MANIFESTO SULLA TERZA FORZA ( Replica di Franco D’Attanasio a Gianfranco La Grassa)
Le tue precisazioni e considerazioni colgono sostanzialmente il senso della mia “transizione alla transizione”; come dici tu, va bene “er core” ma orientato al cervello ci pone di fronte alla realtà senza facili illusioni né scappatoie di nessun genere; certo penso che un manifesto politico di tale complessità (ma anche di originalità se vogliamo) sarà indigesto a parecchi, diciamo così, comunisti (siano essi veteri e/o idealisti cioè non proprio leninisti). Il punto è che senza l’avallo di una teoria scientifica che ci dia la tranquillità e la sicurezza dell’avvento “dell’affossatore” del capitalismo (come poteva essere un po’ di anni fa), siamo, per così dire, costretti a navigare un po’ a vista, ma non completamente, dato che l’insegnamento dei maestri ma anche della storia ci comunque fa rimanere e ci guida in un approccio strutturale e non ci fa cadere nella trappola delle teorie liberali sull’individuo ecc. Mi va molto bene che comunque tu sottolinei il fatto che bisogna ripensare anche l’altro corno del dilemma, la trasformazione sociale, e che tra potenza e rivoluzione c’è netta ed irriducibile contraddizione, da tenere sempre presente allo “spirito” nel mentre si opera per la “transizione” (quella vera); un altro aspetto che mi viene in mente, a tal proposito, è che forse c’è necessità di ripensare anche una teoria dell’individuo da contrapporre a quella liberale, questa dovrebbe fare da complemento sia alle analisi più generali e di fondo del sistema complessivo delle relazioni sociali (finalizzate all’individuazione delle varie crepe in cui una pratica anticapitalistica si possa inserire) e sia a nuove teorie sulla transizione e trasformazione sociale.
Comunque va bene così (si fa per dire, dati i tempi).