LE PANZANE DI PANSA
Finalmente lo hanno tacitato. I metodi e gli argomenti saranno stati discutibili, ma dobbiamo ammettere che non sempre si può essere schizzinosi, si gode e ci si accontenta di quel che si ha e di quel che si vede. Si era divertito fin troppo il caro Pansa, sproloquiando sul “Sangue dei vinti” e sulla “Grande Bugia” alla base della fragilità della democrazia italiana, almeno secondo il suo “nobile” punto di vista.
A voler a tutti costi rovistare negli angoli bui della storia, si finisce per ispezionare orefizi un po’ flatulenti, anche se, come dicevano i latini, per la pecunia che non olet si fa tutto e di più.
Ieri, finalmente, il prezzolato revisionista, sceneggiatore di fictions, “grande” giornalista e storico specializzato nelle vendette partigiane ha subito la sua giusta contestazione. Naturalmente, la sua superiorità intellettuale gli ha consentito di ignorare le urla scomposte dei giovinastri dei centri sociali accorsi a Reggio Emilia, dove Pansa discuteva del suo libro “La Grande Bugia”.
Pansa è un uomo tutto d’un pezzo e, certo, non si poteva fermare davanti a quattro scalmanati con il mito dell’antifascismo e della resistenza nella “capoccia”. Anche se non poteva arringare i suoi ammiratori accorsi al dibattito li ha sollazzati firmando il suo capolavoro sulle infamie partigiane, fino al placarsi della “singolar tenzone”. Così dopo tanti epiteti: “fascista”, “revisionista”, “prezzolato cortigiano”, Pansa ha potuto regalare agli astanti altre pillole di saggezza del suo repertorio, a dire il vero, molto poco originale: “Ringrazio gli uomini e le donne liberi di questo paese”, “La Resistenza è la mia patria morale”, “la stella cinque punte non è un simbolo felice”. Bravo Pansa, tuttavia, questi metodi non ti vanno a genio solo quando sono rivolti nei tuoi confronti. Ricordo un episodio di qualche tempo fa quando l’ineffabile giornalista-storico-sceneggiatore-rifacitoredellastoria intervenne in una trasmissione su rai due della quale ora non ricordo il nome. Qualcuno aveva avuto l’impudenza di far parlare nella stessa trasmissione Leonardo Mazzei dei “Comitati Iraq Libero”. Quella volta Pansa sbottò scocciato e protervo perché si era data la parola a inutili “sovversivi”. Vedi Pansa, a chiacchiere siamo tutti libertari, difendiamo il diritto di parola finché non sconfina in opinioni contrarie alle nostre e tu hai dimostrato chi sei proprio in quella occasione. Detto ciò, non prenderemo certo lezioni da te sulla libertà degli uomini e sul buon senso civile. Quando si “disciolgono” epoche storiche così cariche di significato in episodi collaterali (che pure si sono verificati) ma che, proprio per questo, devono restare tali, si fa la fine del filosofo del racconto di kafka, quello che insegue la trottola perché è convinto che nel suo movimento si nascondano le leggi del cosmo. Tu fai pure, segui la trottola ma, per favore, non farle girare a noi possibilmente.