BASTA INDUGI, SI PASSI A VIE DI FATTO, di GLG, 26 febbraio ‘14
Personalmente, non ho intenzione di difendere nessun uomo politico di qualsivoglia tradizione o paese; mi sembrano tutti, più o meno, scadenti e piuttosto meschini. Tuttavia, ciò che indigna è che ancora una volta ci sono settori aggressivi, quasi sempre foraggiati dagli Usa, che intendono porre le questioni sotto il profilo della giustizia, della libertà, della democrazia. Adesso l’ex-presidente ucraino, considerato (non so nemmeno se a ragione) filorusso viene perseguito e lo si vuole mettere sotto processo al Tribunale dell’Aja; come Milosevic e altri. Anche ammesso che avessimo a che fare con dei criminali, è inaccettabile che questi siano giudicati da altri criminali. Già fa ribrezzo, oggi, pensare al famoso Tribunale di Norimberga, dove indubbi crimini – tipo il massacro di milioni di persone (ebrei, ma non solo ebrei) – venivano giudicati da chi aveva bombardato a tappeto popolazioni civili, aveva buttato due atomiche, con oltre mezzo di milione di morti subito e non so quanti altri tra atroci sofferenze per moltissimi anni successivi. Inoltre, durante tutta la guerra fredda, i “giudici” dei crimini altrui hanno ammazzato a più non posso in ogni dove, organizzato colpi di Stato, assassinî individuali e quant’altro. Gli Usa hanno iniziato il loro “brillante” cammino con il genocidio degli indiani; e continuano tuttora in ogni dove – e adesso senza nemmeno accettare di confrontarsi con il “nemico”, solo a mezzo di droni e similari – a uccidere a man bassa.
Non l’ex presidente ucraino andrebbe portato all’Aja, ma un altro presidente cui hanno perfino assegnato un premio Nobel per la pace, degna fine di un premio ormai del tutto indecoroso. In una situazione del genere, sia chiaro che c’è da augurarsi che le prime reazioni russe – coadiuvate dagli ucraini non finanziati dagli Usa – diventino assai più forti. Quel presidente americano deve trovare infine pan per i suoi denti. E anche in tal caso, non si pensi che noi adesso vediamo il “bene” dalla parte di Putin. Non c’è nessuno che abbia titoli per essere considerato campione di giustizia. E del resto, solo i cretini, comprensibilmente condannati ad essere infine “carne da cannone” per cause di cui non capiscono un bel nulla, possono pensare che in politica si agisce in nome di principi di etica, di giustizia, di libertà e democrazia.
Semplicemente, è indispensabile che un paese, indubbiamente ancora in vantaggio come potenza militare ed economica, non abbia a prevalere e a soggiogare gli altri. Dopo il crollo dell’Urss, gli Stati Uniti hanno creduto di essere rimasti soli padroni del mondo. Risvegliatisi dal “sogno”, hanno aggredito militarmente chi non stava agli ordini. Poi, con questo presidente nero (non solo nella pelle) hanno preferito sobillare dall’interno e inviare sicari a uccidere e devastare in ogni dove vi fosse resistenza al loro arrogante disegno di predominio. E’ necessario che anche questa strategia mostri infine la corda, impartisca agli stessi americani la lezione di quanto costa loro un simile proposito da ogni punto di vista. Non si pretende che gli Usa subiscano la stessa sorte da essi fatta subire agli altri con azioni di una criminalità, che ha ormai superato ogni altra efferata azione compiuta nella storia. E’ semplicemente necessario che si facciano subire loro tali e tanti guai – in termine di perdite umane, di costi enormi nel tentativo di controllare l’intero mondo, ecc. – da costringerli ad una terza strategia, più soft e che di fatto segni l’inizio di un riequilibrio di forze nel mondo.
Che gli Stati Uniti agiscano tramite i Servizi, che cerchino l’azione lobbistica all’interno di vari paesi, che mirino ad una influenza culturale che, a parte la lingua, saranno piuttosto in difficoltà a conquistare. Una volta che siano ridotti a questi più miti consigli – ma occorrerebbe unirsi e impartire loro lezioni piuttosto durature; sarebbe necessaria una lunga serie di “Little Big Horn”, con tanti “Tori seduti” che accoppano altrettanti Custer – impareranno a loro spese la convenienza di usare metodi più “dolci”. E nell’uso di questi metodi, si vedrà come contrastarli nel modo migliore; onde far loro perdere la voglia di “donarci” la loro sporca e ciarlatanesca democrazia, la loro libertà ormai avulsa da ogni effettivo legame sociale che non sia connaturato al sangue e alla violenza. Per questo, auguriamoci intanto che quanto avviene a Sebastopoli si ampli e si generalizzi. Addosso agli Usa di Obama, il presidente non nero di pelle, ma d’anima. E anche meschino, solo violento e arrogante. Dobbiamo sottostare a simili omuncoli?