Chi ha paura di Viktor Orban? di A. Terrenzio
Soros e la sua Open Society ci avevano gia’ provato, con la scusa della tassa su internet, a destabilizzare il governo magiaro attraverso il tentativo, abortito, di una rivoluzione colorata.
Oggi le élite della finanza e delle UE, tornano ad attaccare l’Ungheria, per la questione dei migranti e del “cordone sanitario” che Orban ha ordinato di costruire sul confine serbo. Vuole arrestare i flussi di migliaia di sfollati e migranti economici, in arrivo da Siria ed Afhganistan.
I riflettori accesi. da un momento all’altro sul corridoio balcanico ed il traffico di migranti, lanciano il legittimo sospetto, che dietro tale interesse si celi l’obiettivo di demonizzare il governo Orban ed il suo operato.
Da diversi giorni l’Ungheria, viene dipinta dai media internazionali come stato intollerante e razzista che rifiuta la solidarieta’ a chi fugge da contesti di guerra e disperazione.
A causa della distruzione di paesi come Siria e Libia, da parte della Nato e dei suoi membri principali, quali Francia e Gran Bretagna, l’Ungheria, contro gli ipocriti principi europeisti di “buonismo e accoglienza”, ha deciso, quale stato sovrano, di erigere un muro, per la difesa dei propri confini dalla concreta minaccia di infiltrazioni dell’Isis e per la protezione del proprio tessuto sociale.
L’erezione di tale muro e’ stata la scintilla che ha fatto scattare l’attenzione mediatica sulla nazione magiara. Ad alimentare il clima ci hanno pensato anche i tradizionali fogli del pensiero unico buonista e politicamente corretto, come Il Manifesto e La Repubblica, con la strumentalizzazione vergognosa delle spoglie del piccolo Aylan.
I veri motivi di tale attenzione vanno. tuttavia, ricercati nell’intenzione di Orban di opporsi in maniera risolutiva all’immigrazione incontrollata, cosi’ da privare la Germania ed i paesi del nord, di quella manodopera a basso costo di cui essa ha enorme bisogno per non far rallentare la sua locomotiva industriale e tutto il business che gravita attorno all’immigrazione. Cosi’ facendo, la Merkel e’ riuscita anche ha rilanciare l’immagine europea di una Germania generosa e solidale, pronta ad accogliere i dannati della terra.. Viene da chiedersi come tale bonta’, invece, sia stata risparmiata alla Grecia e ad i suoi cittadini, quando la Merkel ed il suo ministro dell’economia, caldeggiavano la messa in vendita del Pireo e del Partenone o di come le varie compagnie aeree tedesce si siano fiondate sui principali aereporti greci, comprati a prezzi stracciati. E’ evidente. appunto, l’operazione di raccolta di nuovi schiavi riserva per l’economia teutonica.
Quel che preoccupa davvero la Comunità internazionale, oltre il problema migratorio, è la vicinanza di Viktor Orban alla Russia. Il presidente magiaro si e’ infatti opposto alle sanzioni economiche alla Russia e ha anche avviato un progetto di collaborazione nell’energia nucleare con il colosso russo del settore, Rosneft.
L’Ungheria di Orban sembra porsi a capo di una coalizione di stati centrali, con Slovacchia, Rep. Ceca e. recentemente, anche l’Austria, che si oppongono in maniera decisa alle “politiche di accoglieza” imposte dall’UE, e contro l’operato della Nato. A tal proposito, dure e nette sono state le parole del Premier Ceco, Milos Zeman, che ha accusato Washington e i membri della Nato del disastro libico e siriano. A tali affermazioni, vanno aggiunte anche le rivelazioni del periodico austriaco Infodirekt, organo vicino ai servizi segreti militari di Vienna, sul finanziamento da parte di varie ONG americane, degli immigrati illegali.
Secondo i servizi austriaci gli USA avrebbero interesse ad alimentare il flusso migratorio verso l’UE per legare ancora di piu’ i suoi membri all’alleanza atlantica, coinvolgendoli in future operazioni di “emergenza umanitaria” nel Mediterraneo. Giova ricordare che tali ONG, legate al magnate Soros, sono le stesse che hanno incendiato Maidan e gettato l’Ucraina nel caos.
Orban viene demonizzato, o additato come novello dittatore neofascista, dagli Junker di turno, soprattutto per le sue scelte geopolitiche anticonformistiche. La sua resistenza ai flussi immigratori incontrollati è il pretesto per imporgli il riallineamento alle scelte occidentali. L’UE filo Usa e sottoposta alla finanza americana non puo’ accettare riscosse identitarie, ne’ tentativi di riappropriazione della sovranita’ nel suo ovile.
Vedremo se Orban sara’ in grado di difendersi da tali attacchi che hanno una regia ben congeniata e all’opera nelle varie zone di interesse atlantico. La stessa regia che mira a mantenere l’Europa sotto gli interessi strategici americani, vittima dei suoi stessi leader inetti e senza spina dorsale.