L’INEFFICACIA DEL BAZOOKA DI DRAGHI
Esiste una successione temporale di emissione del Qe (Quantitative easing) in ordine ad un primato riservato al paese a guida strategica Usa. Esso ha riguardato l’emissione di Qe da parte della Fed, esteso alla Bank of England ed alla Bank of Japon riservandolo e solo in seguito alla Bce europea.
Mentre una molto ridotta inflazione si è verificata nei paesi menzionati, Inghilterra e Giappone, l’Europa ha avuto un effetto nullo come se non si fosse in essa intervenuti: il cannone di Draghi ha sparato a salve. Rimane in Europa una drammatica deflazione impossibile da eliminare, simile agli Usa degli anni ’30 e che soltanto una 2° guerra mondiale è stata in grado di risolvere.
La deflazione è un fenomeno storico che nelle sue linee di fondo è costituita da una produzione a prezzi sempre più decrescenti come effetto di un avvitarsi verso il basso dello sviluppo industriale, a causa della rivoluzione tecnologica che riduce sempre più l’occupazione.
Questa corsa al ribasso dei prezzi è una delle chiavi di lettura della sparizione dell’inflazione e di una naturale riduzione della domanda con l’effetto del crescere della disoccupazione e della compressione dei salari sugli occupati, oltre all’ovvia conseguenza di una impossibile risalita dei prezzi.
Con il bazooka di Draghi si accompagnava un altro l’obbiettivo della manovra, quello di stimolare gli investimenti produttivi facilitando l’accesso al credito per le imprese e le famiglie. Ma difficilmente gli investimenti produttivi potranno ripartire per la semplice ragione che gli imprenditori non possono aumentare la capacità degli impianti se non trovano i clienti per i loro prodotti.
Dopo due anni di massiccio acquisto di titoli a ottanta miliardi al mese, la Bce avrebbe dovuto inoltre ridurre i tassi sul debito pubblico italiano (circa duemila miliardi) in modo drastico; mentre, al contrario, secondo un paradosso sorprendente, risulta nullo l’effetto del Qe su una crescita di inflazione e rimane sempre alto il tasso di interesse che si applica sul debito italiano, mediamente del 4,5%; questo vuol dire che l’Italia deve pagare 90 miliardi di interessi passivi annui (4,5% di 2000 miliardi di debito italiano).
Ma un altro spettro si aggira nel mondo occidentale, facendo seguito a queste manovre apparentemente inconcludenti, con effetti mirati alla completa sparizione del ceto medio.
Gli effetti sono visibili in modo drammatico ed esteso in tutte le città occidentali, un percorso conosciuto secondo cui la caduta verticale del ceto medio sia dovuta alla mancanza di stimoli di investimenti produttivi per l’accesso al credito della piccola imprenditoria e delle famiglie, onde far risalire la domanda dei consumi e con esso la possibilità di un asfittico rilancio del ceto medio per risollevare le sorti di un paese. Si continuerà a far leva su strumenti abborracciati che non sono in grado di risolvere alcunché o perlomeno trascinare una situazione di per sé irrecuperabile.
Esistono élites dirigenti, nei diversi paesi occidentali, che sono tra loro in una comunicazione costante sia in senso economico, politico, culturale, strettamente collegata con quella statunitense in una situazione di subordinazione.
Gli Usa sono il Centro di un ampio sistema mondiale di paesi. Quello che viene trasmesso dal Centro spesso non viene percepito nei suoi reali intenti. Così come l’immissione di liquidità (Qe) viene percepita come emanazione della Ue di Draghi. Mancano tutti i presupposti che presiedono a questa (i)emissione oltre alle finalità della stessa; per esempio far fuori semplicemente tutto il ceto medio ed appiattire ad una melassa indistinta di pezzenti.