CHE ODORE DI STANTIO, di GLG
Qui
per quanto lentamente, è cresciuta negli ultimi anni la consapevolezza che destra e sinistra sono etichette senza più alcun contenuto. Ancora non troviamo delle nuove adeguate denominazioni; salvo considerare semicolti i sinistri e ottusi ignoranti i destri. Non è molto soddisfacente, lo ammetto. Mi sembra tuttavia ancora più ridicola quella distinzione, interna all’etichettatura di destra, che si è cominciato a fare tra moderati e ultradestra. I primi sono quei furbastri che cercano di essere conservatori, ma presentandosi ragionevoli, aperti a certe istanze dei “sinistri”; sono il festival del luogo comune e della più fastidiosa imbecillità che si finge semplice buon senso. La seconda è di fatto considerata quasi (da alcuni invece proprio) fascista, forse pure nazista, in ogni caso estremista nelle sue formulazioni di salvaguardia di vecchie tradizioni e di difesa dall’invasione di altre etnie, culture, religioni, ecc.
E’ del tutto evidente per chi ha un briciolo di lucidità mentale che, se l’ultradestra fosse quello che si pensa essere, non avrebbe proprio alcun bisogno dei moderati perché non le interesserebbe minimamente il voto, bensì si organizzerebbe per arrivare ad una resa dei conti con gli schieramenti politici praticanti quella “democrazia” imposta dai vincitori (e occupanti il nostro continente e il nostro paese). Non mi consta che oggi esista un simile orientamento in nessuna delle forze politiche in campo; né in Italia né in altri paesi europei. I sedicenti populisti fanno di certi argomenti – tipo appunto la difesa delle nostre tradizioni e via dicendo – semplice motivo di agitazione e propaganda elettorale; e sono allora pronti ad allearsi con i cosiddetti moderati non perché non ne possano fare a meno, ma solo perché si differenziano da questi in termini di mera conquista dei voti di coloro che vivono in particolari condizioni di difficoltà economica e, più in generale, sociale.
Siamo in una fase di transizione da una certa “epoca” ad un’altra, le cui precise caratteristiche non mi sembra siano colte correttamente da nessuno. D’altronde, se è vero che siamo nel passaggio tra due epoche, mi sembra ovvio che si sia in situazione di magma abbastanza fluido a attraversato da correnti diverse e continuamente squilibranti. Il grave non è allora essere ancora incerti nelle definizioni e previsioni dei futuri andamenti della società a tutti i livelli. Fastidiosa è semmai la prosopopea con cui alcuni sedicenti esperti pontificano su ciò che sta avvenendo, restando ancorati a vecchie categorie mentali e ad autentiche calcificazioni ideologiche. Dobbiamo liberarci di mille e una incrostazioni del nostro pensiero. Ciò è particolarmente complicato per quelli che hanno passato una vita in quelle vecchie, e spesso anche gloriose, impostazioni della teoria sociale e della pratica politica. I più giovani comincino a svegliarsi, non si fermino alle piccole ambizioni della carriera entro le stantie organizzazioni, ancor oggi in gioco in battaglie che rischiano di consegnarci assai presto alla “morta vita” degli zombi. Un po’ d’animo, via!