LA DOGMATICA COSTITUZIONALE
E’ bizzarro come, nel nostro Paese, più gente “salga” in politica, per dirla alla Mario Monti, con l’intento sedicente di migliorarla e di fermare il malcostume che la circonda, e più quest’ultima scenda di livello, insieme al morale nazionale e alla morale pubblica.
E qui non c’entra Berlusconi perché non stiamo parlando delle feste nelle sue mutande ma dei baccanali parlamentari che si consumano alle spalle degli italiani.
Adesso, pare ci proverà anche Santoro col partito liquido, anzi Sant’oro per via del cachet e della sua liquidità patrimoniale, che, c’è da scommetterci, farà la fine di tutti gli altri Re Mida al contrario, i quali qualunque cosa tocchino la trasformano in lega volgare anziché in prezioso minerale. Ne abbiamo incontrati troppi in questi anni.
Questo in quanto nessuno ha ancora trovato (e non hanno interesse a farlo perché sarebbero spazzati via all’istante con i loro odiosi appannaggi) la formula politica rivoluzionaria per rimettere lo Stato in careggiata, permettendogli di essere protagonista dell’era multipolare appena iniziata. “O così o morì” l’Italia e tutti i suoi filistei.
Quindi, tra vecchi volponi che non si schiodano dalla sedia e giovani conquistatori, lancia in resta ed in testa quel poco che resta del vuoto trionfante, il quadro politico italiano continua ad essere bloccato ed appare viepiù consumato da convinzioni fuori corso storico ed ideologie fin troppo ricorsive che non hanno più niente da dire.
Tutto ciò accade perché, nonostante la buona fede dei singoli individui e la sincera volitività di alcuni gruppi organizzati, comunque in minoranza rispetto ai delinquenti patentati rientranti nel novero dirigenziale statale, nessuno prende veramente atto della chiusura di una fase epocale e della fine dei giochetti antitetico-speculari di quest’ultimi vent’anni, appartenenti a superate rappresentazioni politiche interne ed assetti internazionali ormai svuotati.
Non c’è più cosa da salvare ed è tutto da buttare via per ricominciare a ricostruire e a contare sullo scacchiere globale, partendo proprio da quella Legge Fondamentale (che cito come sineddoche, ovvero la parte emblematica del tutto problematico) che è il trionfo del vecchiume e del conservatorismo che ci sta mordendo i polpacci e ci sta trascinando sottoterra. Altro che bella, essa è bellamente adulata da attempati vitelloni e scaltri bricconi che ricorrono ai trucchi estetici e ai sermoni etici per nascondere i suoi difetti politici e sociali. Tutt’al più è la bella addormentata per sempre.
Non è, infatti, un caso che i suoi indefessi difensori, con le regole tra i denti e i principi sotto il sedere, anche accettando insignificanti modifiche al suo corpaccione sfibrato, rappresentino quello Statu quo già ossificato e reazionario che impedisce alle istituzioni di autoriformarsi su altre e più proficue basi.
Non c’è nulla di sconvolgente in quello che dico, poiché, da che mondo è mondo, quando muta la situazione oggettiva e sono le stesse fondamenta della realtà a metamorfosarsi, in virtù della rottura di determinati equilibri sociali, che sono tali sempre transeuntemente e spesso soltanto in apparenza (essendo il risultato di spinte e controspinte discernibili esclusivamente in via astrattiva), tutta la sovrastruttura pubblica entra in fibrillazione e comincia a subire forti scossoni, preludenti a sue riconfigurazioni parziali o totali.
Ovviamente, chi da quelle conformazioni costituite traeva vantaggi vuole impedire che ciò avvenga o, almeno, fa di tutto per gestire i processi trasformativi, praticamente neutralizzandoli, al fine di non perdere i suoi privilegi, anche a costo di veder morire l’organismo ospitante. Per questo costoro si aggrappano alla mitologia costituzionale, facendone un rito irriformabile in maniera da preservare il loro esclusivo ruolo sacerdotale.
Questa edificazione ideologica funziona purtroppo ancora tanto, tanto che persino chi arriva in Aula con l’intento battagliero di sconfessare la confessione delle vestali costituzionali si associa alla liturgia consolidata e ne fa un proprio cavallo di battaglia, puntellando la medesima impalcatura che, a parole, si vorrebbe aprire come una scatoletta.
Costoro dovrebbero prima comprendere che se l’establishment ha tutto l’interesse a cristallizzare la situazione alla vieille vague – essendo quello il suo fronte più solido e conosciuto palmo a palmo, tra Costituzione, richiamo allo spirito istituzionale (spirito che presentano come un assoluto ed invece si tratta della relatività della loro visione istituzionale) e tutta la dogmatica giuridica, economica, politica, sventolata come una bandiera sui cittadini credenti e come una mazza su quelli recalcitranti – proponendosi al futuro con uguali parole d’ordine e postulati militanti, essi non edificheranno mai un campo alternativo, fatto di elementi nuovi e nuove aspettative, dove sfidare concretamente i precedenti padroni del vapore.
Per questo affermo che i grillini sono al contempo gli epigoni e gli antenati della solita putrefazione pubblica da cui l’Italia proprio non vuole saperne di uscire.
Per ciò, hic et nunc, siamo messi davvero male. Nonostante si accatastino quotidianamente macerie e sciacalli che frugano tra le nostre rovine, all’orizzonte non si vedono ancora giungere, combattivi e sovversivi, gli effettivi ripulitori del marasma nazionale. E più il tempo passa e più la speranza crepa, insieme alla nostra Repubblica tradita che aspetta i barbari, come nella bellissima poesia di Kavafis, quando i barbari sono già dentro alle sue mura.