QUANT’E’ BELLO IL MULTIPOLARISMO

gianfranco

Iracheni e curdi insieme, e con gli Usa alle spalle, hanno eliminato l’ultima roccaforte del cosiddetto Califfato (cioè dell’Isis), che è stato per un certo periodo strumento della strategia americana per ottenere in particolare (ma non solo) la caduta di Assad in Siria. Aiuti e finanziamenti provenivano pure tramite Turchia e Arabia Saudita, che poi, prima l’una e poi l’altra, hanno invertito il loro atteggiamento verso l’Isis (accusando il Qatar di restare favorevole alle forze alimentatrici del “terrorismo islamico”). L’intervento russo in Siria è stato elemento rilevante – ma non credo l’unico – per il mutamento della strategia statunitense, che oggi magari punta, proprio dopo aver battuto “il Male” (del resto creato appunto per far infine trionfare “il Bene”), a ottenere almeno una qualche spartizione di quel paese. Tuttavia, i curdi non sono per nulla ben visti dagli iracheni, che non ammettono certo la creazione di un loro Stato comprensivo di territori considerati propri senza alcuna intenzione di compromessi. Così l’esercito irakeno ha iniziato la sua offensiva anticurda a Kirkuk. E quindi gli Stati Uniti si trovano in difficoltà perché dovrebbero mediare in una situazione di ben difficile composizione dei diversi interessi.
Va ancora ricordato che la Turchia (in prevalenza sunnita) si trova in opposizione all’Iran sciita; soprattutto perché si tratta di due subpotenze in crescita, che evidentemente sono in competizione in quell’area. E tuttavia, sono entrambe contrarie ai curdi e concordi nella repressione di questi ultimi. Gli Usa, con Trump, hanno assunto dure prese di posizioni contro l’Iran, ma si trovano al momento in rapporti tesi anche con la Turchia. Stanno cercando di stabilire un asse solido con l’Arabia Saudita, che ha avuto approcci con la Russia. Ho la sensazione che ciò sia avvenuto su spinta degli Stati Uniti; sempre quelli di Trump, che deve stare ben attento alle sue mosse verso la Russia – per la quale sono convinto non nutre alcuna particolare amicizia, ma solo mutamento d’approccio nel conflitto che oppone e opporrà sempre più i due paesi – perché l’establishment a lui contrario, e sconfitto nelle elezioni presidenziali, cerca proprio di sfruttare tale mutamento facendolo passare per “tradimento” o quasi. Una situazione ben complicata e aperta a molte “sorprese”. Lo ripeto: proprio come accadeva a fine ‘800. Parafrasando una famosa frase di Bogart alla fine de “L’ultima minaccia” (1952, di Richard Brooks) dirò: “E’ il multipolarismo, bellezza”.
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