Pantano siriano
Dopo gli attentati di Parigi i caccia francesi si sono alzati in volo per colpire gli uomini del califfato. Ormai in Siria bombardano quasi tutti ma, evidentemente, in troppi vanno fuori bersaglio. Molti esperti militari ritengono che le milizie del Daesh potrebbero essere annientate in qualche settimana dalle grandi Potenze ma queste non hanno la minima intenzione di agire seriamente in tal senso. A nessuno piace spararsi sui coglioni dopo aver speso fondi ed energie per rovesciare governi ostili, all’occorrenza definiti dittature, anche se qualcosa comincia a sfuggire di mano.
Il Presidente siriano Assad ha dichiarato che i russi sono stati rapidissimi nel ricacciare e disperdere le forze jihadiste in alcune aree strategiche: “In soli due mesi di operazioni russe contro l’Isis in Siria, sono stati ottenuti più risultati di quanti ne abbia conseguiti la coalizione internazionale a guida americana in un intero anno”.
Se Assad è ancora in sella lo deve ai suoi alleati russi e iraniani , altrimenti avrebbe già fatto la triste fine di Gheddafi. Tuttavia, Putin non potrà spingersi oltre un certo limite nella guerra contro i gruppi islamisti anti-regime per non scontrarsi direttamente con i sostenitori occulti dell’Is. Finanziatori coperti che non sono turchi, sauditi o qatariani ma americani, inglesi e anche francesi. Quest’ultimi in Libia si dimostrarono, infatti, veloci almeno quanto i russi nell’eliminazione del Rais che ostacolava le loro aspirazioni nel Mediterraneo, preventivamente concordate con Washington. Ovviamente, non è alla portata dei russi “liberare” tutta la Siria. Spingersi così a fondo nel pantano siriano significherebbe vedersela direttamente con la Nato che ricorrerebbe a mezzi ancora più subdoli per intrappolare Mosca in una situazione complicatissima. La Russia non ha ancora la forza necessaria per reggere un simile sforzo. Tuttavia, con un abile lavoro strategico e diplomatico, unito ad una spinta militare razionale e chirurgica, Putin riuscirà forse a ridimensionare i piani statunitensi nell’area. Questo è quanto sta accadendo in questa fase. Certe dispute, data la fase storica di unipolarismo imperfetto, non si concludono mai con un vincitore assoluto che si assicura tutta la posta in palio. Per questa volta gli Usa non mangeranno tutta la torta ma in ogni caso sono ancora loro a tenere in mano il coltello con il quale si tagliano le varie fette degli interessi geopolitici planetari.