La lotta per il potere dentro il Cremlino sta gradualmente venendo allo scoperto
[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: http://vineyardsaker.blogspot.co.uk/2013/04/the-power-struggle-inside-kremlin-is.html]
“Al momento, la situazione in Russia è caratterizzata da alcuni dei nuovi aspetti che la differenziano rispetto al periodo precedente. Uno di questi è la fine del “tandem” –Evgenii Primakov
Come ho già menzionato in un mio precedente articolo, in Russia non esiste una “vera” opposizione. Putin e Medvedev hanno manipolato molto abilmente le varie forze politiche, assicurandosi che nessuno dei partiti rappresentati nella Duma avrebbe avuto la possibilità di conquistare il potere. Ciò è stato ottenuto favorendo in segreto l’ascesa e la persistenza di leader politici le cui caratteristiche positive impallidiscono di fronte ai loro difetti. Prendiamo, ad esempio, Zhirinovsky. Certo, di solito prende qualcosa intorno al 10-15% dei voti. Ma quando si domanda “per quale politico lei non voterebbe mai e poi mai, a prescindere dalle circostanze?” circa il 70-75% dei Russi risponde immediatamente “Zhirinovsky”. Il fatto è che tutti quelli che non lo sostengono lo odiano.
Le cifre per quel vecchio dinosauro comunista di Ziuganov sono di poco migliori. Di nuovo il Cremlino, in questo caso sia Medvedev che Putin, hanno abilmente manipolato il sistema onde rendere “Russia Unita” l’unico cavallo vincente, il resto è soltanto una foglia di fico “democratica” per dare l’illusione del pluralismo.
Questa situazione conferisce grandi vantaggi. Innanzitutto, nessuna “rivoluzione colorata” finanziata dagli USA potrebbe verosimilmente aver luogo in queste condizioni. Secondo, chiunque in Russia abbia denaro, potere e ambizione, capisce che per avere successo devi stare con “Russia Unita”, o rischi di trovarti davanti ai problemi che hanno affossato Khodorkovsky e i suoi alleati filo-occidentali. Terzo, questo sistema garantisce un certo grado di stabilità e di continuità. Per semplificare, se non devi preoccuparti di questioni secondarie e delle elezioni, puoi dedicarti a gestire sul serio uno stato. Eppure esistono anche rischi concretissimi, specialmente sul medio e lungo periodo.
Primo, molte persone sono disgustate dall’inevitabile arroganza di chi pensa di mantenere il proprio potere per sempre e può praticamente ignorare l’opinione pubblica. Secondo, eliminando ogni differenza concreta nella Duma, questo modello spinge il dissenso nelle strade, un esito certo poco auspicabile.
Una manifestazione maldestra e malriuscita di questo tipo di “migrazione” dei delusi dalla Duma alle piazze può essere vista nelle proteste avvenute tra le elezioni parlamentari e quelle presidenziali lo scorso anno. Certo, il movimento dei “nastri bianchi” (leggasi “rivoluzioni colorate” stile USA) era un miscuglio sconclusionato di duri e puri di sinstra, iper-conservatori, iper-liberisti, pro-USA ed elementi nazionalisti idrofobi. Ma ciò era vero soprattutto per gli *organizzatori e i leader politici*. Questo “albero” non dovrebbe nascondere la “foresta” della moltitudine di Russi semplicemente arrabbiati, frustrati ed alienati che è scesa in piazza per esprimere il suo profondo malcontento. Anche se i sostenitori di Putin erano molti più dei suoi detrattori, ciò non significa che non esista una vasta minoranza disgustata dal sistema attuale.
Eppure, tutte queste manifestazioni non hanno mai rappresentato un pericolo reale per la Russia. Come ho detto, si trattava di un movimento caotico, disorganizzato e per lo più screditato, che non aveva nulla da offrire, e nessuna possibilità di arrivare al Cremlino.
C’è un fenomeno di gran lunga più pericoloso che potrebbe rappresentare un pericolo concreto non solo per il potere di Putin, ma perfino per la stabilità della Russia: movimenti dissidenti *DENTRO* il partito al potere.
Come ho accennato in passato, ci sono chiari segnali di tensioni reali tra Putin e Medvedev. Uno dei più esperti politici russi, Evgenii Primakov, (ex Ministro degli Esteri Russo, ex Primo Ministro Russo, ex Portavoce del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, ed ex capo dei servizi di intelligence. Primakov è un accademico e membro del Presidio dell’Accademia delle Scienze Russa) lo ha praticamente ammesso nella dichiarazione riportata all’inizio. Il “tandem” è finito, ora Putin e Medvedev sono in una posizione di semi-opposizione.
Dopo il benservito a Serdiukov, è ora il turno del Ministro dell’Istruzione Russo, Livanov, di essere minacciato di licenziamento (per aver usato espressioni volgari davanti a un microfono aperto). Un numero crescente di commentatori prevede che Putin userà questa opportunità per licenziare l’intero governo, Medvedev incluso.
Recentemente c’è stato uno sviluppo ancora più infausto. Un certo numero di membri piuttosto influenti del partito (al governo) “Russia Unita” ha pubblicato un “Manifesto del Liberalismo Politico Russo” e, ancor più sorprendente, sono riusciti a pubblicarlo tramite il sito ufficiale del partito “Russia Unita”! (testo originale qui, traduzione di Google qui).
Ora, ovviamente, qui siamo in Russia, non in Lussemburgo, perciò gli autori hanno dovuto introdurre un sacco di dichiarazioni e distinzioni su ciò che intendevano per “liberalismo”, un concetto ormai totalmente screditato in Russia. Una caratteristica barzelletta russa illustra come i Russi vedano i liberali:
Il nuovo maestro entra in classe:- Mi chiamo Abram Davidovich, sono un liberale. Ora alzatevi uno alla volta e presentatevi come ho fatto io…
– Mi chiamo Masha e sono liberale…
– Mi chiamo Petia, e sono liberale …
– Io mi chiamo Little Johnny, e sono stalinista.
– Little Johnny, perché mai dici di essere stalinista?
– Beh, perché mia mamma è stalinista, mio padre è stalinista, i miei amici sono tutti stalinisti e così anch’io sono stalinista.
– Little Johnny, e se tua madre fosse stata una puttana, tuo padre un drogato e i tuoi amici froci, cosa saresti stato?
– In tal caso sarei stato un liberale.
Si noti come il nuovo insegnante abbia un nome tipicamente ebreo, fatto che si spiega con la convinzione del pubblico russo che gli Ebrei sono i primi sostenitori del “liberalismo” che gente come Berezovksy e Khodorkovsky incarnarono negli anni ’90.
In ogni caso, tralasciando i caveat e le varie sottigliezze e precisazioni, oggi esiste una fazione semi-ufficiale del partito “Russia Unita” che propugna apertamente una qualche forma di liberalismo, a scorno degli obbiettivi politici pubblicamente dichiarati da Putin nel suo articolo “Costruire la giustizia: una politica sociale per la Russia“, che cominciava con le parole “la Russia è una stato assistenziale/sociale. Abbiamo un livello di garanzie sociali molto più alto che in altri paesi con produttività e reddito pro capite paragonabili”. In Russia i concetti “liberale” e “sociale” sono mutualmente esclusivi, eppure membri importanti di “Russia Unita” pubblicano all’improvviso un articolo a difesa del liberalismo.
I tre autori, tra cui Valerii Fadeev, editore capo della rivista “Expert”, hanno messo la loro firma aggiungendovi il titolo “coordinatore della piattaforma liberale”.
In altre parole, il partito “Russia Unita” ha ora una “piattaforma liberale” ufficiale coordinata da tre caporioni del partito. Se suona tanto come una sfida a Putin ed alle sue idee, è perché si tratta esattamente di questo.
Per essere onesti in questa lotta è stato il campo di Putin a sparare il primo colpo. Per prima cosa, c’è stato il “Fronte del Popolo per la Russia“, creato da Putin nel 2011 in quanto “fronte popolare allargato a tutte le forze politiche di simili vedute”. Esso sarebbe dovuto essere “al di sopra delle divisioni di partito” ma sta ora diventando gradualmente il “Partito di Putin”, specialmente da quando lo stesso Putin dovette dimettersi dalla guida di “Russia Unita” quando fu rieletto presidente. Successivamente ci fu la deposizione di Serdiukov. A questo punto era chiaro che Putin si stava liberando dei concorrenti considerati troppo pro-occidentali, e quel che sta accadendo adesso all’interno di “Russia Unita” è una lotta contro i piani di Putin.
Il partito “Russia Unita” non raggiunge neanche lontanamente i livelli di popolarità dello stesso Putin, e fatto ancora più importante, i Russi che vedono negativamente “Russia Unita” sono molti più di quelli che vedono negativamente Putin. Tutto ciò non fa che accreditare i timori del campo di Medvedev che Putin possa trasformare, letteralmente nel giro di una notte, il “Fronte del Popolo per la Russia” in un nuovo partito. Tale partito avrebbe un supporto popolare molto maggiore di “Russia Unita” e del suo attuale leader Medvedev.
Fino a poco tempo fa, nel “tandem” tutto era rose e fiori, e l’idillio tra Putin e Medvedev avrebbe dovuto essere in pieno svolgimento. Oggi, tuttavia, Putin ha sparato ancora un altro colpo contro il governo di Medvedev.
In una fuga di notizie accuratamente pianificata, Putin viene ripreso “a sua insaputa” mentre rimprovera il governo per gli scarsi risultati ottenuti e minaccia apertamente di congedarlo. [Qui il video (scusate, disponibile solo in russo) della cosiddetta fuga di notizie. Non so come includere il video dall’originale, NdT].
Questa è una traduzione delle parole chiave pronunciate da Putin:
E come lavoriamo? La qualità del nostro lavoro è trascurabile. Facciamo tutto con superficialità. Se è così che lavoriamo non faremo un cavolo di niente. Perciò miglioriamo la qualità del nostro lavoro. Bisogna che gli ordini vengano eseguiti, altrimenti o non sto lavorando bene o voi non state facendo il vostro lavoro, nel qual caso bisogna che ve ne andiate! Vi faccio presente che in questo momento propendo per la seconda opzione. Dovete capire questo punto ed evitare di farvi strane illusioni.
Non sembra proprio un idillio, non credete?
Il video ‘rubato’ (come se si potesse rubare qualcosa da un incontro governativo russo!) è apparso sul sito web del tabloid russo “Life News”, innescando le timide proteste dell’addetto stampa di Putin, che ha definito scorretta la pubblicazione di una registrazione effettuata quando Putin aveva esplicitamente chiesto che le telecamere venissero spente.
Certo. Manco fossimo tutti dei gonzi.
Morale della favola: la lotta tra i “sovranisti eurasiatici” di Putin e gli “integrazionisti atlantici” di Medvedev si sta scaldando e sta diventando semi-ufficiale.
Secondo il mio intuito, Putin finirà probabilmente con il combiare tutti i membri del governo – compreso Medvedev – e formarne uno nuovo guidato da una figura completamente diversa. Verosimilmente una delle priorità di un tale nuovo governo sarebbe quella di rovesciare la deriva filo-capitalista dei precedenti governi (che hanno auspicato persino una seconda ondata di privatizzazioni!) e di inaugurare un nuovo tipo di politica economica molto più sociale/socialista (con annessa nazionalizzazione delle maggiori aziende “strategiche”). I sondaggi dimostrano che la stragrande maggioranza dei Russi vuole grandi cambiamenti nella sfera sociale, ivi compreso il miglioramento della qualità della vita delle ceti medi e bassi, un gruppo finora escluso dai benefici che la rapida crescita economica della Russia ha apportato alle classi sociali elevate.
Va da se che se anche una sola di queste previsioni dovesse avverarsi, ciò darebbe il via in Occidente a una campagna anti-Putin ancora maggiore, da parte delle elites politiche occidentali e dei media corporativi.
Parlando dell’Occidente, l’intera stampa russa ha prodotto commenti increduli di fronte all’atteggiamento imbecille della stampa occidentale durante la recente visita di Putin in Germania e nei Paesi Bassi. Mentre l’UE è in una crisi strutturale profonda, la guerra in Siria non accenna a finire, quando problemi come l’immigrazione, il terrrorismo e l’ecologia planetaria dovrebbero essere al primo posto nelle discussioni tra i leader mondiali, la stampa occidentale sembra interessata ad un ed un solo problema: gli omosessuali e il loro presunto “diritto” al matrimonio. Questo, e le oche di Femen che, riuscendo chissà ad eludere l’occhio altrimenti onniscente dei servizi di sicurezza tedeschi, hanno mostrato le tette a Putin ad Hannover. Dire che la stampa russa non ne è rimasta impressionata sarebbe un eufemismo. Francamente, molti commentatori si sono chiesti apertamente se l’Occidente non sia per caso impazzito.
Per quanto riguarda i pochissimo politici pro-USA che ancora restano in Russia, sono estremamente imbarazzati di essere associati in qualunque modo agli USA ed all’UE e sono costretti a ripiegare su argomenti del tipo “si, è disgustoso, ma anche il nostro paese ha problemi gravi”, che, come converrete con me, non sono certo una gran piattaforma.
La lotta per interna per il potere nel Cremlino sta chiaramente raggiungendo una fase nuova e più aperta. Essa dovrà trovare soluzione piuttosto in fretta, perché la situazione attuale è insostenibile, specialmente considerando che l’affare siriano minaccia di trasformarsi in una guerra regionale. Si potrebbe anche pensare che questo sia il momento perfetto per liberarsi di figure prive di fantasia, deboli o in altro modo confuse quali Medvedev e i suoi alleati, assicurandosi che lo stato russo venga gestito da un’unica squadra, cementata da una visione comune.
La Russia ha bisogno di un governo che si preoccupi meno di accontentare l’Occidente e si occupi di più delle aspirazioni e dei bisogni dei Russi.
The Saker