Il Punto di vista di un soldato di mestiere, di Max Bonelli
Il Punto di vista di un soldato di mestiere
Siamo a Lugansk, una giornata dei primi giorni di settembre; il caldo secco della steppa, con l´umidità al 30-40%, rende l´afa più sopportabile; in un parco ben curato, con tanto di giardino floreale, si fatica ad intravedere le tracce della guerra.
Sto intervistando ”Antonio”, un militare di professione ; l´accento marcato dell´appennino meridionale, il fisico tozzo da pugile picchiatore, sovrastato da un viso bonaccione, stridono e si amalgamano allo stesso tempo. Gli chiedo se vuol la registrazione dell´intervista e mi fa cenno di sì; è un uomo dalle poche parole sui trenta anni. Mi descrive brevemente il suo curriculum militare. Ai primi del 2000 fa servizio alla smipar,poi torna a casa ma continua a sentire il fascino della divisa; nel 2009 fa un corso di base da contractors in Russia e poi si perfeziona in Kazakistan in un corso gestito da ufficiali provenienti dal gruppo ”alfa”, uno dei gruppi di antiterrorismo di eccellenza in Russia. Esperto di varie armi russe, si lascia irretire da un contatto in Libia che gli procura un’avventura da cardiopalma tra le sabbie del deserto libico. Il richiamo dell´avventura non lo molla e si ritrova in Ucraina dell´est per fare una esperienza ”significativa”.
Dopo averlo lasciato parlare un po´ gli pongo qualche domanda:
D: Come mai sei qui a combattere in Ucraina e perché hai scelto di prestare servizio nell´esercito di Lugansk?
R: Volevo fare un´esperienza militare importante; sono partito quest´inverno, c´erano combattimenti intensi, ma io ho partecipato solo ad una guerra di posizione. Noiosa! Ti tirano addosso con i mortai, gli obici e non puoi rispondere perché c´è la tregua che noi rispettiamo e loro no.
D: Ok ma perché hai scelto questa parte e non l´altra; mi hanno detto che qui di soldi ne vedi pochi, la paga è più che altro una specie di rimborso spese di 250 dollari. Dall´altra parte con gli ucraini ne avresti guadagnato di più.
R: Sì, ma avevo degli amici che combattono dall´altra parte. Dei ”contractors” mi hanno detto cose che non mi sono piaciute. Violenze sui civili, tanti nazisti, insomma il confine traguerra e crimini di guerra non è chiaro se stai con gli ucraini.
D: In questa ”tregua” poco tranquilla, chi inizia per primo a sparare? Si, insomma, chi la rispetta meno?
R: Non ha esitazioni: gli ”Ucraini”; poi certo dopo 2-3 bombardamenti tocca rispondere anche noi, altrimenti rischi che si sentono troppo sicuri e vengono avanti
D: Cosa ti ha impressionato di piu´ di questa guerra?
R: La sofferenza della gente, la povertà; sono tutti stanchi di questo macello, il coprifuoco viene malsofferto dalle persone che vorrebbero vivere una vita normale.
D: Qual è la tua impressione sulla professionalità dell´esercito della repubblica di Lugansk?
R: I miliziani hanno tanta voglia di combattere, hanno il morale alto, ma i russi li tengono a freno, non vogliono che parti il confronto. Magari tecnicamente devono fare dei passi avanti; erano minatori, agricoltori. Non è facile il mestiere della guerra.
Gli ufficiali sono bravi e ben preparati, hanno dei buoni quadri, tecnicamente parlando.
La disciplina cercano di farla rispettare; qui il peggior nemico dei soldati è la bevuta di troppo, ma gli ”incidenti” vengono repressi duramente. E’ l´unico sistema per mantenere la disciplina.
R: Cosa ne pensi della politica estera dell´Italia?
Mi accenna una mossa con la mano a cucchiaio tipicamente meridionale
D: ”Quale politica estera? Qui sono i signori ”sconosciuti” che comandano.
Al mio sguardo interrogativo continua:
”Gli americani, comandano ”tuttee cosee loro”; noi siamo solo servi, i servi devono solo stare zitti ed ubbidire.
Max Bonelli