Fin dove vuol spingersi la Nato? di A. Terrenzio

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La proposta dei ministri della difesa dei paesi membri della Nato, che hanno invitato il Montenegro ad aderire all’Alleanza atlantica, rappresenta solo l’ultima provocazione ai danni della Federazione Russa.

Dopo la crisi diplomatica con la Turchia, per l’abbattimento del Sukoi-24 russo ed il conseguente sostegno di Obama ad Erdogan, la Nato continua la sua politica di aggressione a Mosca.

L’attacco al Jet russo, da parte delle forze militari turche, e’ stata un’evidente ritorsione per l’impegno di Mosca a sostegno dello Stato Siriano.

Prove schiacchianti fornite dal Cremlino, sui traffici di autocolonne di petrolio tra il confine siriano e l’est della Turchia, hanno inchiodato il presidente turco.

Dopo la morte del pilota russo, Putin e il portvoce del Cremlino, Dimitri Peskov, hanno dichiaratoche la Russia, non dimentichera’ il “colpo alle spalle” inferto dal governo di Ankara.

Nonostante la Federazione Russa abbia manifestato l’intenzione di combattere il terrorismo, invitando le nazioni occidentali ad unirsi in una coalizione internazionale, l’amministrazione Obama ed i vertici Nato, con il suo segretario generale Jens Stoltemberg, continuano ad indicare la Russia come minaccia principale all’egemonia atlantica.

La stampa internazionale continua nella sua opera di disinformazione, riguardo lo scenario mediorientale, ma e’ ormai palese, agli occhi di gran parte della opinione pubblica, che la Russia di Putin sia l’unica potenza davvero interessata a sconfiggere lo Stato Islamico, mediante il suo sostegno al governo legittimo di Bashar Al Assad.

Inoltre, Putin, dopo gli attentati terroristici al teatro Bataclan di Parigi, ha incassato anche il sostegno di Hollande che, volando a Mosca, ha dato prova di voler congiungere gli sforzi contro il terrorismo, pur non partecipand, ad una coalzione guidata dal Cremlino.

Intanto, i rapporti tra Mosca ed Ankara rimangano tesisissimi. La prima ha gia’ fatto sapere che impieghera’ una serie di contromisure che colpiranno gravamente la Turchia. Tra le piu’ significative ci sono: il blocco del turismo, l’interruzione dell’import di prodotti agricoli e, soprattutto, la sospensione del progetto di gasdotto “Blue Stream”.

Nonostante la gravissima crisi diplomatica, generata dal leader turco, Obama ha ipocritamente appoggiato le ragioni di Ankara.

Il Presidente Usa sta evidenziando tutta la sua inadeguatezza nella gestione del teatro siriano, fingendo di bombardare l’Isis ma, di fatto, appoggiando gli stati finanziatori del Califfato, con la la Turchia in testa.

Recenti fonti giornalistiche hanno anche dimostrato legami compromettenti del capo della Casa Bianca con rappresentanti delle Fratellanze musulmane.

Il protagonismo di Putin in MO sta portando gli Usa e l’alleanza atlantica a rialzare il livello di provocazioni contro l’orso russo in Europa.

Nei Balcani attraverso la menzionata proposta al Montenegro di adesione all’Alleanza.

In Ucraina dove il governo golpista di Kiev sembra voler porre fine alla tregua siglata a Minsk, riaprendo le ostilita’ con le regioni controllate dai ribelli russofoni.

E come se non bastasse in Polonia dove la Nato e’ pronta ad installare ordigni nucleari, come atto di minaccia alla Russia.

L’obiettivo statunitense sembra quello di impegnare la Russia in piu’ teatri di tensione regionali per distoglierla dal quadro mediorientale dove Putin sembra aver conquistato la scena.

Fin dove vuole spingersi la Nato?

Difficile stabilirlo con precisione.

Il sostegno di Putin al legittimo governo siriano si e’ posto in netto contrasto con le ambizioni neo-ottomane di Erdogan.

Il Presindente turco forse confidava di trascinare la Russia in uno scontro aperto con la Nato. Solo l’abilita’ ed il buon senso di Vladimir Putin hanno evitato che la situazione degenerasse.

Ma la strategia di Erdogan si e’ rivelata fallimentare, e il leader del Cremlino e’ riuscito ha mostrare il vero volto della Turchia agli occhi della comunita’ internazionale.

Nonostante Ankara continui vergognosamente a negare le accuse di Mosca, anche l’Iran fa sapere, tramite il suo segretario di Discernimento, Mohsen Rezai, di possedere prove del commercio di petrolio tra il governo turco e l’Is.

La decisione russa d’intervento in Siria si e’ dimostrata finora vincente: A livello strategico perche’ ha riproiettato la Russia in MO; a livello mediatico pure, visto che il leader del Cremlino e’ oramai percepito, da gran parte dell’opinione pubblica occidentale, come principale attore contro il terrorismo.

Inoltre, ci sembra importante evidenziare quello che davvero potrebbe essere l’”asso nella manica”del Presidente russo, per una svolta nel caos mediorientale. Come riporta Maurizio Blondet in un editoriale, Netanyahu ha dichiarato:”Noi non siamo ne’ pro, ne’ contro Assad”.

Queste parole sono state pronunciate dal leader israeliano, nel settembre scorso, nell’incontro col suo omolgo russo.

Tale dichiarazione attesta la non ostilita’ di Israele verso la Russia.

Gerusalemme vede con favore il ruolo di mediatore del Cremlino nel caos mediorientale.

Il Cremlino dimostra capacità di mediazione notevoli con tutti i paesi impegnati nella partita siriana: dall’Arabia Saudita all’Iran, fino all’ Egitto ed appunto Israele.

In un momento storico dove i rapporti tra l’amministrazione Obama e quella israeliana sembrano ai minici storici, a causa dell’apertura degli Usa all’Iran e delle varie altre indecisioni del Presidente americano, un’eventuale alleanza tra Russia ed Israele sarebbe una novità non da poco, con risvolti imprevedibili per i destini dell’area.