CONTRO I “MODERATI” (SENZA MODERAZIONE), di GLG
Per quanto mi riguarda è in qualche modo imbarazzante, ma sintomatico, che debba provare accordo con quanto scritto su giornali come “La Verità”. Mi va di citare un pezzo del giornale d’oggi (scritto da Borgonovo), che riguarda la continua agitazione contro Trump. Quello su cui concordo, però, è il giudizio dato sui cosiddetti “moderati”; cioè i “politicamente corretti”, da me definiti da qualche anno semicolti e accreditati ad una ormai fantomatica “sinistra”, che lo è non in senso politico, ma nell’altro significato, più usuale, di questa parola. Riporto solo una parte di quanto mi sento di approvare nella sostanza:
“…. Abbiamo, in aggiunta, professori universitari che fomentano manifestazioni (con conseguenze violente) e multinazionali che foraggiano i manifestanti medesimi. Abbiamo addirittura un ex presidente che, in modo del tutto irrituale, si mette a capeggiare l’offensiva liberal contro il suo successore…… E’ ora di finirla con la retorica dei ‘moderati’ a cui tocca porre un argine al populismo imperante. Il richiamo alla moderazione, fino ad oggi, si è basato su un colossale inganno, su una mistificazione. Quella secondo cui i ‘moderati’ sarebbero gli individui più riflessivi, quelli più accorti nelle decisioni, mentre i populisti, all’opposto, sarebbero una banda di cialtroni buoni solo a stuzzicare i bassi istinti dei cittadini, a pizzicarne il ventre molle al fine di ottenere potere e prebende. Il discorso non vale solo per Trump e gli Stati Uniti. Vale anche per l’Europa e per l’Italia. ……. Il punto è che, non da oggi, alla demonizzazione del populismo si accompagna la fanfara della moderazione, ma da questa odiosa contrapposizione bisogna uscire al più presto. Tanto per cominciare le persone che negli ultimi anni hanno governato l’Italia, l’Europa e gli Usa non sono affatto dei ‘moderati’. Semmai, si sono rivelati esponenti di quella ‘mediocrazia’ di cui parla il filosofo canadese Alain Deneault. Né eccellenti, né pessimi: mediocri, appunto; preparati quanto basta per mandare avanti la macchina del potere. Questa è la verità. Dei buoni a nulla disposti a tutto hanno formato l’ossatura del potere politico internazionale. Lo aveva già intuito il grande pensatore francese Abel Bonnard, che a tal genere di mediocri dedicò un pamphlet devastante (giunto ora nelle librerie italiane grazie all’editrice Oaks, col titolo ‘I moderati’). La moderazione, per costoro, è stata soltanto la maschera dietro cui celare una natura più vera e selvaggia. Una natura servile, di cui hanno pagato il prezzo i popoli di tutto il mondo. Sono ‘moderati’ i fanatici dell’austerità che distruggono Paesi come se fossero castelli di carta?”. Di chi fanno gli interessi costoro? “Di un pugno di multinazionali che in meno di un decennio hanno sfasciato la ‘working class’ di mezzo mondo, smantellando i diritti dei lavoratori e modellando il globo sulla forma del nulla. Sono questi i veri sediziosi. Dietro i toni posati, dietro l’affettazione, celano le mannaie da macellaio. Se le élite si ribellano, non si può rispondere con moderazione. In questo frangente, moderarsi vuol dire piegarsi. Grazie, ma preferiremmo di no”.
Tutte le persone minimamente sensate preferirebbero di no. Anzi dovrebbero scegliere decisamente per il no e per un contrasto sempre più netto con i “moderati”, che o vanno combattuti con efficacia o porteranno alla nostra morte (di Europa e Italia, intendo parlare soprattutto). C’è un punto su cui capisco poco il giornalista e credo di non essere d’accordo. I “moderati”, se sono mediocri e ormai fautori del nulla (cioè dell’annientamento di secoli di nostra civiltà), non vanno definiti élite. E non si può sollevare contro di essi solo un “astratto” popolo salvatore delle nostre tradizioni. I “distruttori” sono gli ormai putrefatti risultati di quel movimento che partì cinquant’anni fa per “rifare il mondo” con tanta presunzione e ignoranza crassa di quel movimento e teoria sociale che, nella prima metà del ‘900, aveva tentato l’“assalto al Cielo”, iniziato, piaccia o meno a chi legge “La Verità” (e giornali similari), con la “rivoluzione d’Ottobre”. E anche, piaccia o non piaccia ai falsi e ipocriti “antifascisti” dell’ultimo mezzo secolo, perseguito da fascismo e nazismo. Soluzioni del tutto diverse, opposte, che si sono scontrate a tutto campo – e i cui fautori si sono accoppati con grande convinzione – e che comunque nascevano dalla fine, fraintesa tutto sommato fino ad ora, del capitalismo “borghese”, la cui effettiva morte ha infine portato al successo della società di tipo statunitense, ancora considerata capitalismo (quella da me definita provvisoriamente dei “funzionari del capitale”, definizione senza dubbio non del tutto soddisfacente).
Non si può fare solo riferimento alla cosiddetta “pancia” (o “ventre”, ecc.) della società odierna, cioè al popolo più minuto (in realtà, si tratta spesso di ceti medi in via di notevole impoverimento dopo un periodo di aumento del benessere), che dovrebbe ribellarsi a tali supposte élite. Attualmente abbiamo una serie di ceti medi – attivi nei campi dove un tempo allignavano realmente le persone di cultura e intelletto; e in più gli artisti, i letterati, attori, cantanti e musicanti e compagnia varia – che si sono arricchiti sulla base della più bassa e miserabile improvvisazione (per carità, qualche persona di valore c’è pur sempre, ma di “intelletto” effettivo nulla di che). Tali ceti – lo ripeto, partiti cinquant’anni fa con roboanti, quanto confusi, propositi di rinnovamento totale della società; e ricchi di improvvidi “capi”, anticapitalisti, antimperialisti, convinti di guidare moltitudini e masse del tutto immaginarie alla “rivoluzione” – sono alla fine divenuti i più accesi sostenitori di chi li paga in denaro, fama, onori, presenza ossessiva nei mass media. Contro costoro, e contro chi li finanzia e intanto prospera fingendosi classe dirigente (sia politicamente che economicamente), è necessario cresca veramente una nuova élite, capace di riunire e orientare non il “popolo tutto”, bensì la parte della popolazione in grado di prendere progressiva consapevolezza della disonestà e pericolosità dei “moderati”. Non vi è dubbio che sia necessaria la rabbia di rilevanti quote della popolazione; occorre però sia ben indirizzata da una élite. E veramente tale, cioè atta ad esercitare un’organizzata violenza – che purtroppo esige l’“allestimento” di gruppi di individui un po’ “schematici” e dai metodi sbrigativi – per riportare infine “in asse” questa società ormai allo sbando per colpa dei “fu rivoluzionari” e ora, appunto, “moderati”.
Intendiamoci bene. Non dico che tutti i cosiddetti semicolti siano pessimi individui. E’ ovvio che dappertutto c’è il “migliore” e il “peggiore”, il “bonario” e il “malvagio”. Tuttavia, i loro finanziatori sono i peggiori fra quelli denominati capitalisti, quelli che hanno scarse effettive capacità imprenditoriali e sono invece imbroglioni e arraffoni e inetti anche nel loro specifico campo d’attività. E troppi di quelli che si sono messi al loro servizio, invadendo in toto TV, giornali, case editrici, ecc. sono degli autentici “venditori di fumo”; alcuni addirittura con caratteri delinquenziali (ricordo per l’ennesima volta “I demoni” di Dostoevskji), che l’hanno fatta franca, o hanno fatto poca galera, ai tempi che furono. E in quei tempi, simili malsani individui erano per “rivoluzioni” nate soltanto nelle loro menti tarlate; e le hanno fallite tutte, hanno sbagliato ogni e qualsiasi tentativo. Perfino quando era ormai evidente la vicina fine dell’Urss, questi individui si sono messi a vaneggiare sulla “rinascita” gorbacioviana. Sono dei falliti totali, incattiviti, ma che hanno ritrovato una “verginità” vendendosi al peggiore “capitale” possibile. E adesso hanno paura di perdere posizioni perché negli Usa si sta tentando una nuova strategia di predominio mondiale. Sarebbe indispensabile metterli in condizioni di non più nuocere prima che ci rendano tutti zombi come già sono loro.