UN PO’ DI RETORICA, MA CUM JUICIO, di GLG

gianfranco

 

http://blog.ilgiornale.it/foa/2017/01/09/grillo-ha-deciso-di-suicidarsi-chiedetevi-a-chi-conviene/

 

a parte che in effetti bisogna domandarsi a che gioco gioca Grillo – e se gioca proprio lui o si adegua, perché non può fare diversamente, al gioco di “altri” al momento non precisamente noti – mi sembra che cominci in parte a delinearsi la possibile nuova strategia americana, quella dei centri in appoggio a Trump. Non è ancora chiaro perché sussiste e si incattivisce l’incredibile ostracismo dei centri avversi, mai manifestatosi in questi termini negli Usa ancor prima che un neopresidente s’insedi; in altri casi, semmai, si è pensato successivamente a come accopparlo o farlo dimettere con qualche watergate. In questo momento, sembra quasi che gli “obamian-clintoniani” (indichiamoli provvisoriamente così) cerchino il massimo della provocazione al fine di far reagire scompostamente gli avversari e avere motivi per appellarsi ad una repressione che salvi la nazione. Comunque, per ora non stanno ottenendo successo. Ne vedremo probabilmente ancora delle belle, a meno che le mosse degli “uscenti” non siano soltanto dei “colpi di coda”; impossibile al momento sapere qual è l’effettiva situazione.

L’unico motivo di mia perplessità è quando nell’articolo si mostra troppa fiducia sulla presunta nuova consapevolezza del popolo (che è fra l’altro, lo ricordo ancora, un concetto molto astratto poiché il popolo non esiste in quanto entità unitaria e sintesi coerente di un coacervo di vari gruppi sociali). Inoltre, i “popoli” (presi in questo concetto) hanno ottenuto risultati concreti (ma mai, alla fine, quelli desiderati e perseguiti) solo quando diretti da organizzazioni politiche fortemente strutturate, che sono giunte in quella determinata congiuntura storica a una notevole consapevolezza degli obiettivi di possibile realizzazione e hanno ben individuato le “linee di crisi”, e dunque di debolezza, dei gruppi fino ad allora dominanti. E tali organizzazioni, che si pongono su posizioni dette “populiste”, inneggiano al popolo, lo allisciano e cercano di esaltarne gli intenti migliori; sanno però i limiti di questa tattica, che va sostanziata con ben altra strategia fondata sulla durezza e decisione, assistita da una rara lucidità circa i compiti non proprio “populisti” da assolvere. Perché, nel momento in cui si mettono in moto radicali cambiamenti dei gruppi in posizione di supremazia in quella data società, una parte del “popolo”, che seguiva quelli vecchi “in uscita”, li abbandona e finge di stare con i nuovi. E’ il momento della massima attenzione da parte di questi ultimi, dello smascheramento più netto possibile dei voltagabbana e opportunisti; è indispensabile eliminarli con estremo rigore quando li si scopre. Altrimenti, il cambiamento alla fine abortisce e il “popolo” torna con i vecchi predominanti; o quanto meno si “riadatta” a loro.

Se vogliamo fare un po’ di retorica – che fa parte del bagaglio di freddi e lucidi gruppi dirigenti – niente da dire. Non dedichiamoci però a certe “sviolinate”, credendoci veramente; perché ci si rimette perfino la pelle quando si commettono simili svarioni di ingenuità. Si sta aprendo un’epoca in cui sono in difficoltà i “politicamente corretti”, i buonisti, i portatori di “nuove morali” assai “moderne”? Non lo so e non credo lo sappiano in molti. Se e quando venisse un tale momento, bisogna fare “tabula rasa” di questi maledetti fottuti che ci hanno fregato decenni di vita e di reale progresso, non il loro basato solo sul degrado più totale di ogni effettivo senso di umanità. Mi raccomando: testa fredda e ricordarsi che “pietà l’è morta”. Ci si rilegga sempre la meraviglia dei discorsi di Bruto e Marc’Antonio (soprattutto questo, superlativo per la sua capacità di “populismo”) nell’immortale “Giulio Cesare” di Shakespeare; c’è tutto ciò che basta per capire la volubilità degli umori “popolari” e l’abilità di chi sa come orientarli. S’impari da questi grandi artisti. I politici esercitano un altro mestiere ed è lecito che ci propinino, senza esagerare, anche un po’ di retorica; ma poi devono colpire duro e non lasciare in piedi l’avversario, non appena questo si sia realmente indebolito.