria. Palazzo Chigi è entrato direttamente nella vicenda in seguito all’incriminazione di Sandro Gozi con l’accusa di associazione per delinquere, truffa e violazione della legge n.17/82 sulle associazioni segrete. Gozi è un deputato dell’Ulivo, nonchè membro della Commissione Affari Istituzionali in sostituzione dello stesso Prodi e, ancora, ex assistente politico del Professore all’Unione Europea. Gli altri indagati sono due imprenditori, a quanto pare, molto vicini a Prodi come P. Scarpellini (romagnolo) e P. Macrì (calabrese). Secondo la magistratura di Catanzaro il duo Macrì-Scarpellini avrebbe messo in piedi un vero e proprio "ricettacolo" affaristico che attraverso un reticolo di società create all’abbisogna avrebbe tentato di drenare i finanziamenti pubblici destinati alla Calabria, indirizzandone una buona parte nelle casse di partiti e uomini politici. Questa associazione “vestirebbe” i connotati di segretezza tipici delle logge massoniche nonché un’eguale capacità di stabilire collegamenti trasversali tra mondo della finanza e mondo della politica. Ma che c’entra Prodi in tutto questo? L’attenzione dei magistrati si è concentrata su una scheda GSM dov’era annotato il nome di Prodi. Da qui si è risaliti ad un’altra scheda intestata alla società Delta srl di Milano. Questa stessa scheda ha poi cambiato proprietario nel 2005 ed è stata direttamente intestata all’Ulivo-I Democratici. Nel 2007 la scheda ha preso ancora un’altra “via”, quella della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Appunto. La Delta srl, secondo, i magistrati sarebbe direttamente collegata alla Delta spa di Bologna, holding finanziaria che annovera tra i suoi azionisti una banca sanmarinese. La Cassa di Risparmio della Rep.di S.Marino è anche tra i finanziatori della società Nomisma (come si può ben leggere sul sito www.nomisma.it alla voce azionisti). Il traffico di questa scheda GSM si è concentrato tra Bruxelles ed alcuni degli indagati (in particolare Gozi, Scarpellini (padre e figlio), e gli imprenditori F. De Grano, A. Saladino e F. Bonferroni). Non vado oltre nella ricostruzione della vicenda che potete leggere integralmente sul sito del settimanale Panorama. Tuttavia, quel che più ci interessa (e che interessa ai magistrati di Catanzaro) è questo: come mai uomini così in vista si precipitavano in Calabria per fare affari? Secondo i magistrati il motivo era piuttosto razionale poichè il “boccone” era molto appetitoso trattandosi della gestione di 8 miliardi di euro rinvenienti dal Programma Operativo Regionale, quello attraverso il quale vengono erogati i fondi strutturali europei per il settennato 2007-2013. Il fatto che fossero coinvolti politici e società vicine a Romano Prodi (la scheda GSM registrata a nome dell’Ulivo I Democratici, in due anni, dal 2005 al 2007, è stata “contattata” 30 mila volte, con preponderanza di comunicazioni tra Bruxelles e gli indagati in Italia) con la solita Nomisma a fare da Hub tra spokes bancari e imprenditoriali, costituisce un dato di grande interesse per i magistrati che puntano a capire se ci sono pesci più grossi dietro quella che è stata già ribattezzata come la nuova P3.
A noi, invece, non interessa affatto che Prodi venga abbattuto giudiziariamente, al contrario, vorremmo per lui (e per i suoi sodali al governo) un’esemplare e rapida punizione politica con tanto di ludibrio da parte del “poppolo” (in specie di sinistra) che dopo anni di “abbagliamento” identitario potrebbe così finalmente liberarsi dallo spauracchio del “Mostro Corrotto di Arcore” (visto che costui non è il solo degenerato d’Italia) e del suo "tremendo" ritorno al potere.