CRISI ECONOMICA, BANCHE CENTRALI E UTOPIA COSMOPOLITICA
In un articolo del 30.06.2013, pubblicato sul Sole 24 ore, Guido Rossi ci introduce al ruolo svolto dall’ennesima istituzione globale che legata agli stati ma anche indipendente da essi (come il WTO, la Banca Mondiale e il FMI) costituirebbe un altro tassello fondamentale della funzione “monarchica” dell’”impero” immaginato dai ben noti autori che tutti conosciamo. I governatori delle maggiori banche centrali (Banche d’Inghilterra, del Giappone, della Cina, Federal Reserve e Bce principalmente) rappresenterebbero una sorta di nuovi “alchimisti”
<<che dal ‘600 hanno offerto biglietti di carta in più agevole alternativa ai vari metalli, usati come neutrale moneta di scambio.
E via via la stessa moneta cartacea è diventata elettronica, sicché per le Banche centrali l’attività fisica dello stampare moneta è ancillare e secondaria, e quando acquistano vari titoli e bonds, lo fanno con una moneta virtuale che prima non esisteva, mentre quando li vendono quella moneta cessa nuovamente di esistere>>.
A questo proposito, però, Marx aveva scritto:
<< Il prezzo di una merce, ossia la quantità d’oro in cui è idealmente trasformata, si esprime quindi ora nelle denominazioni monetarie della scala di misura dell’oro. Perciò, invece di dire che il quarter di grano è pari a un’oncia d’oro, in Inghilterra si direbbe che è pari a 3 lire sterline 17 scellini 10 1/2 pence. Tutti i prezzi si esprimono in tal modo nella stessa denominazione. La forma peculiare che le merci conferiscono al proprio valore di scambio è mutata in denominazioni monetarie con cui si dicono l’una all’altra quanto valgono. Il denaro a sua volta diventa moneta di conto . La trasformazione della merce in moneta di conto, fatta mentalmente, sulla carta, a voce, avviene tutte le volte che una qualsiasi specie di ricchezza viene fissata dal punto di vista del valore di scambio . Per questa trasformazione occorre il materiale dell’oro, ma soltanto come materiale immaginario. Per stimare il valore di mille balle di cotone in un determinato numero di once d’oro e per esprimere questo numero d’once a sua volta nelle denominazioni di conto dell’oncia, in lire sterline, scellini, pence, non occorre neanche un atomo di oro reale>>.
E a maggior ragione questo avviene ed è avvenuto con il passaggio alla moneta-segno, con la carta moneta a corso forzoso che ha preso il posto dell’oro. Per il momento, quindi, la moneta di conto ha ancora bisogno, in ultima istanza, del riferimento a certificati monetari emessi dagli stati o da enti interstatuali (come la Ue) che se ne fanno i garanti; gli stati delegano la creazione della massa monetaria primaria alle banche centrali che hanno anche la funzione di regolare i tassi d’interesse sia delle banche commerciali che di quelle d’investimento. Intanto, per tornare all’attualità, la banca centrale più importante, ovverosia la Fed con a capo Bernanke, ha negli ultimi giorni mandato in fibrillazione i mercati finanziari e le borse valori del pianeta. Il governatore Ben Bernanke
<<ritenendo che l’economia americana stia migliorando, ha fatto intendere che la Banca centrale potrebbe ridurre la sua politica di sostegno, diminuendo gli ingenti acquisti di titoli di stato e di obbligazioni e ritoccando il tasso di interesse, ora praticamente a zero. Questa politica, che è andata sotto il nome di “quantitative easing”, è certamente eccezionale e di emergenza e non può in nessun caso diventare permanente, sicché sotto questo profilo le parole del governatore sembrerebbero giustificate>>.
In seguito all’effetto provocato dalle dichiarazioni del governatore della Fed il professor Rossi, traendone le conseguenze, rileva un fatto a noi già noto: scopre l’assoluta supremazia che il sistema economico-finanziario Usa vanta ancora sul resto delle maggiori potenze mondiali, una supremazia da non intendere in maniera grettamente economicistica perché garantita e rafforzata dallo strapotere politico-militare degli Stati Uniti. La Bank for International Settlements – l’istituzione internazionale che rappresenta le banche centrali – ha, inoltre, avvertito i leader politici degli stati, la settimana scorsa, di non aspettarsi che la politica di moneta a buon mercato delle Banche centrali possa sostenere ancora a lungo l’economia globale. L’organizzazione, che ha la sede a Basilea, ha ammonito i politici invitandoli a fare la loro parte; a portare avanti, cioè, il difficile ma essenziale lavoro di riforme, indispensabile per riprendere la via dello sviluppo e della crescita. Guido Rossi sembra soffrire di una sorta di strabismo che gli fa ritenere fondamentale per la ripresa del sistema economico, sia riguardo all’economia monetaria che a quella reale, le manovre, per l’appunto “alchimistiche”, delle banche e della finanza. In realtà senza innovazione tecnologica e organizzativa ma soprattutto senza innovazioni di prodotto – assieme alla realizzazione di infrastrutture cruciali che rendano più a buon mercato fonti di energia e commodities – e senza provvedimenti che rilancino la domanda, progressivamente – step by step – la creazione di moneta e le manovre sui tassi d’interesse e sui mercati finanziari non porteranno mai l’economia reale fuori dal guado. Neanche l’atteggiamento ultradecisionista della probabile erede di Bernanke alla Fed, Janet Yellen, attuale Vice, col suo motto da lei espresso in un recente discorso: «Never explain, never excuse» (“mai spiegare, mai scusarsi”) potrà operare miracoli o trasformare il piombo in oro come i maghi medioevali (che erano comunque ottimi falsificatori di metalli nobili). In conclusione dell’articolo, il professore, si permette di auspicare un progetto utopico nella sostanza, anche se possibile in termini puramente formali, come pura apparenza verniciata da “realtà”: la costituzione di
<<un’ Unione monetaria mondiale. Non v’è infatti dubbio che tra i beni pubblici sovranazionali debbano essere inseriti la finanza, e soprattutto la moneta [??.N.d.r.]>>.
Si tratterebbe di un passo fondamentale nella direzione di quella democrazia cosmopolitica la quale solamente potrebbe, secondo Guido Rossi, rimediare agli enormi scompensi causati dalla “globalizzazione” e da “l’enorme sviluppo tecnologico” della nostra epoca di crisi. A tale proposito ricordiamo che, in termini propriamente giuridici, per Kant, il diritto cosmopolitico doveva “essere limitato alle condizioni dell’ospitalità universale”. Ovverosia esso doveva essere limitato al diritto per ciascuno di muoversi liberamente e proporre relazioni commerciali con i cittadini di altri stati, come passo preliminare per l’istituzione di una costituzione civile mondiale. Più in generale esso era, però, collegato a quell’idea regolativa della ragione sviluppata dal filosofo tedesco nel suo saggio Per la pace perpetua (1795) – che si poneva come obiettivo una federazione mondiale di stati e la messa la bando della guerra – oltre che all’ideale illuministico che vedeva nella Cosmopolis la realizzazione di una politica guidata dalla “ragione universale” nelle cui leggi potessero riconoscersi tutti gli uomini. Ovviamente il nostro punto di vista non può considerare questo ideale politico-morale illuministico altro che come un sogno, una utopia irrealizzabile. Non esiste nessun motivo e nessuna considerazione razionale che possa far pensare che le guerre e i conflitti tra gruppi sociali per la supremazia possano essere in qualche maniera “superati”. Il “non credente” Kant riusciva in qualche modo a tenere assieme “il male radicale della natura umana” e la possibilità di un miglioramento confidando nella grazia provvidenziale con cui l’Essere Supremo, secondo lui, è intervenuto e interviene per rendere l’umanità degna di essere salvata. Ma noi in tutto questo non crediamo affatto.
Mauro T. 30.06.2013