PRINCIPI DEL MOGHERINISMO

direttive_europee

 

Prima di diventare Lady Pesc, Federica Mogherini rivolse a Renzi parole molto scortesi: “Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza temo ‪#‎terzaelementare‬“. Era il 2012. Ma il fiorentino fece carriera e scuola (diventa segretario del Pd, nel 2013, e poi Presidente del Consiglio, nel 2014) e l’ opinione della Mogherini muta improvvisamente. Del resto, solo i cretini non cambiano mai idea, contrariamente agli ipocriti che lo fanno spesso e volentieri. L’attuale Premier, che non è tipo da dimenticare gli affronti subiti, anziché ostracizzare la criticona, sostenne la sua candidatura in Europa. Era una sottile vendetta. Messa alla prova la giovane diplomatica ha collezionato un fallimento dopo l’altro. Voto mediocre, temiamo da ‪#‎asilononpolitico‬. A discolpa della maestrina, c’è da dire che non è stata granché fortunata, feluca alla prime armi si è trovata ad affrontare dossier scottanti quali Iran, Siria, Ucraina, Libia, esodi quasi biblici da zone di conflitto, flussi immigratori, sanzioni, torture e uccisioni di connazionali, attentati ecc.ecc. che avrebbero messo in crisi anche colleghi più esperti. Di fronte a questi drammi lei però non è andata in difficoltà ma in totale confusione. Forse anche per questo i vertici Ue l’hanno sempre esclusa dai tavoli decisivi, come in occasione dei negoziati nucleari con Teheran o nei colloqui di Minsk per l’Ucraina. Quando il gioco si fa duro smette di essere un gioco ed allora i grandi pretendono e hanno l’ultima parola sulle cose serie lasciando agli scolari il compito delle dichiarazioni inutili. E di dichiarazioni a vuoto la Mogherini non è mai parca perché perfettamente calata nel suo non ruolo. E’ stata lei a dire che Ue e Nato sono complementari, cioè Ue è Nato, ma non viceversa, che tanto varrebbe allora sciogliere l’Unione Europea ed affidare la nostra politica estera direttamente ai cannoni del Patto Atlantico mettendo da parte diplomazia e finzioni colloquiali, fino ad avere il coraggio di chiamare le cose col loro vero nome, cioè non integrazione ma sottomissione. Le palle però si tirano fuori non coi leoni bensì con le prede. E’ più facile alzare la voce contro chi è accerchiato piuttosto che contro chi organizza gli assedi (circondata è Mosca dalle basi Nato lungo i suoi confini europei e non solo). Diversamente non sapremmo interpretare le recenti affermazioni della Mogherini allorché ha elencato i cinque principi-guida della Unione Europea nella politica verso la Russia che potremmo anche ribattezzare le 5 provocazioni di Bruxelles contro il Cremlino:
– applicazione completa degli accordi di Minsk per ritornare a dialogare con Putin e soci (traduzione dal mogherinese: la Russia deve ignorare il pericolo rappresentato alle sue porte dal golpe filo-Usa di Kiev, restituire la Crimea all’Ucraina, nonostante la sua popolazione si sia espressa democraticamente per l’annessione a Mosca e lasciare morire uno ad uno i russofoni del Donbass per mano degli squadroni nazionalisti ucraini)
– rafforzamento da parte europea delle relazioni con i partner orientali e gli altri vicini, in particolare in Asia centrale (traduzione dal mogherinese: la Russia deve rinunciare al suo spazio vitale e alle sue tradizionali sfere d’influenza per far spazio alla Nato)

– rafforzamento interno della resilienza dell’Unione europea, in particolare in vista della sicurezza energetica, delle minacce ibride e della comunicazione strategica (traduzione dal mogherinese: la Russia deve rinunciare ad esercitare la sua influenza sulle fonti strategiche e abbassare i prezzi come vuole Bruxelles, senza nemmeno fiatare o lamentarsi)

– la necessità di un impegno selettivo con la Russia, sia sulle questioni di politica estera che in altri settori in cui vi è il chiaro interesse dell’Unione europea ( traduzione dal mogherinese: La Russia deve accettare il principio che se conviene all’Ue va bene altrimenti nisba, cioè per dirla alla marchese Del Grillo: io so’ io e voi nun siete un c….)

– la volontà di sostenere sempre di più la società civile russa e di impegnarsi e investire nei contatti interpersonali, negli scambi e nelle politiche legate a ciò, con un’attenzione particolare ai giovani russi (traduzione dal mogherinese: La Russia si deve aspettare una rivoluzione colorata filo-occidentale senza provare a reagire).

Con lo scalpo di Putin ed un arto di Lavrov sarebbe stato un vero capolavoro.

Questa è la Mogherini, portavoce europeo, portantino americano. Ci voleva un genio nostrano per raggiungere simili vette di velleitarismo comunitario. Altro che cinque punti direttivi, un principio di mogherinismo deve essere una brutta malattia allo stadio terminale.

La verità è che l’Ue sulla politica estera è disunita, procede secondo gli interessi di bottega delle principali potenze continentali che si fanno concorrenza tra loro senza produrre un giusto lavoro di squadra per un mondo multipolare e meno dipendente dagli ordini Usa . Danneggiandosi a vicenda i partner europei ne escono tutti indeboliti, tanto che finiscono dominati da falsi amici esterni o sopraffatti da ingiustificate paure su agguerriti nemici alle porte. Cambiando prospettiva ed unendo le forze in Europa nascerebbe certamente un’altra visione del processo storico e della direzione geopolitica da seguire, magari con la costituzione di un asse con l’Est. Quando questo accadrà, se mai avverrà, capiremo di aver frequentato i paesi sbagliati perdendo molto e di aver tenuto erroneamente a distanza migliori compagnie internazionali per la pianificazione di un futuro più prospero e sicuro.