Mamma li turchi? No gli ucraini!
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sull’ennesimo attentato in Europa, a Monaco di Baviera, e sulle conseguenze del fallito golpe turco, appoggiato dalla Nato, in un altro luogo ai margini dell’Ue, piombato da più di due anni nel caos, la situazione sta di nuovo per sfuggire di mano. Parliamo dell’Ucraina ormai filo-occidentale dopo il colpo di stato di Majdan che annuncia, per bocca di alcuni parlamentari, la possibilità di ricorrere alla legge marziale, a partire dal 1° agosto. Nonostante gli accordi di Minsk e la tregua che hanno permesso l’arretramento della linea del fronte, con la formazione di una zona cuscinetto smilitarizzata al fine di tenere lontani i soldati ucraini e donbassiani dai centri abitati, gli oligarchi di Kiev puntano ancora di più sulla paura e su uno stato permanente di emergenza per conservarsi al potere. In tutto questo tempo Poroshenko e soci non hanno saputo risollevare la nazione, hanno proseguito bellamente sulla strada della corruzione e hanno continuato a far pagare alla popolazione il prezzo delle loro scelte filo-europeistiche e pro-atlantiche, compreso il conflitto con le regioni orientali, tutte opzioni che fino ad ora non si sono sostanziate in nulla di concreto per l’economia e la stabilità del Paese, anche con i fiumi di denaro piovuti dai canali degli organismi internazionali. Ma i satrapi ucraini godono dell’appoggio di Washington e di Bruxelles e tanto basta per essere inclusi nel club dei sinceri democratici che vogliono il bene dell’umanità. Adesso arriva anche la doccia fredda del ricorso alle leggi speciali che si renderebbero urgenti, a quanto dicono da Kiev, per l’aggravarsi della situazione nel Donbass. Il controsenso è piuttosto evidente perché nemmeno nel periodo più caldo dell’operazione antiterrorismo contro i miliziani indipendentisti, che fu eufemisticamente definita tale (Ato) per mascherare un’azione di guerra vera e propria, si decise di passare a siffatte misure estreme. Cosa è successo nel frattempo? E’ accaduto che la gente sta finanziariamente peggio di prima, crede sempre di meno all’invasione russa, non tollera più che i suoi figli tornino a casa in una bara e prende iniziative antigovernative, come la recente marcia della pace che sta attraversando l’Ucraina chiedendo la fine delle ostilità con i fratelli dell’est. Ovviamente, solo con una simile prova di forza contro i propri cittadini e sospendendo la democrazia l’attuale cricca oligarchica riuscirà a restare in sella. Sono le medesime accuse rivolte ad Erdogan in Turchia, con la piccola differenza che i pericolosissimi segnali tirannici inviati da Kiev vengono persino accettati dal mondo libero, perché creano problemi e difficoltà soprattutto a Mosca, mentre un eventuale spostamento geopolitico della Turchia, come reazione ai tentativi americani d’ingerirsi nei suoi affari strategici, metterebbe a rischio la predominanza atlantica nell’area medio-orientale, o almeno rovescerebbe delle situazioni favorevoli alla Nato in cui si inserirebbero competitori ben più temuti (Mosca, per esempio). Il confine che traccia l’appartenenza al campo del bene o a quello del male non è mai di tipo etico ma sempre politico, altrimenti Soros non affermerebbe quanto recentemente riportato dal Corriere, cioè che l’Ucraina difendendosi dal Cremlino, difende non solo se stessa ma l’intera Europa. Come diceva specularmente Kissinger, se un figlio di puttana sanguinario è amico degli Usa si può chiudere un occhio o anche due.