DITTATORI E DETTATORI

nato

Erdogan, dopo aver sventato il cosiddetto golpe laico, con i carri armati che entrano di diritto nella ferraglia democratica, essendo stati invocati dai sinceri liberali per sbarazzarsi di un governo legittimamente eletto, è passato alla rappresaglia.
Ora il mondo libero e civile si scandalizza per i pogrom in corso e urla contro il dittatore sanguinario che fa arrestare i sovversivi o li lascia in pasto alla rabbia dei suoi sostenitori. Eppure, questo è il minimo da farsi in casi del genere.
La riconciliazione, sempre tale solo di facciata, avverrà in un secondo momento, quando il potere si sentirà nuovamente sicuro e saldo nei suoi diritti, acquisiti regolarmente ed esercitati violentemente, essendo questa la norma da Ankara a Washington, infatti cantava De Andrè non esistono poteri buoni.
L’Ue, alla quale il colpo di Stato turco non sarebbe dispiaciuto e che pratica forme di pronunciamento soft anche nei suoi confini, ricorrendo alle minacce finanziarie verso le popolazioni più deboli, alle lettere della Bce contro gli esecutivi non allineati, ai brogli elettorali veri e propri e all’aggiramento del voto quando non è certa di poter contare sul favore popolare, vuole interrompere i rapporti diplomatici con il Sultano.
Il motivo principale sarebbe la sua volontà di ripristinare la pena di morte. Giustamente, Erdogan ha fatto notare che in molti stati liberi e belli la pena capitale continua a sussistere, dall’America, alla Cina fino alla Russia. Non si comprende come mai Bruxelles non usi la medesima fermezza con gli Usa che permettono l’estremo supplizio in 37 Stati. Per non dire delle tecniche di tortura, di cui gli statunitensi sono maestri irraggiungibili, e del tiro al piccione povero, sport diffusissimo tra i poliziotti Yankees i quali anziché allenarsi nei poligoni di tiro lo fanno nei ghetti e negli slums degradati dove bersagli mobili con l’accento messicano, asiatico, ecc. ecc. cercano di sfuggire alle loro pallottole.
Troppa ipocrisia per le strade della terra. Del resto, finché a distribuire le patenti dittatoriali saranno i guerrafondai occidentali che stanno incasinando il globo, premiandosi coi Nobel per la pace, dubiterò di certi giudizi affrettati sui tiranni spietati. E’ la solita storia della pagliuzza e della trave che dall’occhio furbo del prepotente finisce nel sedere di chi non riesce a guardarsi bene le spalle.
Questa volta ad Erdogan è andata bene, non per merito di Allah ma, a quanto pare, di Putin che ha fatto fallire i piani della Nato avvisando in tempo il Presidente, il quale ha potuto così mettersi in salvo e reagire alla macchinazione con metodi brutali. Ma, si dice in questi casi, a brigante, brigante e mezzo. Come ha scritto Germano Dottori ieri: “l’improvvisa riconciliazione tra Ankara e Mosca non va sottovalutata. Basterebbe infatti da sola a giustificare l’ambiguità del comportamento tenuto dagli americani durante il confronto, considerato che Washington vede nella Turchia un corridoio per il gas persiano diretto nel Mediterraneo, destinato a ridurre la valenza strategica delle forniture russe all’Europa, e ne esige quindi la lealtà”. Più che di ambiguità però bisognerebbe parlare di sentenza di morte per Erdogan emessa proprio dalla Nato che ha fornito supporto logistico e militare ai generali ribelli. I carnefici abbondano e chi parla di assassini è lui stesso un killer, parafrasando Brecht.

Ad ogni modo abbiamo una sola certezza. La (geo)politica si fa con tanti mezzi, leciti e illeciti. La menzogna per confondere le acque e mascherare le proprie intenzioni è uno dei più importanti. Essenziale è prevalere ed uscire egemoni dai conflitti per la supremazia (tra gli Stati e negli Stati). Scriveva Jonathan Swift “La menzogna politica… può conquistare regni senza combattere, e talvolta perdendo una battaglia. Dà e toglie lavoro; può ridurre una montagna a una collinetta di terra scavata da una talpa, e far diventare una collinetta di terra scavata da una talpa una montagna; ha presieduto per molti anni a comitati di elezioni; può far diventare bianco un moro; fare di un ateo un santo, e di un dissoluto un patriota; può fornire informazioni segrete a ministri stranieri, e accrescere o lasciar precipitare il prestigio della nazione. Questa dea vola con un grosso specchio tra le mani, per abbagliare le folle, e far loro vedere, a seconda di come lo fa ruotare, la loro rovina nel loro interesse, e il loro interesse nella loro rovina. In questo specchio osserverete i vostri migliori amici, vestiti in abiti cosparsi di fleur-de-lis e di triplici corone; appese alle loro cinture catene, perline, e zoccoli di legno; e i vostri peggiori nemici adorni delle insegne della libertà, della proprietà, dell’indulgenza, della moderazione, e con una cornucopia in mano. Le sue grandi ali, come quelle di un pesce volante, non servono a niente se non quando sono umide; pertanto le immerge nel fango, e, librandosi in alto, lo sparge negli occhi della moltitudine, volando con grande rapidità; ma a ogni giro è costretta a ridiscendere nella sozzura per un nuovo rifornimento… come il più vile scrittore ha i suoi lettori, così il più grande bugiardo ha i suoi credenti; e spesso succede che anche se una menzogna viene creduta solo per un’ora, ha fatto il suo lavoro, e per essa non c’è una ragione ulteriore. La falsità vola, e la verità la segue arrancando, cosicché quando gli uomini finiscono per essere disingannati è troppo tardi; lo scherzo è terminato, e il racconto ha avuto il suo effetto: come un uomo che ha pensato a una buona risposta arguta dopo che il discorso è cambiato o che la compagnia se n’è andata, oppure come un medico che ha scoperto una medicina infallibile dopo che il paziente è morto”.