AUGURIAMOCI L’ALLEANZA LEGA – 5 STELLE

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Gli attacchi della magistratura a Lega e M5S sono un avvertimento per le prossime elezioni. Che ai due partiti non venga in testa di mettersi insieme per governare il Paese, ricorrendo a patti di qualche genere, atti a garantire una sintesi originale delle loro posizioni differenziate ma convergenti sull’analisi che la rovina dell’Italia ha come cause principali l’Ue e il “consociativismo” Pd-FI.
Alla Lega sono stati sequestrati i conti correnti per vicende vecchie di dieci fa, riguardanti la gestione Bossi. Probabilmente, saranno dissequestrati in tempo per il vivo della campagna elettorale ma l’ammonimento è stato consegnato al “buon senso” di Salvini e compagni. Ai 5Stelle, invece, il tribunale di Palermo ha contestato la correttezza delle “regionarie” siciliane, entrando a gamba tesa nelle questioni di un organismo privato che è pur sempre libero di decidere chi candidare e con quali strumenti. Effettivamente, un’alleanza elettorale (complicatissima) o post-elettorale (più ragionevole) tra Salvini e Grillo (a legge elettorale invariata) avrebbe, quanto meno, il merito di sparigliare le carte ed impedire il ricoagulamento del famigerato partito della Nazione, a guida Renzi con la desistenza di Berlusconi o dei suoi vari prestanome, che tanti danni ha già procurato al Belpaese. Secondo quanto riporta il faccendiere Bisignani, su Il Tempo, ci sarebbero poteri interni ed esterni che gradirebbero questa soluzione innovativa per far uscire Roma dalla pericolosa morta gora in cui sta soffocando. Meglio l’azzardo della riproposizione di un risultato scontato che ha già dimostrato, nel recente passato, di fare molto male allo Stato e alle sue istituzioni, generando crisi in ogni comparto sociale. I soggetti a cui fa riferimento Bisignani sono: la Russia, il Vaticano e quel che resta di Mediobanca. Si tratta però di poteri articolati, per cui bisognerebbe capire quali settori in particolare starebbero lavorando all’intesa (soprattutto, con riferimento a quelli autoctoni sempre abbastanza infidi e doppiogiochisti). Sono drappelli convintamente “revisionisti” che puntano a modificare alle basi gli assetti statali italiani o opportunisti che intendono far fallire l’operazione “novità”, al massimo puntando a rifare il trucco ad un panorama politico ampiamente screditamento da destra a sinistra? C’è già da segnalare che il M5S, blindando alla figura di Premier il più moderato dei suoi attivisti, Luigi di Maio – uno che dichiara solennemente di voler rimanere nella Nato e che si siede volentieri al tavolo con finanzieri e banchieri filoamericani – dimostra di preferire una soluzione “conformista”, il che vuol dire maggiormente orientata a sinistra. Una riproposizione del vecchio sfacelo a protagonisti mutati, con il Pd che si accontenta di svolgere una funzione stabilizzatrice riconoscendo la (momentanea) leadership ai grillini (facilmente condizionabili nelle camere di compensazione del potere, in cui i pentastelluti possono essere rapidamente disorientati). Da par suo, il leader della Lega, nonostante dichiarazioni roboanti, non riesce a staccarsi dal Cavaliere di Arcore e a denunciare il ruolo di staffa del sistema giocato da quest’ultimo, sin dalle sue dimissioni del 2011, concordate con Napolitano (il che la dice lunga anche sulle sue intenzioni attuali). Se il leghista non svolta radicalmente sarà fagocitato e questa volta sarà davvero la fine della Lega. C’è da augurarsi, invece, che i processi oggettivi finiscano per costringere M5S e Lega ad organizzarsi congiuntamente per non essere stritolati dai comuni nemici che si presentano come amici. Non cambieranno il Paese perché sono sostanzialmente incompetenti ma, se non altro, metteranno fine ai sogni di strapotere di Renzi (e del suo sodale Berlusconi) che costituiscono il vero incubo dell’Italia.