RIPULIRE I SERVIZI SEGRETI

BERLUSCONI FERITO DA LANCIO OGGETTO E NON DA UN PUGNO

L’Italia nel contesto globale è un covo di spie. Il nostro paese è attraversato, in lungo ed in largo, da barbe finte straniere che condizionano e corrompono il Parlamento, il potere esecutivo e, soprattutto, quello giudiziario. Non si salva nessuno, nemmeno le cosiddette organizzazioni della società civile, suggestionate da questioni artefatte, consapevoli o meno che siano di lavorare contro la sovranità nazionale, per un nemico disposto a comprarsi tutto. Nessun apparato o ordine dello Stato è immune a simili infiltrazioni che, dopo la Guerra Fredda, hanno avuto persino una impennata. Chi prova a resistere viene immediatamente messo con le spalle al muro. Minacciato e poi cooptato, a seconda del suo ascendente sulla collettività. Ostracizzazioni rarissime nel regno dei codardi dove c’è uniformità di pensiero e di servilismo. Lo spartiacque è senz’altro il periodo 1991-1992, fase storica coincidente con Mani Pulite, il golpe giudiziario che mise fine alla prima Repubblica dando vita a quella cosa (poco pubblica) informe, ancora oggi sotto i nostri occhi. La classe dirigente salita al potere dopo Tangentopoli è l’affidataria di questo sfacelo epocale. Di destra, di sinistra o di centro la sudditanza non cambia anche se il tiro viene meglio mancino.

Strumentalizzazioni e macchinazioni sono il leit motiv che surdetermina la vita politica ed economica nazionale. Corruzione e malversazione gli effetti collaterali. Ogni intrigo è orientato a dividere il nostro tessuto culturale per inabissarlo dentro linee di faglia moralistiche; a manipolare la direzione politica di qualsiasi partito o corrente per subordinarla ad interessenze incrociate di matrice esotica ed anche ad impedire che l’eccellenza economica autoctona, laddove persiste, varchi i mercati internazionali più profittevoli. Siamo un Paese distrutto che porge l’altra guancia ai suoi assalitori ed offre anche cooperazione, senza soluzione di continuità, per progredire in questa mattanza. Suicidio assistito. Al servizio dei perfidi orditori d’oltreconfine ci sono i nostri stessi Servizi. Una bonifica di quest’ultimi è il primo atto che una dirigenza politica, con intenti di ripristino della sovranità nazionale, dovrebbe mettere in campo. Ovviamente quelle in sella non ci pensano nemmeno perché esistono per il mandato opposto. Come scrive un analista su Limes: “Dal punto di vista dei nostri servizi, o l’Italia è filoamericana o non è. Soprattutto, non può essere né filorussa, né filocinese”. Lo scopo però non dovrebbe essere quello di passare da una dipendenza internazionale ad un’altra ma di percorrere sentieri di maggiore autonomia in sintonia con le potenze antiamericane, cioè al loro fianco e non sotto il loro giogo.

Analizzando uno degli episodi più recenti di questo perenne ingerimento nei nostri affari, quello che condusse alle dimissioni forzate del governo di centro-destra nel 2011, ritroviamo ancora all’opera le residenture di paesi alleati e i nostri 007, uniti a complottare contro le istituzioni e già da molti anni prima.

Quando Berlusconi tentò di smarcarsi dall’egemonia occidentale, in maniera non troppo convinta ma abbastanza spregiudicata per una nazione a sovranità condizionata come la nostra, Washington si servì della nostra stessa Intelligence per ricacciarlo indietro. Scrive ancora l’analista di Limes: “I problemi veri sorgeranno più tardi, in particolare dal 2008, quando il centro-destra riconquisterà Palazzo Chigi e la guerra di Georgia rivelerà la nuova maggior prossimità di Berlusconi alla Russia, sostenuta apertamente nel suo confronto con Mikheil Saakashvili. L’equilibrio che aveva portato nel 2002 alla dichiarazione di Pratica di Mare si romperà e di lì a poco Obama noterà con disappunto le scomposte dichiarazioni di appoggio a Putin rese dal premier italiano durante un vertice trilaterale svoltosi in Turchia, interpretandole come un incondizionato sostegno politico al Cremlino. Per gli Stati Uniti è troppo. Berlusconi finisce così con l’inimicarsi il potente interlocutore americano, che nell’estate del 2010 non manca di ricordare in un’intervista concessa al Corriere della Sera come gli fosse noto che il premier «era stato» un alleato degli Stati Uniti. È da questo momento, in effetti, che la privacy del presidente del Consiglio comincia a essere violata con una certa frequenza, mentre si moltiplicano le confidenze a danno della sua immagine fatte ai diplomatici di via Veneto anche da chi aveva il compito istituzionale di gestire la politica delle informazioni e della sicurezza nazionale – confidenze poi pubblicate da WikiLeaks nell’autunno 2010 mentre monta l’Onda Viola, il primo tentativo di rivoluzione colorata abortito nel nostro paese. È forse per questi motivi che un Francesco Cossiga ormai agli sgoccioli, ma straordinariamente preveggente, nell’ottobre 2009, dieci mesi prima della sua scomparsa punterà il dito contro il servizio esterno, l’Aise, che dal 2007 è subentrato al Sismi, con una dichiarazione che turba non pochi osservatori: «Se Berlusconi mi avesse chiesto un consiglio io lo avrei certamente sconsigliato di avvalersi dell’Aise, dato che settori deviati di questa agenzia hanno complottato contro di lui in combutta con alcuni magistrati e si sono dati al controllo illegale di alcuni parlamentari, me compreso. Ciò nonostante, totale protezione a tutta questa agenzia, guidata solo formalmente da quella brava persona che è l’ammiraglio Branciforte, è accordata dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, che è anche autorità delegata ai servizi»”. Effettivamente, pare che B. avesse chiesto concretamente un aiuto al FSB, tramite Putin, non riuscendo però ad ottenere altro che qualche piccola informazione sui rischi in corso. I russi gli fecero capire che avrebbero potuto soccorrerlo unicamente se egli avesse manifestato con azioni politiche serie la sua volontà di smarcarsi da Washington. In mancanza non potevano fare molto per lui. Infatti, non se ne fece nulla per l’eccessiva codardia del Premier. Il Piano statunitense per sottrargli l’incarico non era un mistero e poteva essere denunciato istantaneamente alla pubblica opinione. Questo gesto di buona volontà sarebbe stato lo start per attivare la protezione dei siloviki ma non arrivò mai e i putiniani si defilarono.

La talpa stellestrisce continuò a scavare la fossa al Premier. Persino alcuni giornalisti venivano messi al corrente della sua fine imminente. Racconta Guzzanti nel 2009: “Ieri ho trascorso una giornata diplomatica. In una ambasciata che non dico con diplomatici e altri diplomatici…[dove mi è stato riferito] che l’appoggio internazionale e non soltanto americano, viene meno ogni giorno di più. Israele non ha digerito il sostegno italiano alla nomina di un razzista egiziano alla presidenza dell’Unesco. I rapporti personali e privati, nonché pubblici ed economici con Putin sono al centro del problema, per una catena di gravi questioni legate alla natura strategica del problema energetico: nessuno vuole un’Europa sulla quale la Russia abbia “potere di rubinetto” .

Gli americani pensarono di mettere fuori gioco Berlusconi con tali attività di sputtanamento mediatico, una scarsa copertura per la sua sicurezza personale, la solita iniziativa di una magistratura che agisce su commissione estera, già dai tempi di Mani Pulite, e la complicità di un’opposizione compromessa da tempi non sospetti, nei suoi uomini di punta, con l’Amministrazione Usa. Effettivamente, il complesso di minacce servì a spaventare Berlusconi senza che il paese fosse trascinato in un caos maggiore e ridotto ad un campo di battaglia con una rivoluzione colorata vera e propria. Ma ugualmente Washington si portò avanti col lavoro sovvenzionando e addestrando il movimento viola, pronto a creare uno scenario da guerra civile anche nella Penisola nel caso in cui il Cavaliere non si fosse lasciato convincere con le sole minacce e qualche statuetta in faccia. Gli scenari ucraini possono non essere lontani, anche in uno Stato a democrazia matura come il nostro. Comunque, qualche anno dopo ci pensò Napolitano, PresdelRep, ad orchestrare la manovra di Palazzo quasi perfetta, ergendosi a garante degli interessi Usa in Italia. I tempi erano maturi e B. ormai circondato anche nel suo movimento. Convinto il Cavaliere a farsi da parte con qualche garanzia per sé e per le sue aziende, il Capo dello Stato lo sostituì con Mario Monti, gradito alla finanza atlantica e a tutto il resto del mondo occidentale filo-Usa. Arrivò la mazzata per gli italiani a cui furono rubate anche le mutande. Si trattò di una mossa strategica per dare la possibilità a chi sarebbe arrivato dopo di dissimulare piccole risalite e calmare l’eventuale rabbia popolare. Un declino a rate per far abituare gli italiani al costante peggioramento nel tempo. Cioè lo Stato si prese tutto e subito da tutti per ridare dopo qualche briciola a qualche categoria. Divide et impera, ma conto terzi. E’ il tesoretto dal quale attinge oggi Renzi per restare a galla e non essere travolto dal malcontento generale, nonostante la discesa agli inferi della patria sia lenta ma inarrestabile.

Resta il fatto che dal golpe bianco contro Berlusconi ed il suo rientro nei ranghi, il successivo arrivo del podestà Monti e la desistenza di FI ai governi di centro-sinistra-destra, saliti successivamente al potere, da Letta a Renzi (con il sostegno dei transfughi di B.), il fango ha sommerso questo povero paese che s’appresta a diventare anche un paese povero. Siamo alla deriva in un mare di merda e difficilmente ci libereremo a breve Per questo dobbiamo ringraziare anche i nostri Servizi Segreti al servizio di Obama e soci.