ALCUNE DOMANDE (di Gianfranco La Grassa)
Ci sono molte domandine aggiuntive al decreto sulla liberalizzazione delle professioni. Alcuni dementi di sinistra non sono usi porsele perché caricano a testa bassa categorie certo ricche (non proprio tutte, ma molte) e che sono “antipatiche”; ma soprattutto non sono “progressiste”, non rispondono ai criteri del politically correct in uso presso i “nani e ballerini” – lavoratori improduttivi (in senso corrente, non quello marxiano) dell’impiego pubblico, dello spettacolo, dell’informazione, ecc. – che allignano nello schieramento che “ringhia” in appoggio a questo Governo.
I Domandina (una quisquilia). Perché scegliere questo periodo di ferie, con tutti i turisti che arrivano, con molti nostri concittadini che debbono andare in vacanza e vorrebbero andarci un po’ tranquillamente senza sciopero di treni e aerei, servizi vari che non funzionano, ferrovie sempre più disastrate (se raccontassi il mio recente viaggio sull’eurostar Roma-Bari, ci sarebbe da esserne edificati), ecc.; e adesso con ulteriori casini (certo non gravissimi) con i taxi? Non basterebbe per il momento essere un po’ più coerenti sulla politica estera e le missioni d’armi (non di pace!) all’estero (e non solo in Irak)?
II Domandina. Perché si straparla di concertazione con i sindacati e poi si decide all’improvviso la “liberalizzazione” senza consultare, anzi nemmeno preavvisare, le categorie interessate, perfino all’insaputa di un Ministro del Governo, Mastella (e non credo sia stato il solo), che adesso minaccia appoggi esterni e al quale ha dovuto telefonare Bersani profondendosi in scuse e tanti complimenti per la sua lealtà (sic!) ecc.? Non si poteva presentare un progetto di legge e discuterne?
III Domandina. Da 40 anni, per i taxi, esisteva il blocco delle licenze oltre un certo numero. Adesso il blocco è tolto. Non è che questo permetterà a chi ha soldi di acquistare molte licenze danneggiando la “libera concorrenza” che si dice essere obiettivo del decreto? Come mai un Governo di (pur finta) sinistra si mette a giocare il ruolo dell’ultraliberista? Non è che, come tutti i liberisti (a parole, ma tutti i liberisti veri lo sono solo a parole), vuole alimentare la concentrazione in favore di alcune grandi catene di interessi? E’ solo un caso che da pochi mesi sia stata costituita la società Fiat autotrasporti, che non ha fissato ancora il suo scopo sociale: se trasporto merci o civile (o tutti e due) e, nel secondo caso, se tramite autobus di linea o magari anche con servizi taxi? A pensare male si fa peccato ma….. (vedi detto di Andreotti).
IV (e decisiva) domandina (anzi affermazione). Notai, farmacisti, taxisti, panettieri ecc. (pur a livelli di reddito assai diversi) non sono simpatici e, se avessi un qualche potere politico, non lo impiegherei certo per difenderli. Sono però queste le caste dominanti? No, ma altre ben più grosse e potenti. La Telecom ha ancora il monopolio degli impianti fissi. E’ piena di debiti, non fa innovazioni, ha servizi costosi, non rappresenta certo un elemento propulsivo in un settore d’avanguardia come quello delle telecomunicazioni. E non parliamo dei suoi call center, a lavoro precario oltretutto. E per la Fiat valgono discorsi analoghi; non credo ai suoi conti in attivo, ai suoi piani industriali di corto respiro. E chiede già prepensionamenti e altre esigenze avanzerà fra poco. Le banche hanno i servizi più costosi d’Europa, hanno tutte (non il solo Fazio) concorso lucrosamente ai danni subiti dai risparmiatori nei vari crac ben noti, fanno manovre finanziarie molto dubbie e pericolose da ogni punto di vista.
E poi bisognerebbe affrontare anche la questione del settore pubblico. Ci sono molte brave persone, e meritevoli; ma anche tanti fancazzisti, maleducati, inefficienti, dannosissimi. E per di più inamovibili, illicenziabili, il che non è per me più approvabile. Basta con questi tabù. Comunque, Prodi ha detto che altre misure seguiranno, che questo è solo l’inizio. Tuttavia, è sintomatico che abbia scelto questo inizio, che comunque nemmeno nomina il vero establishment dominante (quello da colpire sul serio); e che, in ogni caso, adesso lancia preavvisi, non prende decisioni immediate, si prepara a discutere con chi di dovere. Atteggiamento non seguito nelle decisioni di cui stiamo parlando.
Non dilunghiamoci troppo al momento. Il vero fatto è che la destra è veramente schifosa nella maggior parte delle sue prese di posizione; e in modo particolare in politica estera, dove il suo filoamericanismo e filosionismo sono senza sfumature. Stiamo però attenti, perché tale schieramento è rozzo, ma sincero, non ci sono finzioni; il suo pus sprizza apertamente da tutti i pori. Il centrosinistra – che raggruppa il 90% del vecchio ceto politico professionale (ex dei vari partiti) e di quello intellettuale (improduttivo e parassitario nel senso sopra detto) – è ipocrita, falso, furbetto, pericolosissimo; è il vero bubbone (o cancro) della società. Se non verrà estirpato entro 5, al massimo 10, anni, l’organismo andrà in totale disfacimento. Saremo, con tanti distinguo e tanta malafede e linguaggio biforcuto, con la schiena del tutto piegata agli USA, veri loro schiavi e tentacoli in direzione del completo asservimento dell’intera Europa.
Come trovare la stretta via che conduce allo scontro con questa sinistra (assolutamente irriformabile), senza mai confondersi con la destra, anzi contrastandola e mettendola in angolo? Questa è l’ultima, e più essenziale e definitiva domanda. Per rispondere in tempi utili, non più di 3-4 anni. In assenza di risposta, godremo di un finale simile a quello del film di Magni Nel nome del Signore: infileremo la testa sotto la ghigliottina pronunziando: “Popolo, buona notte”.