LE MANOVRE DI UNIPOL SU FONSAI – Un conflitto tra (sub)dominanti
La vicenda FONSAI-UNIPOL monopolizza da tempo l’attenzione dei principali quotidiani e commentatori economici della stampa italiana ed in parte estera. I fatti sono noti e li riassumiamo sommariamente. FONSAI ha debiti per centinaia di milioni di euro che la famiglia Ligresti, che ne detiene il controllo tramite la finanziaria PREMAFIN, non può saldare. Fra i creditori figurano MEDIOBANCA ed UNICREDIT che devono assolutamente dimostrare ai mercati di poter rientrare dell’esposizione su FONSAI. Dopo aver respinto tempo fa la soluzione offerta dalla francese GROUPAMA, MEDIOBANCA chiama UNIPOL che struttura una soluzione complessa e complicata: in pratica UNIPOL sottoscriverebbe un aumento di capitale ad essa riservato per acquisire il controllo di PREMAFIN per poi procedere all’inglobamento di FONSAI (e della sua controllata MILANO ASSICURAZIONE) per successive fusioni. Punto di partenza dell’intera operazione sarebbe un aumento di capitale di UNIPOL che coinvolgerebbe i suoi azionisti, le cooperative “rosse”. Tutta l’operazione sarebbe amichevole nei confronti dei Ligresti ed è ora in attesa del consenso di tutte le banche creditrici, di ISVAP e di CONSOB.
Le reazioni della stampa specializzata alla proposta UNIPOL (che in realtà è da leggere come una proposta di MEDIOBANCA) si sono accentrate sui formalismi tecnici dell’operazione ed in particolare sul premio per la famiglia Ligresti (che ne uscirebbe pulita nonostante una attribuita, dai commentatori, gestione scellerata di FONSAI) e sul sacrificio degli interessi degli azionisti minori in assenza di una più trasparente Offerta di Pubblico Acquisto (OPA) sulle azioni FONSAI (come era stato richiesto a GROUPAMA). Su questo aspetto in particolare si è soffermato Giovanni Pons di Repubblica in più articoli tutti molto aggressivi rispetto al duo UNIPOL/MEDIOBANCA (l’ultimo il 5.3.2012).
Molto diverso l’atteggiamento del Corsera che, il 30 gennaio, sulla vicenda pubblica una lunga intervista all’AD di UNIPOL, Giorgio Cimbri, tenuta da Massimo Muchetti che in buona sostanza sdogana l’operazione in casa RCS (di cui FONSAI detiene un pacchetto azionario significativo). Non senza sottolineare nel titolo il senso dell’operazione: ”Così le coop salvano le polizze. E la politica è rimasta fuori”.
Un’osservazione sottolineata anche dall’agenzia ADNKRONOS che parla di operazione dal duplice aspetto: industriale, perché si tratterebbe di “creare un operatore italiano di primario rilievo nel settore delle imprese di assicurazione, in grado di competere efficacemente con i principali concorrenti nazionali ed europei e di generare valore per tutti i propri azionisti” e di sistema, in quanto “l’altro dato rilevante e’ che si concretizzerebbe un’operazione politicamente trasversale, che mette allo stesso tavolo una società che e’ considerata il gioiello delle coop rosse, storicamente legata all’area politica di sinistra, con la famiglia Ligresti, che vanta da sempre solidi legami nel Pdl e, in particolare, con la famiglia La Russa” e permetterebbe alle coop di entrare, tramite le ricche partecipazioni di FONSAI (tra cui il 4% di MEDIOBANCA stessa, maggiore azionista di GENERALI), nel “salotto buono” della finanza italiana.
Ma proprio quando i giochi sembravano fatti è arrivata, a rompere le “uova nel paniere”, una diversa proposta lanciata dalla finanziaria PALLADIO di Roberto Meneguzzo (già azionista di FONSAI) e dal fondo SATOR di Matteo Arpe. La proposta punta direttamente a FONSAI, senza interessarsi a PREMAFIN, mettendo a disposizione 450 milioni di €.
Come prevedibile si è scatenata la corsa alla ricerca di “chi c’è dietro PALLADIO?” Molto completa ed informata è apparsa la lettura della vicenda proposta dal Foglio in una serie di articoli di Stefano Cingolani usciti il 17-18 febbraio e ripresi da MF. La tesi dominante è che dietro ci sarebbe nientemeno che l’ad di GENERALI, Giovanni Perissinotto, amico di Meneguzzo, che sarebbe ostile alla creazione di un gruppo assicurativo rivale della dimensione dell’insieme UNIPOL/FONSAI.
Da ultimo citiamo una notizia collaterale uscita sul Sole 24Ore del 7 febbraio 2012:
***Unipol: Bank of Ny lancia Adr su azioni privilegiate (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 07 feb – Riflettori accesi su Unipol anche Oltreoceano, con uno sbarco ‘non sponsorizzato’ a Wall Street. Bank of New York Mellon ha emesso American Depositary Receipt (Adr) sulle azioni privilegiate del gruppo bolognese, come risulta dalla documentazione depositata alla Sec, consultata da Radiocor, proprio nei giorni caldi del dossier Fonsai. Si tratta di ‘unsponsored Adr’, ovvero titoli emessi senza l’assenso e senza informare la societa’ sottostante, in questo caso Unipol. Gli Adr sulle privilegiate Unipol sono quotati dal 3 febbraio in base al sito della Bank of New York. La banca, peraltro, gia’ nel 2008 aveva introdotto ‘unsponsered Adr’ sulle azioni ordinarie di Ugf. Il sistema degli Adr non sponsorizzati si e’ diffuso negli Usa dal 2008, quando la Sec ha posto fine all’obbligo di comunicare queste emissioni alla societa’ sottostante. In generale sono operazioni che forniscono liquidita’ addizionale al titolo e danno una maggiore visibilita’ alla societa’ sui mercati internazionali, permettendo agli investitori Usa di acquistare titoli di societa’ estere senza incorrere negli inconvenienti di transazioni su piazze e valute estere
Resta da capire se dietro queste operazioni e questi aperti conflitti, si nasconda o meno un’idea di sviluppo.
A nostro modesto parere tendiamo a non crederci. Se, come probabile, l’azione di disturbo di PALLADIO fallirà e l’operazione UNIPOL andasse avanti, vincerebbero i soliti noti, con la relativa novità dell’ingresso della finanziaria delle coop (FINSOE) tra i poteri che contano dentro MEDIOBANCA (con la benedizione degli investitori USA).
Sul versante direttamente finanziario si sistemerebbero solo formalmente le critiche esposizioni di MEDIOBANCA e UNICREDIT, che infatti manterrebbero intatta la loro scarsa capitalizzazione e correlativa fragilità sostanziale nei confronti della concorrenza internazionale di settore.
Sul versante industriale si perverrebbe ad un quasi monopolio del ramo assicurativo più redditizio, quello della responsabilità civile auto, caratterizzato da rendita sicura e scarsa innovazione.
Sul versante socio-politico si sancirebbe ciò che appare chiaro da tempo e cioè il definitivo e “simbolico” distacco delle coop dal tradizionale collateralismo con la sinistra politica. Con un rilevante e definitivo spostamento di accento della loro ideologia di riferimento: dalla (supposta) alternativa al lavoro salariato, al consumo di beni e servizi (magari “critico”). Molto significativa la dichiarazione del Presidente di Legacoop Bologna nonché di Granarolo, Giampiero Calzolari, a proposito della vessata quaestio sull’art.18: “ … non possiamo cavarcela dicendo che non è il primo problema sul piatto, perciò dobbiamo parlarne e tirar fuori una posizione delle coop che deve essere molto rispettosa del lavoro ma anche delle aziende …” (Italia Oggi – 24.2.2012).
In caso di successo di UNIPOL/MEDIOBANCA è prevedibile siano già pronti i titoli osannanti alla nascita di un “colosso nazionale”, con il corollario del trionfo di Nagel (ad di MEDIOBANCA) “novello Cuccia” della finanza italiana.
In caso di successo di PALLADIO/SATOR sarà invece tutto un peana alla rivoluzione della governance bancaria italiana: fuori le Fondazioni e dentro i fondi di private equity “buoni e responsabili” (vedi G. Pons su Repubblica il 5. Marzo).
Tutta l’operazione si chiuderebbe non solo dentro un contesto di rinuncia alla competizione internazionale ma di limitata resistenza alle eventuali future aggressioni dei competitori franco-tedeschi: ALLIANZ e AXA seguono con pazienza e attenzione l’intera vicenda, con un occhio al via libera dagli USA.
La partita è dunque ancora apertissima. A noi viene in mente una nota di G. La Grassa (sulle “intelligenti considerazioni del Principe di Salina ne Il Gattopardo”): “per una classe in decadenza … guadagnare anche 50 anni di ulteriore respiro prima di crepare equivaleva a tutta l’eternità. Si può applicare questa notazione alla vecchia aristocrazia imprenditoriale (quella dell’industria ultramatura tipo gran parte del metalmeccanico, auto in testa), alle banche che vivono in funzione della loro subordinazione rispetto alla finanza di un paese predominante (oggi gli USA in rapporto ad esempio all’Italia). Si tratta di gruppi subdominanti ultrareazionari aiutati a reggersi dai predominanti del paese centrale; a questi gruppi si vendono tutti i disperati rottami di una passata stagione della politica e dell’ideologia (presunte) anticapitalistiche (grassetto nostro e vale, a nostro parere, per entrambi i contendenti).
Roma, 6.3.2012
Riferimenti:
2) http://www.ilfoglio.it/soloqui/12327
3) http://www.ilfoglio.it/soloqui/12313
4) http://www.ilfoglio.it/soloqui/12322
5) http://www.ilfoglio.it/soloqui/12365
7) Oltre l’orizzonte di G. La Grassa – Besa editrice – pagg.164-165/Nota 25