(IN)COERENZE di G. La Grassa

 

Finalmente L’Espresso (De Benedetti) si è accorto che Cgil, Cisl e Uil sono apparati di Stato; anzi una casta, ancor meglio delle lobbies di “magna magna” fra le più corrotte; una vera voragine per le rilevanti quote di denaro “pubblico” che si accaparrano, sottraendole all’intero paese e a impieghi per quest’ultimo assai più utili. Il settimanale traccia una mappa di queste mignatte, dei loro fatturati miliardari, bilanci segreti, un patrimonio immobiliare da capogiro, organici che “nemmeno la Fiat….”, migliaia e migliaia di funzionari pagati dallo Stato (a partire dagli indecenti distacchi sindacali); e conclude che si tratta di “una macchina di potere e di denaro, temuta perfino dai partiti”. E, aggiungo io, in piena connivenza con la dirigenza della Confindustria; naturalmente tale connivenza è mascherata da verbalmente accese polemiche al fine di ingannare gli ignari associati “di base” di tali organizzazioni, dirette da vere cosche incontrollate e antidemocratiche (quelle che chiamo APA: “accolite per azioni”); il collegamento tra le “due parti” (in commedia) è tenuto dalle forze governative di centrosinistra, a loro volta divise in tanti gruppi di guitti che recitano i loro rispettivi ruoli onde confondere e non far capire più nulla all’opinione pubblica.

Questa situazione è denunciata dal nostro blog fin dalla sua nascita e dal sottoscritto fin quasi “da bambino”. Siamo lieti che se ne sia accorto anche l’establishment che sta dietro a L’Espresso, in particolare quel De Benedetti che da tempo ha prenotato la tessera n. 1 del Partito Democratico. Tuttavia, non siamo ingenui e ci rendiamo conto di che cosa significhi questa “scoperta” assai tardiva. Evidentemente, ci si appresta a grandi manovre a partire dall’autunno. Per quanto tempo dureranno – e se il loro esito sarà quello voluto dai “protagonisti” tipo De Benedetti e altri dello stesso calibro – è impossibile predirlo con sicurezza. Tuttavia, il disegno di massima, pronto a tutti i cambiamenti tattici necessari, dovrebbe essere il seguente. Intanto, lenta erosione dell’attuale Governo e della sua maggioranza che si regge sulla sinistra detta “estrema” (con vani tentativi di Prodi di staccarsi dall’eccessiva stretta di quest’ultima onde continuare a giostrare tra essa e gli ambienti, in primo luogo quelli dell’attacco ai sindacati, che sente scalpitare al fine di, eventualmente, sostituirlo). Se Prodi non rientrasse in un solco più accettabile, si vorrebbe infatti mettere al suo posto “Veltrelli” (Veltroni-Rutelli) secondo l’intenzione espressa sempre da De Benedetti al momento della sua prenotazione della famosa tessera n. 1.

Nel frattempo, si spera in un accordo tra Mastella e Casini capace di attirare la Nuova Dc di Rotondi (e Cirino Pomicino) più qualche altra frattaglia al fine di costituire un partito, al momento indicato con l’espressione “cosa bianca”, in grado di avere il 10-12% dei voti. La speranza è di arrivare infine, malgrado le attuali resistenze di Prodi nei confronti di una simile prospettiva, ad una maggioranza Pd-Cosa bianca in quanto riedizione, riveduta e scorretta, del vecchio regime Dc-Psi. In quello, la predominanza spettava al primo partito, con il secondo che faceva comunque valere il suo 12-15% dei voti. Qui sarebbe invece predominante il Partito democratico, avendo alleata una “nuova Dc” che tenterebbe, con politiche a “geometria variabile” (la destra, divisa in FI, An, Lega, resterebbe sempre abbastanza consistente; e l’uno o l’altro di questi tre spezzoni, a seconda delle circostanze, potrebbe fare da sponda), di condizionare l’alleato.

Non si tratta di un progetto facile da attuare. A destra si sta coagulando un malcontento sempre più evidente perfino nei confronti del berlusconismo, dato che sono in molti – in specie tra i lavoratori autonomi e gli strati sociali similari – a non sentirsi più rappresentati da nessuno nel loro “mugugno” montante. A “sinistra” ci sono vari partiti e partitini, pure loro ammontanti ad oltre il 10%, che debbono compiere continue giravolte per non perdere gli incarichi di Governo (guai per loro se questo cadesse presto), ma che sentono crescere la rabbia di chi non si sente più minimamente difeso da tali organizzazioni e dalla loro politica ondivaga e tentennante. Nel Pd, che dovrebbe essere il perno del nuovo “sistema” politico italiano, il caos non sarebbe facile da arginare, pur se il potere (il puro potere, però al servizio dell’attuale establishment) è di solito un ottimo collante, che tuttavia, in mancanza di un minimo di assetto strategico, corre il pericolo di sfaldarsi alla fine. In tale partito, allo stato attuale, dovrebbero divenire preminenti i Ds, con senso di umiliazione per gli ambienti cattolici che potrebbero sentirsi vieppiù attratti dalla Cosa bianca (se si forma, ovviamente, evento non scontato). D’altronde, all’interno dei Ds l’establishment – e qui torniamo alla “maliziosità” del tutto interessata del pur documentato attacco ai sindacati da parte dell’Espresso – vuol ridurre nettamente il ruolo di D’Alema e Fassino (nemmeno d’accordo fra loro) con l’appendice di Bersani (che potrebbe però essere recuperato dagli altri) onde far posto a Veltroni, il cui asse con Rutelli servirebbe a minimamente lenire i “dolori da emarginazione” di una parte dei margheritisti.

Si tenga ancora conto che, all’epoca di Dc-Psi, esisteva il radicale conflitto tra campo capitalistico e campo “socialista”, e tra Israele e mondo arabo, nel cui ambito quel nostro regime si muoveva con una qualche furbizia; non credo si potesse parlare di vero disegno strategico (al massimo è esistito quello particolare di Mattei, ben presto “messo a tacere”), ma un po’ di “surf” veniva fatto. Oggi, il predominio globale americano è decisamente più forte; e anche i crescenti conflitti tra le varie potenze “nascenti” ad est e gli USA non verranno affatto sfruttati da un asse politico del tipo di quello, del resto solo eventuale, tra Pd e Cosa bianca. Finmeccanica ed Eni hanno dimostrato ultimamente di sapersi muovere tra Usa, Russia e Cina (soprattutto tra le prime due); non sono tuttavia loro ad avere la preminenza in campo politico (come seppe averla Mattei per troppo poco tempo), bensì il “trio infernale” (Fiat, Intesa, Uncredit) con De Benedetti che l’appoggia e nel contempo sgomita (come del resto altre grandi imprese di tipo “parassitario”, che occupano quasi tutto il panorama finanziario e industriale di un paese allo sbando). Eni, Finmeccanica, Enel, ecc. si arrangicchiano in mezzo a compromessi e mediazioni con un potere politico che – sia oggi sia in un eventuale domani, se fosse caratterizzato dalla realizzazione del progetto di cui si sta parlando – non sarà a loro favorevole. Parlando per analogia, le suddette imprese sono le listiane “industrie nascenti” che romperebbero troppo le scatole a quelle americane; mentre la 500 Fiat, e le caterve di derivati sbolognati dalle nostre “grandi” banche alle piccole-medie imprese, sono in sintonia con apparati finanziari come quelli Usa, che stanno facendo correre brividi al mondo “occidentale” con la crisi montante dei mutui immobiliari, soprattutto a causa di quelli detti subprime (concessi a debitori di scarsa solvibilità).

 

I vertici confindustriali (Montezemolo, Bombassei ecc.) hanno firmato, così come la Triplice sindacale (e l’Ugl della Polverini), i recenti programmi del Governo su pensioni ecc. ecc.; sono rimaste fuori tutte le altre grandi organizzazioni delle piccole imprese, degli “artigiani”, dei commercianti, ecc. Violentissimo, senza più velature o giri di parole, l’attacco di Porro sul Giornale a Montezemolo e vertici confindustriali, affermando che ormai rappresentano solo se stessi (e poche grandi imprese, quelle della vecchia ondata dell’industrializzazione, quelle produttrici di auto possibilmente di piccola cilindrata, di frigoriferi, di maglieria e poco altro) e di avere accettato costi suppletivi di 10 miliardi di euro ricevendo – dopo i prepensionamenti, la rottamazione, ecc. – altri 150 milioni di “regalo” (per riduzione di tassazione sul lavoro straordinario). Dopo aver usato per qualche mese il tono fortemente critico nei confronti del Governo – ad uso della massa di piccolo-medi imprenditori da turlupinare – alla resa dei conti, mentre tutte le altre associazioni di categoria rifiutavano di firmare, Confindustria lo ha fatto assieme ai sindacati. Mentre Il Giornale attacca, l’altro organo della stampa di destra, Libero, dimostra per l’ennesima volta la sua “simpatia” (disinteressata?) per Montezemolo (estesa alla “famiglia Fiat”), ponendo in luce che ha firmato ma solo “se il documento passa così com’è in Parlamento”.

Significative queste polemiche, che dimostrano ormai lo scompaginamento del centrodestra e la sua incapacità di saper immaginare che cosa fare per non essere emarginato, ma personalmente mi interessa altro. Noto intanto l’incoerenza del presidente di Confindustria che parla sempre con “lingua biforcuta”, per fare in realtà i suoi personali interessi (e, al massimo, quelli di un ristretto establishment di “amici”), cercando nel contempo di convincere (solo gli stolti) che si sta adoperando a favore di tutti gli associati; preoccupazione particolarmente viva adesso che siamo in prossimità del cambio di Presidenza alla Confindustria, posto che egli vorrebbe vedere occupato da uno dei “suoi” uomini (o donne). Noto ancora che, indipendentemente da ogni giudizio sull’atto specifico che è stato firmato, esiste una alleanza di fondo tra grandi poteri industrial-finanziari (quelli che indico con GFeID e che trovano evidenza empirico-soggettiva nel sunnominato “trio infernale”) e sindacati della Triplice (quelli “messi in guardia” dall’attacco sull’Espresso; un vero “avvertimento mafioso” perché non si spingano oltre seguendo le “proteste” delle “estreme”). Un’alleanza di cui ho parlato spesso, facendo un paragone – di larghissima massima – con quella esistente in URSS tra i vertici di partito e di grandi Kombinat e strati importanti di classe operaia (manovrata da dirigenti sindacali nominati dal partito), stringendo i “ceti medi” in una morsa e provocando nell’ultimo ventennio una pressoché completa stagnazione con successivo crollo dell’intera struttura sociale.

Ovviamente, l’alleanza tra i vertici della Triplice e il vertice della Confindustria è patrocinata dal centrosinistra, con più voci che recitano le diverse parti del copione necessario ad ingannare una gran parte (direi la maggioranza ormai) della popolazione, con urla, strepiti, minacce di dimissioni subito revocate, attacchi mediatici, uso eventuale della magistratura, ecc.: tutto per la scena, per coprire, fra gli altri misfatti, la completa occupazione dei posti decisivi nell’amministrazione pubblica, nella TV e stampa, nelle associazioni giornalistiche, nelle varie Armi e nei servizi segreti, nonché praticamente in tutte le amministrazioni pubbliche centrali e locali. Il Governo, per conto degli “amici” finanziari e industriali, ha tentato (e tenta) pure di impadronirsi della Telecom, dell’Alitalia (tramite una finta gara e adesso, fallita questa, tramite “trattative private”), di togliere la rete di distribuzione all’Eni per consegnarla alle “fidate” ex municipalizzate del gas e dell’energia in genere; e via depredando! La ridicola scusa è quella dello spoil system all’americana.

Confondere la situazione politica USA con quella italiana assomiglia al comportamento di Nando Mericoni (Alberto Sordi), l’americano a Roma, che bofonchiava in continuazione qualcosa come “Kansas City, uana gana”, innaffiava di Ketchup le patatine, poi scartava quel piatto e tirava a sé quello di spaghetti all’amatriciana preparato dalla madre, pronunciando la “storica” frase: “spaghetti, me provocate e mo’ ve magno!”; esattamente come fa il centro sinistra (sollecitato dagli scontri interni alla GFeID, unita poi però nel voler magnare tutta la “amatriciana” esistente in Italia) tirando a mezzo lo “spoil system, uana gana!”.

In conclusione, anche Montezemolo (con la GFeID) sembra molto incoerente tra le sgridate al Governo seguite poi senza tante storie (ma con regalini vari) dalla firma ai documenti programmatici dello stesso; in realtà, è invece molto coerente con il magna magna “all’italiana”. Ed è molto coerente a giocare l’intera partita – con la recita delle varie parti in commedia tra i diversi protagonisti – all’interno del centrosinistra; per cui solo gli sciocchi del centrodestra pensano (o fanno finta di pensare per esimersi dal compiere una qualche azione politica) che si sia pentito rispetto all’editoriale di Mieli, in pratica firmato dall’intero patto di sindacato della Rcs, con cui si invitava a votare a sinistra nelle elezioni del 2006. La destra serve solo per magnare meglio, fingendo la “democrazia” dell’alternanza; non parliamo di Berlusconi, che è da 15 anni il collante dei magnoni o meglio dei loro supporters, i coglionazzi che votano secondo quanto loro dice un ceto intellettualoide ultradisgustoso, che straparla di etica, mentre è composto da venduti al miglior offerente: senza intelligenza, senza dignità, con il solo faro dell’opportunismo piccolo, piccolo.

 

Raccontiamo anche questa, di “Monteprezzemolo”, en passant. Solo perché è il paradigma di tutti questi “americani a Roma” che “se magnano gli spaghetti all’amatriciana”. Costui crede fermamente nel miracolo Fiat? Lasciamo la risposta in sospeso (anche se ne penso qualcosa di preciso). Egli comunque, per non rischiare, ha creato nel “Paradiso fiscale” Lussemburgo (dove il 99% di quelli che rappresenta in Confindustria non sono in grado di andare) la società Charme assieme a Merloni ed altri (fra cui Montepaschi e Unicredit). Tale società controlla il gruppo Ballantyne che con la società cinese Fenix Ltd ha fondato una joint venture, la  Chinese Cashmire company. Da quest’ultima la Charme importerà (o già importa) cashmire cinese da distribuire in vari paesi dell’area mediterranea, mettendo sicuramente in difficoltà una miriade di piccole imprese dello stesso settore, che hanno sede in Italia e vi pagano le imposte, magari forse evadendone una parte, ma non tanto quanto quelle che se ne stanno tranquille in Lussemburgo. Oggi, poi, con l’inasprimento fiscale (tra uno e mezzo e due punti percentuali in un anno), con gli studi di settore che innalzano l’imponibile fissato d’autorità (e perfino con retroattività), la situazione è peggiorata per i piccoli; cosicché il “Monty”, protestando a parole ma accettando nei fatti (anzi alzando il ditino perché comunque le tasse si devono pagare; pur se non proprio in Lussemburgo) ne approfitterà per “allargarsi” ulteriormente (assieme ai soci).

Questa “storia” l’ho però già raccontata, salvo l’ultima aggiunta, nel mio Il gioco degli specchi (Ermes editore): vedi p. 48. Oggi vi è una ulteriore aggiunta da fare. Il Presidente suddetto, assieme al gruppo Marcegaglia (una della famiglia è fra le candidate alla futura presidenza) si va espandendo nel settore del turismo. Anche in tal caso, come si sta procedendo? Il Governo rimbrotta gli operatori del settore – migliaia di lavoratori autonomi e piccole imprese – per prezzi alti e scarsa efficienza. Intanto, con inasprimento fiscale, studi di settore, lotta all’evasione, li si metterà ancor di più in difficoltà; arriverà però il “presidente di tutti” (quello che crede nel miracolo Fiat) e si prenderà una bella fetta del fatturato del settore, sfoltendo un bel po’ di “inefficienti”. Leggendo la precisa, e nominale, denuncia del presidente della Confcommercio Friuli-Venezia Giulia a tal proposito, mi sono venuti in testa molti western americani (se qualcuno preferisce, pensi pure al capolavoro di Kurosawa, I sette samurai).

Nella vallata sgobbano e prosperano decine di “liberi coloni” (che avranno “eroicamente” ammazzato la loro quota di “pellerossa”, ma questo è avvenuto prima del film), i quali dissodano la terra, pascolano le loro mandrie e stanno dimostrando la virtuosità della “libera iniziativa privata”, intrisa di amore per la terra e per il proprio lavoro (i soldi sono un di più, soltanto optional) e di maschia e amichevole collaborazione di fronte agli imprevisti della natura matrigna. Nella valle alligna però ormai il cattivo, grande proprietario, che vuole impadronirsene completamente. A volte ingaggia il killer di professione, “il cavaliere nero”; ma in ogni caso paga una squadra di mandriani (salariati), tipi da forca, che ne commettono di tutti i colori per costringere i liberi coloni ad andarsene cedendogli la terra a prezzo svilito. Per metà del film (o persino di più) questi ultimi sopportano sempre con quella bella faccia larga e piatta (tra l’ingenuo e il giuggiolone) del “bravo americano”. Infine, pur con il cuore esulcerato per dover accettare di opporre violenza a violenza, ingaggiano anche loro un “cavaliere bianco” (in genere da solo perché tanto i buoni vincono sempre; talvolta, più realisticamente ma molto raramente, sono un gruppetto) e ovviamente sistemano a dovere i mandriani e l’eventuale killer, cacciano (eccezionalmente anche uccidono) il proprietario cattivo e…..tutti vissero felici e contenti (c’è pure qualche storia d’amore, ma qui non c’interessa).

Il vero fatto è che la “vallata” è l’Italia, il “cattivo proprietario” (cioè il proprietario cattivo) è la GFeID e, in particolare, il presdelaconfind, la squadra dei “mandriani” (da forca) è la masnada del centrosinistra, il “killer” occupa il Ministero dell’economia (oggi ce n’è più d’uno); i “liberi coloni” sono le centinaia di migliaia di lavoratori autonomi e cosiddetti artigiani, ecc., una buona parte dei quali, negli “anni eroici”, avrà probabilmente fatto fuori dei “pellerossa”, ma adesso se la vede un po’ dura. Per il momento non sembra però che tali “liberi coloni” abbiano capito la necessità dell’ingaggio di un “cavaliere bianco”; e quando non la si capisce (o la capiscono in pochissimi), e si continua solo a mugugnare, chinando il capo e lavorando duramente le “terre della vallata”, tale “cavaliere” non arriva. Evidentemente non abbiamo ancora superato la metà del film!

 

Ultima (in)coerenza. Si è verificata una dura polemica della Chiesa contro i Dico e l’“attentato” alla famiglia, si è fatta una manifestazione piuttosto grossa contro tale “attentato”, ecc. Urla e strepiti da parte dei “laici”, ivi compresi quei cattolici progressisti e laici anch’essi; insomma proteste vibranti dell’intera maggioranza governativa. Si è gridato all’invasione della sfera di potestà dello Stato, si è invocata una revisione del Concordato. Insomma, si è “preso atto” di un imbarbarimento tale che stiamo tornando a prima dell’illuminismo; fra parentesi, dico (non Dico) che la mia impressione è che da anni si sia tornati a prima di quel periodo, con tutti i grandi intellettuali “di sinistra” (la gauche caviar) a blaterare contro l’idea di “progresso”, a chiedere ritorni alla natura, criticando aspramente l’homo faber, l’“incivile” sviluppo tecno-scientifico, perché l’arretratezza, la quiete agricola, l’aspro ma “saporito” odore del letame sparso sui campi, sono segni di equilibrio, di reciproca sopportazione e benevolenza, di dedizione all’arte, alla letteratura, alla musica, e a chissà quali altre meraviglie. Ah, se potessimo ripristinare l’aratro a chiodo invece di infliggere quelle orrende ferite alla terra con i trattori che trascinano giganteschi vomeri da scasso!

In poche parole, tornando “a bomba”, era ormai necessario organizzare una crociata all’incontrario: armate non crociate (l’insegna scelta non la conosco), magari guidate da Umberto Eco e Odifreddi. Improvvisamente, il premier, tale Prodi (“avanti miei prodi”, come nelle Crociate) chiede ai preti, di ogni ordine e grado (a quelli che recitano omelie come a quelli delle semplici prediche) di condannare l’evasione fiscale, di dichiarare che gli evasori non sono buoni cristiani; magari meglio se tale comportamento scorretto venisse elevato al rango di “ottavo peccato capitale”. Per quanto ne so, la fiscalità è prerogativa dello Stato fin da quando sono stati posti i primi mattoni di tale organismo, divenuto centro del potere politico e monopolizzatore della forza. Mi sembra ovvio che il Fisco non abbia per la Chiesa, e per nessun’altra organizzazione di qualsiasi altra religione, la stessa importanza della famiglia.

La Chiesa, in effetti, ha fatto orecchie da mercante in merito al “prediconzolo” di Don Prodi. Apriti Cielo! Gli stessi politici e intelletual(oid)i che strepitavano per l’invasione di campo nel caso dei Dico, cioè della famiglia, si sono messi ad ululare contro la Chiesa per la sua mancanza di senso civico e….morale. Si è posto in luce che essa è una istituzione anche finanziaria, che gode di immeritate agevolazioni fiscali; vista questa sua scarsa attitudine collaborativa rispetto allo Stato (in realtà: al Governo di centrosinistra!), queste andrebbero immediatamente tolte. Se la Chiesa collaborasse con il Fisco (di Visco e Padoa Schioppa) – invitando, con la minaccia del peccato e della pena spirituale, a pagare le imposte – non attenterebbe più alla laicità dello Stato, non invaderebbe più il suo specifico e intoccabile campo d’azione. Se questa è coerenza, lo giudichi chi ha un minimo di cervello (quindi non quelli di sinistra, in specie di quella “estrema”, i più sceeeemi di tutti).

Mi attendo da un momento all’altro, da questa ignobile accozzaglia di 103 membri del Governo, la promulgazione di una Legge (civile, ma anche “carica di eticità”) che dichiari nuovamente valida l’ipotesi geocentrica con qualche corollario aggiuntivo: la Terra è al centro dell’Universo, e il Governo di sinistra è al centro della Terra. Verrà imposto alla Chiesa di tornare ai suoi antichi amori, ricondannando Galileo; se non lo fa, si prepari a tornare ad Avignone. Eco riscriverà Il pendolo di Foucault, Odifreddi inventerà qualche altra improbabile filologia. Da questa gente c’è da aspettarsi di tutto; comunque il peggio in ogni caso. Fino a quando consentiremo a questa accolita di “roditori” di abusare della nostra pazienza (e dei nostri soldi)? Fino a quando le persone “sane di testa” continueranno a mugugnare, e a non cercare “il cavaliere bianco” che liberi la “vallata” dal “proprietario cattivo” e dai suoi “mandriani” e “killer”.