LA MUSICA NON CAMBIA, GLI ASCOLTATORI NEMMENO, scritto da Giellegi il 5 aprile ‘12

Quando scoppiò “mani pulite”, nessuno certamente si immaginò che fosse solo montatura; ovviamente certi reati esistevano e certi rei pure. Tuttavia, dopo anni e anni, a conti fatti, credo siano circa 100 gli accusati da “mani pulite” che, tutto sommato, ne sono usciti con la caduta delle imputazioni. Particolare rilevanza hanno avuto gli ultimi due casi: il proscioglimento, dopo poco meno di vent’anni di processi, di Mannino e Formica. Detto questo, nessuno nega che ci sia stata comunque corruzione. Non credo per nulla, però, che sia stata superiore a quella di altri periodi storici o di altri paesi. La vera particolarità di “mani pulite” è che spazzò via un intero regime politico; ed esattamente quando ciò fu reso possibile dal crollo del “socialismo” (1989) e dell’Urss (1991). A quel punto vennero a maturazione le condizioni poste affinché i rinnegati del Pci – già in azione dalla fine anni ’60 e, soprattutto, dal 1972 per spostarsi in senso filo-Usa – potessero essere chiamati, con la complicità interna della Confindustria e di altri sedicenti “poteri forti”, a rivestire il ruolo di asse centrale di un nuovo regime totalmente asservito allo straniero, con l’appoggio della “sinistra” Dc e di alcuni “polloni” socialisti (Amato, ecc.).

Fu posta in atto la svendita dei settori strategici, che per “avventura” – grande crisi anni ‘30, creazione dell’Iri, rifiuto dell’imprenditoria privata di riappropriarsi di quelle aziende nazionalizzate, la cui cessione era stata proposta loro da Mussolini – erano in mano “pubblica” ed erano uno dei punti di forza della Dc (soprattutto dopo la creazione dell’Eni, ecc.). Il piano dei felloni trovò sulla sua strada, sempre per “avventura”, Berlusconi, che in un primo tempo, com’è evidentemente nelle sue abitudini, aveva abbandonato il suo “protettore” Craxi ed era stato piuttosto favorevole alla finta opera di giustizia. Una volta messo nel mirino, approfittò della stupidità dei politici e imprenditori italiani, artefici di tale operazione, e si “pappò” l’elettorato diccì-piesseì rimasto orfano e per nulla disposto ad un voltafaccia che non capiva; tanto più che le mene di tradimento del Pci, pur ormai più che ventennali, erano venute in luce solo dopo l’89, con posticcio cambio di nome del partito, ripetuto più volte senza particolare fantasia.

Lasciamo perdere chi poteva esserci dietro Berlusconi (credo anche certi settori del management pubblico, purtroppo non molto robusti né, mi sembra, particolarmente “furbi” in politica). L’importante è che fu rimessa in azione la magistratura. Ancora una volta dico di non credere alla “innocenza” di un imprenditore di successo (chi è innocente soccombe e basta); che si tratti però del più delinquente e corruttore di tutti, è una “trovatina” degna dell’intelligenza scaduta al livello d’una bertuccia, tipica dell’imprenditoria italiana (di cui poi, alla morte del “grande magnate”, abbiamo saputo quali “altarini” nascondeva) e di un ceto politico di infamia veramente rara perfino in un povero paese come il nostro. Il “ceto medio semicolto” ha imputato al “grande corruttore” (e perfino novello Mussolini; incredibile!) anche la corruzione pregressa e lo scadimento morale e intellettuale, che era invece quello suo proprio. Da questi fessi e venduti, il grosso del “pubblico” si è fatto ingannare circa l’opera di “giustizia”: prima “mani pulite” e poi la lotta al Male Assoluto nella personificazione di colui che ha dimostrato ampiamente di essere semplicemente un imbonitore, adeguato a quello che è diventato un popolo di obnubilati, di individui che sembrano non avere più alcuna storia alle spalle, non essere appartenuti ad una qualche civiltà.

Oggi, con puntualità cronometrica, scatta l’ulteriore opera di “giustizia” contro la Lega, l’unico partito che non ha accettato la presa in giro dei “tecnici”. Intendiamoci bene. Anche in tal caso, probabilmente ci sarà qualcosa di vero, magari molto. Esisteva però allora da anni, non certo da adesso. L’operazione è tuttavia scattata al bisogno, poiché è tassativo impedire che si coaguli un dissenso con qualche seguito d’elettorato, che verrebbe tolto ad altri, a quelli che sono complici dello sconquasso in atto. C’è di più. Non è che la Lega abbia sviluppato un’opposizione molto netta e limpida, mettendo in luce i veri retroscena della manovra in atto. E’ stata fin troppo cauta nelle sue denunce perché di opportunisti è pur essa ricca. Ciononostante, è bastato per far scatenare la “resa dei conti” per via giudiziaria (come al solito). La solidarietà del Cavaliere e del Pdl è chiaramente di facciata, non nasconde la soddisfazione.

Fin quando era Berlusconi sotto tiro, l’indignazione del centro-destra era massima, ci si sprecava nel porre in evidenza la puntualità dei vari attacchi, si pretendevano commissioni d’inchiesta, si accusava esplicitamente il CSM, si chiedeva – richiesta comunque sacrosanta per qualsiasi motivo fosse avanzata – la responsabilità dei magistrati che avessero commesso errori clamorosi con evidente mala fede. Tutto dimenticato da quando l’ominicchio di Arcore sta subendo minori pressioni giudiziarie (e scandalistiche), dato che diventa sempre più chiaro ed esplicito il suo ruolo di complice di tutti coloro che, dall’estero e dall’interno, stanno conducendo il paese al ruolo di pura pedina mossa a piacimento per scopi lontani dagli interessi della stragrande maggioranza della sua popolazione, che deve invece essere pesantemente salassata per la “gloria” d’altri. In Commissione giustizia (non ricordo di quale Camera) la proposta di responsabilità dei magistrati è stata respinta con 19 voti contro 3 (solo quelli della Lega).

Bene, la politica è stata annientata da vent’anni di pura lotta attorno ad una persona, ingigantita al ruolo di grande personaggio storico mentre è di una meschinità rara a trovarsi. Non mi stancherò di ripetere che la responsabilità principale di tale rimbecillimento di massa è della cosiddetta “sinistra”; mai stata tale, in realtà, poiché in tutti i suoi settori (“moderati” e “radicali”) è solo un’ammucchiata di cialtroni e saltimbanchi (compresi i sedicenti intellettuali, i più ributtanti di tutti), per di più disonesti, spesso oltre il limite della delinquenza pura e semplice. Del centro-destra (anch’esso così denominato con scarso senso dell’umorismo) c’è solo da dire che si tratta di personaggi raccogliticci, banderuole al vento, di grande incultura e squallore personale. Impossibile indicare chi è più laido e degno di essere sputacchiato in tale desolato panorama.

In questo clima ormai non più sanabile, si continua con la commedia della “giustizia” dopo vent’anni di reiterate prove della mala fede della stessa. Si compiono mosse, che sono “bombe ad orologeria”, perché non si è più in grado di accedere alla lotta politica; su che cosa si dovrebbe d’altronde impostare visto che tutti i partiti accettano dei “tecnici” al governo, che o non sanno ciò che fanno oppure sono dei felloni pagati da Usa e GFeID (grande finanza e industria decotta, lo ricordo) per portare il paese fuori perfino dall’ambito della “democrazia” elettorale, delle scelte pilotate ma in qualche modo corredate da progetti. Oggi abbiamo farabutti, banditi di mezza tacca, senza idee né valori. Non li hanno da vent’anni, sono rinnegati della più spregevole risma. Continuano ad andare avanti utilizzando un organismo ormai deviato qual è la magistratura. Sia chiaro una volta per tutte: non i magistrati ma la magistratura; mi auguro che qualcuno capisca ancora la differenza, che sappia come in date contingenze basti un gruppo coeso di personalità degenerate per far svolgere una funzione “malata” ad un corpo collettivo, magari composto da una maggioranza di membri sani.

E il popolo segue, beota e ignaro delle vere finalità di questi mascalzoni. Magari è incazzato, ma è anche spaventato, disorientato e, inoltre, non sa più da decenni che cos’è la politica. Facile quindi accettare l’idea che c’è sempre qualcuno (o qualcosa come, ad es., fu lo spread fino a poco tempo fa) cui attribuire le proprie disgrazie. C’era il Demonio Berlusconi, adesso è la volta della Lega (e del suo leader). Una vergogna continua, un abbassamento reale di ogni livello di intelligenza più ancora che di moralità. E con un ceto intellettuale che imperversa, che non si riesce a debellare poiché ha la forza dell’imbecillità con cui i frutti della sua inettitudine vengono acclamati da coloro che si credono colti.

Che la Lega si arrangi.
Noi però siamo nella merda più completa; e il lezzo è sempre più forte e penetrante, la “peste incombe”. Cosa dobbiamo fare? Ritirarci in collina ed impostare un nuovo “Decamerone”? Non abbiamo però ambienti che possano essere protetti, il “malo morbo” dilaga.