ANCORA QUALCHE NOTAZIONE
Qui
ho notato che alcuni giornali e giornalisti hanno detto anche delle “verità”, ma sempre monche e quindi indebolite. Per esempio, fra i più veritieri ho notato stavolta Belpietro e “La Verità”. Tuttavia, si insiste sull’affermazione (del resto ripresa da quanto detto da Confalonieri) che il “nano” segue il l’atteggiamento andreottiano denominato “politica dei due forni”; per cui questo furbacchione (così viene pensato) continua a prestare la sua opera al centro-destra e nel contempo strizza l’occhio (oltre ad aiuti vari tipo l’ultimo, il voto di 28 senatori F.I. per il governo) al centro-sinistra. Si è anche affermato, molto giustamente, che il doppiogiochista non voleva una vittoria così eclatante in molte città e soprattutto a Genova, dove Toti sembra convinto assertore del “non inciucio” con Renzi (o chi per esso). Inoltre, checché se ne dica, a parte La Spezia (dove però F.I. si presentava insieme a FdI, unione molto “insana”), la Lega ha superato i berluscones in tutte le città più importanti. Questo rende un po’ meno appetibile l’apporto del leader forzaitaliota ai piddini; per i suoi voltafaccia, quindi, costui rischia di ottenere meno di quanto spera in tema di difesa dei suoi interessi e per la sua posizione rispetto alla “giustizia”.
Tutto giusto, sempre però dimenticando ciò che vado ripetendo da tempo immemorabile. Lo squallido individuo, che ancora non viene cacciato a pedate nel sedere dai suoi “alleati”, non applica alcuna “politica dei due forni”. Dal 2003 al 2009-10 egli fece tutto sommato una politica estera un po’ meno servile di quella di D’Alema, Prodi & C.; anche perché, molto probabilmente, ebbe delle cointeressenze di rilievo (magari pure dalla Gazprom per l’accordo con l’Eni in merito al Southstream). Poi Obama lo “intimidì” fortemente (non sappiamo bene come) ed egli strisciò ai piedi di quest’ultimo nel maggio 2011. Da allora egli deve agire sempre da “sfasciatore” di ogni possibile schieramento anche timidamente “non allineato” ai migliori “servi europei” degli Stati Uniti. E ciò malgrado l’imprevisto della vittoria presidenziale di Trump, che crea qualche “confusione” nella politica internazionale della potenza ancora predominante, ma meno forte rispetto anche soltanto a pochi anni fa. L’establishment americano, per il momento battuto (ma non affatto sconfitto) chiede il massimo servilismo ai dirigenti “europeisti” e questi devono potersi fidare dei loro corrispettivi in Italia.
Se Renzi non andasse più tanto bene, verrà cambiato. In ogni caso, i cosiddetti “populismi” – che in tempi recenti manifestavano, fra l’altro, abbastanza simpatia per la Russia (adesso sembra un po’ meno!) – devono essere messi in difficoltà. L’infido individuo, che ancora non viene smascherato, deve perciò non schierarsi apertamente con il Pd, ma restare anzi a fingere l’opposizione al governo, creando nel contempo il massimo di disordine e tensione litigiosa nello schieramento d’opposizione. Berlusconi, in realtà, ha un solo forno da curare – il secondo è semmai quello dei suoi personali interessi – e sta agendo così da sei anni. Resta a inquinare lo schieramento d’opposizione e, appena lo può, invia un bell’aiutino alla maggioranza. Per il momento il suo gioco continua a funzionare e vedremo fin quando glielo faranno svolgere.
Il centro-destra sembra in avanzata, ma è soltanto l’impressione di chi non vuol vedere fino in fondo l’effettivo ruolo che ha assunto, appunto da sei anni, il “nuovo Badoglio”. I “5 stelle” (pur essi con il loro bel grado d’ambiguità) sembrano in ritirata, ma non lo sono poi tanto, soprattutto se il doppiogiochista n. 1 dovesse venire a trovarsi in difficoltà. A quel punto, i “servi europei”, e i loro collaboratori italiani, cercheranno di trovare nuove sponde da cui muovere per la sconfitta di ogni più piccolo barlume di autonomia italiana. Vedremo, vedremo.