MEGLIO SPRECARE CHE CREPARE!
Con l’intervento di oggi ho deciso di inimicarmi la maggior parte di quelli che denunciano lo spreco come un peccato mortale. Lo faccio con piacere perché sono stufo dei finti piagnucolamenti di certi filosofastri sempre più pezzenti nel pensiero (mai nel portafoglio, nevvero?) e delle lacrime di coccodrillo di quanti s’impressionano per gli sprechi, lo sperpero di risorse del pianeta e, persino, onta di tutte le onte, la distruzione di cibo. E’ il capitalismo bellezza, un sistema iniquo, sperequativo, speculativo, disegualitario e via disprezzando quanto si vuole che però genera abbondanza e affrancamento dai capricci dei cicli naturali della vita della nostra specie (almeno in vaste aree del pianeta), dalle carestie che per secoli hanno decimato la popolazione mondiale e da una vita condotta sempre sull’orlo dell’indigenza tra scarsità e pestilenze. Recentemente,è avvenuto in Russia che intere partite di alimenti siano state mandate al macero perché arrivate illegalmente nel paese. Bravi, bene, bis! Le autorità di Mosca hanno fatto il loro dovere e, ugualmente, ci saremmo comportati nella “civilissima” Europa, dove si misurano pure i millimetri dei piselli e la curvatura delle banane, in presenza di contraffazioni che avrebbero reso incerta la bontà dei prodotti e, dunque, anche la loro autenticità e salubrità. L’Occidente scialacquatore però ha voluto sollevare un polverone contro la Rosselkhoznadzor, l’agenzia di Mosca che controlla le importazioni agricole, la quale, dopo aver riscontrato documentazione falsa a supporto di una serie di generi alimentari che stava per essere introdotta nel mercato di casa, ne ha ordinato la distruzione. Come riporta Stratfor: “L’organizzazione ha recentemente sequestrato 73 tonnellate di pesche con certificati falsi turchi che provenivano in realtà dall’Unione europea. Il 6 agosto, lo stesso gruppo di San Pietroburgo ha bruciato 20 tonnellate di formaggio tedesco spacciato come “made in Russia”. Certamente, ci sono anche delle motivazioni politiche alla base di quanto accaduto perché il Cremlino non gradisce che si aggirino le sanzioni contro gli stati che, a loro volta, hanno eretto un sistema sanzionatorio verso Mosca per la guerra in Ucraina ma, mantenendo il discorso sul suo aspetto tecnico, non si poteva fare altrimenti poiché la provenienza incerta dei beni metteva in discussione la loro consumabilità. Cosa accade in Italia quando si scoprono traffici dello stesso tipo? Arrivano i Nas, fanno le loro verifiche, bloccano la merce e nel dubbio atroce che possa essere cattiva per la salute umana la inviano agli inceneritori. Qualcuno dirà:”ma forse con quel cibo si sarebbero potuti sfamare mendicanti e altri bisognosi”. Forse, o forse li si sarebbe spediti direttamente all’altro mondo perché assemblati con ingredienti nocivi. Chi può saperlo? Fin qui le ragioni sanitarie. Tuttavia, è anche vero che esiste uno spreco eccessivo nelle nostre società “opulente”. Spesso gli alimenti invenduti, soprattutto nelle grandi catene distributive, vengono, in Russia come altrove, gettati nella spazzatura piuttosto che consegnati a chi ne avrebbe bisogno. Altre volte la distruzione di prodotti viene praticata per non fare calare troppo i prezzi ed affamare orde di contadini. Storture del capitalismo, che ha le sue regole di funzionamento, ma che garantisce un benessere mai conosciuto da altre forme organizzative e produttive umane precedenti. La cosa può anche dispiacere ma se non si sa con cosa sostituire questo modo di produzione è inutile lanciare alti lai nel vuoto. “E’ l’eccesso che genera il necessario” ed è meglio che sia così piuttosto che rivivere sul filo del rasoio, com’era in passato, contando una per una le calorie che immancabilmente difettavano al raggiungimento di uno stabile benessere fisico. Ed allora vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare, anche perché ci sta pensando la crisi a toglierci la felicità dell’abbondanza, prima di quegli uccellacci del malaugurio che predicano decrescita e morigeratezza dei consumi a spese delle nostre intelligenze. Tutte cose che aveva capito persino un uomo di lettere come Émile Zola (ah, se costui vedesse ora la sua povera Francia che ha introdotto il “reato di spreco”), non di certo un reazionario, e che non comprendono fior di professoroni progressisti dei nostri tempi, anticapitalisti per dubbia vocazione e mancanza di argomenti seri.
Da “Il Denaro” di Zola:
“La speculazione è l’incentivo della vita, è l’eterna aspirazione che spinge a lottare e a vivere”
“Pensate forse che senza lussuria si farebbero molti bambini? Su cento bambini che si potrebbero fare, capiti che se ne fabbrichi appena uno. E’ l’eccesso che genera il necessario”.“Senza la speculazione non si farebbero affari. Perché diavolo pensate che tiri fuori i soldi, che rischi di perdere la mia ricchezza se non mi ripromettessi un piacere straordinario, una felicità improvvisa che mi spalanchi il cielo? Col compenso legittimo e mediocre del lavoro, il saggio equilibrio delle transazioni quotidiane, l’esistenza diventa un deserto di una terribile piattezza, una palude in cui l’energia affonda e imputridisce. Se invece, all’improvviso, fate risplendere all’orizzonte un
sogno, promette che con un soldo, se ne vinceranno cento, offrite a tutti quegli addormentati nella palude di mettersi a caccia dell’impossibile, se parlate loro dei milioni conquistati in due ore, in mezzo ai rischi più terribili, vedrete che la corsa comincia subito, le energie sono moltiplicate, il parapiglia è tale che la gente sgobbando per il puro piacere di sgobbare, riesce talvolta a fare dei bambini, cioè delle cose grandi, belle, ricche di vita…Ah, perbacco! E’ vero che ci sono tante porcherie inutili, ma è anche vero che, senza quelle porcherie, il mondo finirebbe.”