CONSIDERAZIONI, DEL TUTTO “ELEMENTARI”, A PARTIRE DA UN RACCONTO DI F. NOVA
<<Si rese conto – ma perché così senza alcuna ragione plausibile? – che quei pensieri non li conosceva per il semplice motivo che non avevano alcun contenuto, non pensavano proprio nulla. Si erano presentati solo per metterlo in difficoltà, per antipatia e animosità nei suoi confronti.[…] Vili, infami, pensieri; non pensavano nulla, con ogni probabilità volevano soltanto farlo uscire di senno. E lui aveva badato loro […] facendosi così stupidamente turlupinare.
Si sentiva però sollevato da quella scoperta, era arrivata al momento opportuno[…].Tutta la serata aveva perso con quei maledetti e poi, d’un subito, l’enigma si era risolto e svelato nella sua banalità: era loro intenzione farlo stare male, creargli problemi e indurlo a presentarli a coloro che si erano fermati. […] Lo avevano sottovalutato. E’ vero: si era fatto ingannare un po’ troppo a lungo, ma non aveva compiuto il passo che poteva perderlo>>.
Ringrazio Franco Nova per avermi dato lo spunto – con il suo racconto intitolato Che pensieri apparso nel sito www.poliscritture.it – che mi permette di proporre alcune “raccomandazioni” filosofiche di carattere assolutamente non esoterico. Prima di tutto riguardo a Kant ricordatevi che è impossibile, del tutto impossibile, comprendere la sua teoria della conoscenza (non sto parlando di quella morale e estetica) senza aver letto, oltre alla Critica della ragion pura , la Critica della ragion pratica (per intero) e almeno l’introduzione della Critica del giudizio. Una sana epistemologia, e Kant era un epistemologo “sano”, ha inizio con la delimitazione dei campi di pensiero su cui si esercita l’attività della mente umana. L’agnostico più radicale se vorrà chiarire i fondamenti della sua ricerca scientifica dovrà specificare quale tipo di pensiero – oltre che di emozioni, desideri e affetti – si manifesta nel campo filosofico, in quello religioso, e anche in quello artistico, morale, tecnico-pratico (poietico), tecnico-politico, edonistico, utilitaristico ecc.. Nietzsche a suo tempo ha detto che “solo chi porta il caos dentro di sé può partorire una stella” ma a volte il caos diventa confusione e i pensieri, effettivamente, diventano dei corpi autonomi che ci ossessionano, escono e entrano da noi facendoci soffrire e risultando, quando ritroviamo un minimo di lucidità, delle mere chimere, delle pure costruzioni mentali insensate. Un lungo e sofferto rimuginare può però portare anche a risultati “positivi”. Il Buddha Sakyamuni (“il Risvegliato asceta della famiglia Sakya”) ne è un tipico esempio. Dopo essersi tormentato e macerato sia dal punto di vista fisico che psichico il principe Siddhārtha che aveva assimilato e studiato in maniera approfondita la tradizione vedica se ne liberò d’un tratto oltrepassando la sua disperazione nell’elaborazione di una dottrina soteriologica (salvifica) pragmatica che accantonava del tutto le immani strippate metafisiche del brahmanesimo ortodosso. I suoi continuatori ritornarono ad occuparsi di queste faccende e lui stesso non li avrebbe, probabilmente, rimproverati per questo a patto, come molti fecero, che la ricerca della prajna (conoscenza) non fosse staccata dalla maitrī (carità) la quale, a sua volta, non si identifica del tutto con la karuṇā (misericordia) . In questo blog portiamo avanti una riflessione sulla società e un discorso politico-culturale “realistico” che non ha nulla a che fare le elucubrazioni sapienziali di “geni” filosofici e religiosi. Però le scuole elementari le abbiamo fatte tutte e Spinoza che conosceva bene la matematica scrive nel Trattato teologico-politico che carità = giustizia + misericordia. Questo significa che lottare per la giustizia è almeno altrettanto importante che perdonare e aiutare il prossimo. A ognuno il suo mestiere si diceva una volta e noi ci sentiamo più portati a lottare contro l’ingiustizia usando nei limiti delle nostre capacità la forza della ragione; e siccome la lotta implica la violenza, magari solo verbale, noi non ci vergogniamo di essere d’accordo con El-Elyon (l’Altissimo) quando, successivamente alle suppliche di Abramo, distrusse Sodoma e Gomorra perché nemmeno dieci “giusti” abitavano in esse. Concludo con un’ultima riflessione da “prima liceo”. Nel Trattato teologico-politico del “materialista” Spinoza e nella Critica della ragion pratica del “razionalista” Kant i due autori si dichiarano “esplicitamente” cristiani comunitari neotestamentari – con la precisazione che il comunitarismo religioso è esattamente l’opposto di quello politico che è invece sinonimo di “annientamento di ogni libertà” – però la quasi totalità delle persone che si occupano di filosofia pensa che i due grandi pensatori di cui sopra non abbiano nulla a che fare con il cristianesimo. Quindi nella misura in cui anch’io mi ritengo cristiano in una maniera simile in “realtà” non lo sono perché agli occhi del mondo la mia affermazione è contraddittoria e quindi priva di senso.
Mauro Tozzato 25.01.2017