I TARTASSATI (3) (di M. Tozzato)

Alcuni giorni fa avevo chiesto aiuto a causa delle difficoltà di comprensione che il ddl della nuova finanziaria mi aveva creato. Devo ringraziare in particolare, oltre agli amici e compagni che scrivono sul blog “Ripensare Marx”,  il quotidiano economico finanziario IlSole24Ore e un sito internet in cui sono riuscito a rintracciare un paio di articoli interessanti.

Il giorno 03.10.2006 su Il Sole24Ore trovo una tabella in cui vengono calcolati i nuovi carichi Irpef,

comprensivi oltre che delle rimodulazione delle aliquote anche delle detrazioni d’imposta e delle deduzioni dal reddito; viene specificato però che le modifiche apportate agli assegni familiari potrebbero bilanciare in tutto o in parte gli incrementi dell’Irpef. Ad ogni modo vengo a sapere che un mio collega di lavoro, tecnico di manutenzione negli enti locali, che grazie agli straordinari dovrebbe riuscire a superare il reddito annuo di 30.000 euro, essendo un contribuente con moglie e un figlio a carico si troverà a pagare 142 euro in più, mentre il sottoscritto, che vive da solo, se riuscirà a raggiungere la medesima retribuzione lorda, usufruirà di una diminuzione di 83 euro (meglio che niente!).

Penso che il fatto che gli assegni familiari possano riequilibrare la situazione del mio collega rispetto alla mia non attenui la stranezza della situazione.

Mi limito a questo solo esempio visto anche che sicuramente i ragionieri del Sig. Padoa-Schioppa

saranno già impegnati in ricalcoli molto complicati considerando la forza e il numero dei gruppi di pressioni da accontentare.

Proviamo ora ad inoltrarci in quel ginepraio (almeno per me) che  chiamano cuneo fiscale  ; sempre su Il Sole24 Ore trovo scritto, in riferimento all’art. 18 della finanziaria, :

<<Una prima deduzione della base imponibile riguarda i contributi assistenziali e previdenziali a carico del datore di lavoro […] la seconda deduzione consiste nell’abbattimento forfetario della base imponibile per un importo pari a 5.000 euro, su base annua, per ciascun lavoratore dipendente[…]a tempo indeterminato  […] nelle Regioni del Sud Italia la deduzione spetta per un importo sino a 10.000 euro>>.

Sorvoliamo, per ora, sulla decorrenza e su altre specificazioni per mettere in evidenza che i Sigg. Epifani e C. avrebbero dovuto considerare che se le agevolazioni per le regioni del sud appaiono giustificate riguardo alle imprese risultano meno comprensibili per i lavoratori dipendenti (40% del cuneo): seguendo il buon senso, per i lavoratori assunti a tempo indeterminato, a parità di reddito lordo e di ogni altra condizione, i vantaggi (che sembrano comunque esigui) dovrebbero risultare, credo, eguali. Si corre il rischio di ridare forza, mi pare, al solito  vergognoso antimeridionalismo di certi “padani” e al razzismo leghista e la deriva culturale negativa che coinvolge in modo pesante i ceti dominati rischia di esserne alimentata.

In un articolo apparso nel giugno di quest’anno su internet  S. Giannini e M. C. Guerra scrivono:

<<Il cuneo fiscale è la differenza fra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta che resta a disposizione del lavoratore. E’ costituito dalle imposte e dai contributi commisurati alla retribuzione, che sono pagati dal datore di lavoro o dal lavoratore. E’ quindi formato da un insieme eterogeneo di componenti che gravano su soggetti diversi.[…] Sul datore di lavoro gravano tre tipologie di contributi: previdenziali, assicurativi e assistenziali. Complessivamente, ammontano al 32,08 per cento della retribuzione lorda.[…] Sul lavoratore gravano due tipologie di contributi: previdenziali e, in minima parte assicurativi. […] Per ridurre il cuneo fiscale si possono seguire diverse strade. Si può agire sulle imposte (Irap e Irpef) o sui contributi (previdenziali, assicurativi, assistenziali); la riduzione può inoltre riguardare la componente a carico del datore di lavoro o quella a carico del lavoratore.>>

Bisogna però distinguere tra guadagno netto e guadagno lordo relativi alla riduzione del cuneo quando si agisca sui contributi:

<<i contributi sono infatti deducibili dall’Ires pagata dal datore di lavoro. Se i contributi calano, la base imponibile dell’Ires aumenta e con essa l’imposta da pagare. […] Allo stesso modo, per quanto riguarda la riduzione del cuneo a vantaggio dei lavoratori, occorre tenere conto della maggiore Irpef che essi dovrebbero pagare sulla loro più elevata retribuzione lorda.>>

Ma la riduzione dei contributi implica conseguenze importanti:

<<è utile ricordare che i contributi sono molto diversi dalle

imposte, in quanto non servono al finanziamento generale della spesa, ma vanno a finanziare

programmi specifici, che hanno in senso lato la funzione di assicurare il lavoratore rispetto alla

possibile perdita del proprio reddito (per vecchiaia, malattia, disoccupazione, eccetera.) e sono

prelevati sulla categoria di soggetti che beneficia di quei programmi.

Rispondono pienamente a questa definizione, e sono perciò considerati "oneri propri", i

contributi previdenziali e assicurativi in quanto servono, i primi, a finanziare le pensioni di

cui i lavoratori usufruiranno e i secondi, a salvaguardare il loro reddito in caso di eventi avversi

(disoccupazione, malattia). Questi contributi non possono essere tagliati senza decurtare le

pensioni e gli altri programmi che con essi sono finanziati, a meno di non procedere a una loro

fiscalizzazione (e cioè al loro finanziamento tramite imposte), che però porrebbe a carico di

tutti i cittadini il finanziamento di programmi di spesa di cui beneficiano solo i lavoratori.

I contributi assistenziali sono invece "oneri impropri", in quanto servono a finanziare

programmi che hanno una componente redistributiva. Il contributo per maternità viene ad

esempio pagato anche dagli uomini, i contributi per assegni familiari vengono pagati da tutti i

lavoratori dipendenti, a prescindere dal loro stato di famiglia. Questi contributi sono stati

diminuiti a più riprese nel tempo, da ultimo con l’ultima legge Finanziaria (n.d.r.2006), e sostituiti con un finanziamento a carico delle imposte.>>

L’alternativa, aggiungono ancora la Giannini e la Guerra, consisterebbe nell’agire sulla componente fiscale del cuneo:

<<Per quanto riguarda il datore di lavoro ciò implicherebbe […] di eliminare dalla base imponibile dell’Irap la componente del costo del lavoro rappresentata dai contributi a carico del datore di lavoro […] Per quanto riguarda lo sgravio promesso ai lavoratori, le ipotesi sul tappeto possono essere ovviamente le più diverse. Nel loro caso, infatti, l’intervento non è finalizzato a una riduzione del costo del lavoro, ma al sostegno delle retribuzioni nette. Può quindi interessare il fronte fiscale, ad esempio in forma di restituzione del fiscal drag……>>.

A questo punto mi fermo perché è apparso uno spettro, il fiscal drag , che dovrebbe procurare una fitta dolorosa a tutti i lavoratori.

Sempre in rete trovo questa definizione del fiscal drag:

<<In un imposta progressiva, come l’Irpef, l’imposta media aumenta all’aumentare del reddito monetario. Quando si ha inflazione, un aumento del reddito monetario non comporta un pari aumento del reddito reale […] Ma il sistema tributario non tiene conto di ciò, e tassa l’individuo di più (perché ha un reddito più alto) considerandolo più ricco. L’aumento di tassazione indotto dall’inflazione si chiama fiscal drag e discende da due fattori: 1) una quota sempre più ampia del reddito è assoggettata ad aliquote (marginali) più elevate; 2) il valore delle detrazioni e deduzioni d’imposta per tipologie di redditi, per carichi familiari, ecc., non è indicizzato all’aumentare dei prezzi e quindi diminuisce, in termini di potere d’acquisto, quando vi è inflazione.>>

A partire dalla Finanziaria 2001 la restituzione del fiscal drag ha cessato di esistere; si tratta del periodo che ha visto l’introduzione dell’Euro, con l’Istat impegnato nella più imponente falsificazione di dati sull’inflazione che la storia della Repubblica ricordi. A suo tempo alcune associazioni di consumatori avevano provato a quantificare l’effettiva perdita di potere d’acquisto di salari e stipendi. Sarebbe interessante che questi sindacati consumatori provassero a valutare l’autentica gigantesca grassazione operata ai danni dei lavoratori in questi anni col mancato recupero del fiscal drag.

Un mio collega, operaio comunale, ormai prossimo alla pensione, sentendo parlare del “cuneo” (l’elemosina dopo il salasso) mi ha fatto osservare che aveva un forte sospetto riguardo al posto in cui ce l’avrebbero “inserito”. Chissà…..

 

06.10.2006