Commento a “C’E’ TUTTO; E NON C’E’ NULLA”
Il racconto è gradevole e “complicato”. E Franco Nova che conosco da tempo ci tiene sempre a ribadire che riguardo alla filosofia lui è meno di un dilettante e che le sue riflessioni in merito sono estemporanee e da non prendere troppo sul serio. Mi viene in mente che un pensatore importante come Lucio Colletti ha affermato di essere diventato marxista dopo aver letto Materialismo ed empiriocriticismo: a volte gli scritti e i pensieri dei “dilettanti” possono avere effetti dirompenti. Comunque dall’oscillazione tra l’essere e nulla che genera il movimento del divenire, dal flusso continuo inafferrabile del reale che l’intuizione immediata tenta, senza mai riuscirci, di cogliere, bisogna passare all’essere determinato (l’esserci hegeliano o la sostanza aristotelica) e/o all’ipotesi determinata. La determinatezza qualitativa e le leggi che la regolano è pensata in Bergson a partire dalla necessità di rinunciare alla speranza di “toccare” il “vero” e l’”essere” per valorizzare gli aspetti pratici e utili della pratica conoscitiva. In Hegel, sulla base della lettura di Chiereghin, ci pare di vedere che l’andirivieni della riflessione viene superato finalmente dall’atto che pone un fondamento, per niente religioso e dommatico, il quale, come “qualcosa qualificato” permette di connettere, di legare, passato e futuro, di far interagire tra di loro i vari momenti, le varie “apparizioni”, del divenire. In questo modo l’immediato determinato, attraverso le relazioni con gli “altri”, sviluppa se stesso diventando ciò che già era (in potenza). La pura potenzialità inespressa e irrelata appare evidentemente come un semplice nulla ma poi succede che, quando questo “vuoto” si im-pone, la classe di dati percepibili (un aggregato in cui possono essere comprese anche le forme sociali) che corrisponde alle “apparenze fenomeniche” finalmente si concretizza di fronte a noi permettendoci, solo allora, di incominciare ad indagare questo nuovo fondamento che dovremo alla fine distruggere.