Persone e cose che ci hanno rotto i coglioni, fenomenologia soggettiva ed oggettiva di un Paese allo sbando.

Littizzetto

 

Ci hanno rotto il cazzo Berlusconi e i suoi consigliori ma, ancora di più, ci hanno rotto i coglioni quelli che Berlusconi lo hanno materializzato e somatizzato con il loro masochismo perbenista e moralista e la loro coscienza senza fosforo, dimentichi che se quello è un caimano col dinosauro nel cilindro dall’altra parte è pieno di brontosauri con il berretto in mano dinanzi a tutti gli sciacalli dei poteri morti di questa misera Italia “destrutta e sinistrata”, dove le iene della finanza e dell’industria decotta sono in cima alla catena alimentare ad azzannare i polpacci dei disgraziati di tutto lo Stivale.

Ci ha rotto il cazzo il partito delle libertà di farsi i fatti propri ma che dire del partito degli strafatti in ogni occasione che vede la democrazia messa in pericolo dalle abitudini di un pervertito, la libertà conculcata perché tre reti sono in mano ad un frodatore di mestiere, un po’ pubblicitario un po’ frescone, e poi, tanto per precipitare e fare peggio di lui, mette il Paese nella rete dei burocrati europei, dei prepotenti statunitensi, degli avvoltoi delle banche e di tutti gli altri topi della finanza disposti in fila per ratto ai gazebo al fine di dare sfogo al loro istinto sinistro che li fa votare a sinistra col portafoglio a destra? La par condicio dei condizionatori nella politica dell’aria fritta.

Ci hanno rotto il cazzo gli evasori, i truffatori, gli speculatori, gli esportatori di capitali, i biscazzisti, i briatoristi “sei fuori” con le loro subrettine “vienimi dentro”, i venditori di fumo propagandistico, i trafficanti di nuovismo aggrinzito, i mercanti che capovolgono Cristo per adorarlo a testa in giù, i maiali e i grilli di questo cortile messo all’asta internazionale che militano nello stesso movimento fermo del nulla politico, gli uni resistono e grugniscono gli altri cercano di scalzarli e friniscono, gli smargiassi che lo fanno per il bene dell’Italia ma chissà perché mentre lo fanno si eccitano e gli si rizza il bene sotto la pancia, per prenderla alle spalle e mai di petto questa povera patria, gli spacciatori di titoli spazzatura e gli sversatori della spazzatura nei campi; ma che dire degli affaristi che sparano palle eoliche, illuminati di merda da inutili pannelli fotovoltaici, degli svenditori di Stato che devono fare cassa, infilando il popolo nel sacco, dei liquidatori del patrimonio pubblico per il mercimonio privato di capitani coraggiosi che ci vuole un coraggio a chiamarli capitani e coraggiosi trattandosi di vile teppaglia, solo per non trascendere con le parole, dei deputati e senatori di professione senza un giorno di lavoro sul groppone, incompetenti professionali e ignoranti integrali, di tutta la casta che si riproduce all’ombra di uno Stato in ombra di cui non sono rimaste nemmeno le ossa?

Ci stanno sulla minchia le mignotte di partito, cooptate un tanto al coito, ma anche le puttane di Stato, che si vestono di responsabilità spogliando di dignità la nazione, i professori, i tecnici, gli esperti, i genuflessi con gli studi nel settore, perché ormai è esclusivamente un fatto di etichetta e di stile, infatti, tanto che si batta la strada o le istituzioni con la laurea, il meretricio non è mai in discussione, muta soltanto la parcella, se vuoi il loden al posto del bunga bunga ti costa una stangata.

Ci hanno rotto il cazzo i filantropi coi soldi nostri, i benefattori delle multinazionali che dopo aver sgominato con ogni sporco trucco la concorrenza vogliono rifarsi l’anima a spese della nostra intelligenza, restassero cattivi e spietati almeno manterrebbero una qualità, la coerenza, gli organizzatori e i partecipanti alle feste estive di partito che si commuovono catarticamente con le vecchie canzoni e si fanno canzonare dai soliti dirigenti volponi i quali alzano la bandiera unicamente in tali occasioni per buttarla definitivamente nel cesso, quelli delle maratone televisive per i mali del secolo che piangono in diretta e sbirciano lo share in differita, gli animalisti peggio delle bestie della specie giarretta-giarretta bene in vista (ci siamo capiti?), le femministe frustrate che se non ora quando vi toglierete finalmente dalle palle? Le quote rosa, le liste arancioni, i transgender che si frustano in piazza, i gay che si baciano per strada,  gli eterosessuali sessualmente depressi i quali sono una manna dal cielo per gli psicologi in carriera che in corsa si trasformano in criminologi per la trasmissione di Vespa, lì dove già si accalcano onorevoli in attesa di domande scontate, le cosiddette camicie di Bruno, quelle che non fanno paura a nessuno.

Ci hanno rotto il cazzo i telegiornali,  i giornali e i giornalisti, quelli della carta stampata e quelli che vanno in televisione con stampato in faccia il loro servilismo per dare solo notizie inutili o faziose, tipo quelle diffuse da Sua Fazione, Fabio Fazio, dove l’interrogazione più scomoda è pari ad una seduta in una spa della Costa Azzurra. E qui, in questo salotto patinato e ben pettinato, ritroviamo la nostra comica ripartita a razzo dopo la discesa in campo del nano, la quale dice di essersi rotta i faraglioni, con quel linguaggio volgare che smette di essere tale, diventando un tocco di eccentricità, se dichiari di stare politicamente di là. La Signora delle Contumelie, questa originalissima figlia di boutade, si metta in testa una cosa, Berlusconi è solo una rappresentazione dei loro demoni interiori. Loro stessi, i moralizzatori, lo hanno invocato e liberato dalla viscere della Seconda Repubblica e ora questo spiritello ingrifato non si toglierà dagli zebedei finché non riuscirà a trascinare nel baratro chi lo ha impastato col fango tirandogli fango. A sinistra lo odiano perché è la loro immagine riflessa nello specchio. C’è poco da rompersi il cazzo quando si rischia il mazzo. Voi lo avete creato e lui vi distruggerà autodisintegrandosi. E noi italiani finalmente ci sbarazzeremo dei coglioni e delle fave, smettendo di eleggere lucciole e papponi ma anche rigoristi imbroglioni e finti intransigenti senza attributi.