ENERGIA (DI P. ROSSO)
Si è svolto a Roma il 18/5 il convegno “Scenari di Strategie Energetiche per un’Italia Sovrana” organizzato dalla sen. Paola De Pin cui siamo stati invitati insieme a Giuseppe Germinario/ItaliaeilMondo, Irina Osipova/RIM Giovani Italo-Russi, Giulietto Chiesa e Max Bonelli/Riscossa Italia. Il convegno, che pure non ha brillato per la numerosità delle presenze, ci ha permesso di sintetizzare, nella presentazione che pubblichiamo, il quadro della questione energetica italiana sotto diversi aspetti e di proporre alla discussione alcune considerazioni finali.
La presentazione riassume tutte le informazioni ufficiali sui consumi energetici, la ripartizione delle diverse fonti primarie, la loro provenienza e la loro destinazione nei settori di impiego. Appare evidente la relativa concentrazione di carbone e intermittenti (denominazione equivalente, ma che preferiamo, a rinnovabili) nella produzione di energia elettrica, del petrolio nei trasporti in contrasto con la pervasività del gas naturale nell’industria e nel civile.
Si indicano inoltre gli attori industriali impegnati nella produzione, importazione, distribuzione delle fonti primarie e dell’energia elettrica, prendendo atto della ormai acquisita struttura di mercato diffuso o tutt’al più oligopolistico del settore energetico, con relativa presenza estera sia nella raffinazione (Rosneft, Lukoil, EXXON) che nella distribuzione del gas naturale (Edison).
Il quadro delle principali tendenze tecnologiche porta a prevedere un utilizzo residuale del carbone, un calo progressivo del petrolio, un avanzamento delle quote coperte da intermittenti e gas naturale il quale sarà chiamato in particolare a garantire la continuità di provvista alla rete elettrica – alimentata in modo discontinuo dalle intermittenti – per tutto il tempo necessario allo sviluppo di tecnologie di accumulo efficaci ed economiche.
Infine si focalizza lo sguardo sulle infrastrutture dedicate all’approvvigionamento di gas naturale nella macro-regione europea, in particolare i gasdotti in programma nel Baltico, nel Mar Nero e nel Mediterraneo, visti in relazione con gli investimenti in nuovi terminali di ri-gassificazione del GNL (Gas Naturale Liquefatto). Si mettono in evidenza diversi aspetti in particolare:
1. La relativa prevalenza della Federazione Russa nella quota di fornitura di gas naturale all’Italia non costituisce in realtà un rischio di dipendenza italiana, considerata la numerosità dei fornitori alternativi disponibili e la abbondante infrastrutturazione italiana sia in termini di gasdotti che di terminali GNL;
2. Il mercato del gas naturale mantiene specifiche caratteristiche regionali in modo tale che non risulta facile approvvigionarsi in maniera stabile e sicura da qualsiasi parte del mondo (sicurezza e competitività sono due criteri della Strategia Energetica Nazionale – SEN – in via di pubblicazione da parte del Ministro Calenda). Per una nazione che deve comprare è pertanto importante stabilire relazioni di reciprocità e di fiducia costanti nel tempo in modo tale da co-interessare chi deve vendere;
3. Gazprom è spinta ad assumere un approccio di prezzo di mercato e non oligopolistico dalla presenza di grosse disponibilità di terminali GNL non utilizzati a pieno. Dall’altra parte i produttori USA – o i loro “cugini” australiani – sono particolarmente attratti dal vendere a lungo termine in Asia – dove spuntano prezzi più alti – piuttosto che in Europa, tranne che per ragion tutte politiche, come in Polonia e Estonia, e comunque a prezzi “asiatici”;
4. L’Italia rischia di rimanere l’unico cliente importante di Gazprom che utilizzi la via di transito ucraina per importare il gas russo. La Germania diventerebbe ri-esportatrice (sia la suo ovest che al suo est) per conto russo con il North Stream 2, mentre la Turchia – secondo cliente di Gazprom in ordine di importanza – chiuderebbe la via attuale da Ucraina/Romania/Bulgaria utilizzando il Turkish Stream via Mar Nero già in costruzione per la parte dedicata ai turchi. Riservandosi di servire in retro-flusso Bulgaria e Romania;
5. L’Ucraina detiene un solido “rubinetto” sulla corrente di gas russo verso la UE nella misura in cui le tariffe di trasporto influenzano direttamente la convenienza economica delle vie alternative e dei terminali GNL: basse tariffe potrebbero mettere fuori mercato il North- Stream-2 e ridurre la quota di mercato russa in futuro a favore dei produttori alternativi via terminali. Ovviamente questa potenzialità è ben presente a chi comanda la junta ucraina.
6. Il gasdotto East Med – da Israele/Libano/Cipro – soffre di difficoltà tecniche (profondità fino a 3000 m) e geopolitiche (interferenze israeliane, turche ed egiziane) tali da non garantire a nostro parere i requisiti di una concreta complementarietà – tantomeno alternativa – all’importazione dalla Fed. Russa. Per quanto riguarda il gas egiziano di proprietà ENI – ammesso e non concesso che ne avanzi un po’ dopo aver coperto il fabbisogno interno egiziano – meglio sarebbe esportarlo sotto forma di GNL.
La SEN che sarà approvata in Parlamento dovrebbe affrontare tali temi e sarà interessante intanto verificare se li affronta e poi verificarne il come. Dalle anticipazioni ufficiose sembra di capire che il documento rappresenti il classico “calcio al barattolo”: un po’ meno incentivi alle rinnovabili, sostegno di Stato alle centrali a gas, defiscalizzazione degli interventi per efficientare gli edifici, incentivi per la mobilità elettrica. Vedremo.