COMMEDIA FINITA
Dovremo molto analizzare l’ultimo anno (dal 14 dicembre 2010), che è quello cruciale della commedia in cui tutti hanno recitato a “soggetto”; con le naturali improvvisazioni di questo tipo d’opere teatrali, la cui trama generale è però tracciata. Due punti salienti voglio intanto ricordare in quanto paradigmatici dell’insieme. Intanto, la settimana (all’incirca) in cui Berlusconi ha fatto finta di recalcitrare di fronte all’aggressione alla Libia. Sappiamo adesso quale volume di fuoco abbia sviluppato l’Italia laggiù; il maggiore dalla seconda guerra mondiale. Dunque superiore a quello, da vili aggressori al seguito degli Usa, scatenato sulla Jugoslavia; superiore a quello in Irak e Afghanistan. Berlusconi recitava la mammola che si vergogna, anzi che ritiene un errore quanto si sta facendo, ma ha accettato tutto e non si è minimamente tirato indietro, pronunciando anche una frase da ebete e meschino alla notizia del feroce e bestiale linciaggio di Gheddafi.
Oggi, per inciso, il mercenario messo a presiedere il fittizio organo chiamato CNT ci dice che l’ordine di eliminarlo è venuto da una potenza straniera. Abbiamo capito da chi; è un avvertimento a “qualcuno” di non voler allargarsi troppo perché altrimenti gli ammanniscono un bel brindisi con cicuta. E la Germania – che intanto porta a termine con la Russia l’accordo sul Northstream mentre il corrispondente ramo sud, dove d’altra parte l’Eni è scesa dal 50% al 15%, è in panne – sta già agendo da subpotenza centrale in Europa; anche se a sud la situazione deve ancora essere meglio sistemata (e lo si tenta, cominciando dal governo Monti; vedrete che la Borsa andrà su e lo spread giù).
Secondo episodio, l’ultimo atto. Berlusconi annuncia le dimissioni, ma con una certa calma dichiarando poi che non c’è altra soluzione rispetto al voto a febbraio. Questa volta non passa una settimana o comunque giorni, solo 12 ore. Un po’ di ulteriore sceneggiata con Borsa in rosso, spread al massimo, l’“ombra di Banco” (il default) fatta aleggiare per il “poppolo” coglione; e il commediante, sempre amareggiato – in quest’anno è sempre stato tale o altrimenti adirato con Tremonti, con i “traditori” che voleva vedere in faccia, perché così, andando incontro all’aperta dimostrazione della maggioranza ormai mancante, si sarebbe consegnato più docilmente alla volontà del rappresentante di Obama in Italia – ha subito annunciato che si ritira in “due balletti” e accetta il governo di “salvezza nazionale”, in realtà pronto alla terza, terribile, manovra già chiesta dalla UE, che pelerà finalmente questi fessi di italiani (salvo un buon 20% che scialerà e berrà fiumi di champagne di fronte al bengodi che gli si prepara).
Adesso comunque la commedia è finita. Cioè questa commedia è finita e ne inizierà un’altra. Vittorio Emanuele III e Badoglio sono già a Brindisi e non aspetteranno mesi, ma pochi giorni, per varare il “Governo di Salerno”. Chi sono oggi i due “famosi” personaggi appena citati non farete grande difficoltà a capirlo. Non so a chi paragonare Berlusconi. Non certo a Mussolini come pensano i mentecatti della falsa sinistra. E’ una nuova macchietta che si è inserita nella galleria dei “Pulcinella” della Commedia dell’Arte. Adesso ne fioriranno, e chissà quante, a partire dal prossimo premier “tecnico”, uomo “per tutte le stagioni”, un altro della Goldman Sachs messo ai posti di comando; appena uno va in Europa, un altro viene piazzato ai vertici in Italia. Che paese di merda, e che razza di personaggi “in alto”. Perfino Vittorio Emanuele e Badoglio protesterebbero ad essere loro paragonati. Allora c’era di mezzo il terribile dramma della guerra. Adesso ci sono solo meschine complicità per imprese coloniali, la cui selvaggia ferocia fa impallidire quelle di un secolo fa, e una miserabilità nello sdraiarsi ai piedi dei potenti, che supera i più neri periodi della sudditanza italica.
C’è un elemento positivo? Va be’, diciamo che la politica non potrà più essere ridotta al si o no ad una singola persona. Tuttavia, non si recupererà la politica in senso proprio; si continuerà a traccheggiare, a recitare farse sempre più tragiche. Sono pure sorpreso del comportamento di chi diceva di opporsi all’annientamento completo, esaustivo, della sovranità italiana. Si mena il can per l’aia, si è diffidenti e si lasciano in disparte quelli che sarebbero alleati; a che gioco si sta giocando? Un vero schifo. Avremo modo di parlarne a lungo ormai.