Dalli al “tudesc”

E’ abbastanza significativo, oltre che in qualche modo divertente, constatare come ci siano oggi in Italia due ambienti di intellettuali che stanno cercando ansiosamente un nuovo posizionamento nel dibattito pubblico: i comici e gli economisti.

 

I primi devono improvvisamente dimostrare di avere la capacità di produrre satira anche se orfani del “nano”, il che per la gran parte di loro riesce molto difficile. Alcuni si ritirano in buon ordine dalla sfida, altri proseguono senza molta audience, tutti non fanno più ridere neanche i loro fans tradizionali. Il poppolo non ha più niente da commentare il giorno dopo in mensa o al bar! Aiuto!

 

Gli editorialisti/economisti non sono messi meglio, ora che la credibilità della politica italiana non è più “la” questione economica principale, ma la situazione economico-finanziaria italiana è esattamente quella di prima. E’ quindi partita l’operazione. “spieghiamo cosa succede”.

 

Incapaci o, forse più probabilmente, impossibilitati a spiegare il significato politico di fondo della speculazione finanziaria in corso contro l’euro (che La Grassa individua, in ultima analisi, nella decisione degli USA – nome che indica sinteticamente l’attuale gruppo dirigente “obamiano” –  di serrare il proprio dominio sull’area europea, anche aprendo la competizione fra le nazioni UE più potenti per conquistare una vera e propria delega al ruolo di sub-dominante regionale) ecco che pressoché in coro stanno costruendo la tesi de “la colpa è della Germania”. Pressoché tutte le migliori firme “economiche” della stampa nazionale si stanno cimentando su questa tesi, che fa breccia veleggiando sull’antico e sempre presente luogo comune in voga nel poppolo italiano, e cioè che la rigidità dei tedeschi porti danno agli altri ed anche a loro! … se solo si affidassero alla creatività e flessibilità italiana , invece …

 

In funzione del diverso schieramento nell’era dell’antiberlusconismo, si distinguono poi in due sottogruppi: quelli de “la BCE deve fare come la FED” , tesi prevalente a destra, e quelli de             ”dobbiamo ubbidire alla UE, non alla Germania”, tesi prevalente a sinistra. L’importante è eliminare dalla scena qualsiasi “manina d’oltreoceano”. Particolarmente nauseante, a me pare, il tentativo di trasformare il “coniglio mannaro” Mario Monti, nel severo professore che richiama Francia e Germania come due allievi riottosi all’obbedienza “commissionaria”. Secondo alcuni l’Italia, grazie alla nuova credibilità conquistata sic et simpliciter grazie a Monti, avrebbe ora la possibilità di giocare un ruolo fondamentale nella creazione dell’Europa finalmente autonoma, pienamente politica. Ipotesi quanto mai sgangherata perché del tutto velleitaria, se si guarda ai rapporti di forza fra nazioni europee, e addirittura irrealistica se si guarda, come si deve, alla macro-relazione UE-USA che vede la prima funzione della seconda impegnata, quest’ultima,  a rallentare il suo declino di potenza unilaterale.

 

Quanto alla prima tesi, la BCE deve fare come la FED, essa mi sembra opportunamente smontata in questo passaggio di un articolo di Gavazzi/Alesina uscito sul Corriere della Sera del 24/11: “Molti dicono che questo è il peccato originale dell’euro: non avere una banca centrale che si comporta come la Federal Reserve americana. Ma la differenza è che la Fed non compra i titoli emessi dagli Stati (dal Texas, o dalla California), solo quelli del governo federale. Non solo, ma la grande maggioranza degli Stati americani ha un vincolo di bilancio in pareggio. Titoli federali in Europa non esistono perché non esiste un ministro del Tesoro dell’Eurozona e i Paesi europei possono emettere debito a piacimento, senza tener conto dei costi per l’Unione nel suo complesso.”

 

Fine della commedia, su questo fronte.

 

Ma poi concludono: “Per salvare l’euro occorre estendere i poteri esecutivi dell’Ue alla politica di bilancio, non alle singole misure o al mix fra spesa e imposte, che deve rimanere prerogativa dei parlamenti nazionali, ma ai conti pubblici aggregati: evoluzione del debito e saldi di bilancio.

 

Questi due signori fanno ovviamente finta di non capire che delegare alla UE: l’evoluzione del debito ed i saldi di bilancio significa, banalmente, affidare alla UE la direzione dello sviluppo strategico di un continente, come dire che bisogna fare gli Stati Uniti d’Europa. E … la politica di grazia? Già, ma loro sono “tecnici”, non fanno politica. E non fanno neanche ridere…

 

Red

Roma, Novembre 2011