Mai accettare il terreno del nemico
Tornando in auto dal lavoro mi sono soffermato ad ascoltare un programma radiofonico di radiorai, Un giorno da Pecora. Ospiti due onorevoli donne, disonorevolmente parlamentari, una di centro-destra, Gabriella Giammanco, l’altra di centro-sinistra, la più famosa (per me famigerata) Monica Cirinnà, ovvero colei che ha scritto la legge sulle unioni civili. Le due signore dal dibattito, peraltro superficiale, sono passate agli insulti, in men che non si dica. La prima riteneva che la Boschi, rea di aver mentito sull’affaire Etruria, avrebbe dovuto fare un passo indietro, la seconda, invece, difendeva l’ex Ministro, ora sottosegretario, perché si era spesa per le unioni civili, tanto da meritare non solo la ricandidatura ma un posto in prima fila nella storia della Civiltà. Questo è il livello della politica italiana. Le nostre élite, che ci vuole fantasia a definirle tali, discutono e si accapigliano sul sesso degli angeli mentre il Paese cola a picco. I problemi dell’Italia e degli italiani diventano quotidianamente insormontabili e questi esemplari di legislatori inutili si lanciano molotov d’epiteti come se fossero allo stadio e rispondono coi cori da curva al grido di dolore della nazione. Tutta la politica nostrana è ridotta a questo immondezzaio e lo stesso si può dire del mondo intellettuale e culturale che segue la medesima agenda di sciocchezze. I veri pensatori dovrebbero rifiutare di ingaggiarsi su un simile terreno di scontro che essendo stato delimitato da chi comanda non offre veri sbocchi alla situazione. Chi si fa trascinare su un certo campo dall’avversario ha già perso mezza battaglia, in quanto finirà per sprecare preziose energie in conflitti inutili senza ottenere nulla. Anzi, chi volentieri scende sullo stesso livello del nemico è probabile sia suo complice, perché il nemico marcia alla testa dei suoi oppositori. Invece, occorrerebbe spostare immediatamente i termini delle questioni sulle tematiche centrali della fase, quelle che il potere vuole evitare (creando cortine fumogene, dai diritti civili alle diatribe razziali o sessuali) in quanto su esse si trova maggiormente compromesso e inadempiente. Rapporti internazionali, lavoro, imprese strategiche, politiche industriali e finanziarie, decadimenti culturali che favoriscono l’ascesa dicasteriale dei “più peggiori”. Esclusivamente su simili argomenti si deve essere disposti ad incrociare l’avversario, evitando ogni altra distrazione. Purtroppo, ciò non accade e il dibattito pubblico viene saturato da polemiche antitetico-polari sugli organi genitali delle attrici. Avviene precisamente quello che ha descritto C. Lasch, tanti anni fa, nel suo saggio la ribellione delle élite (che abbiamo già citato altrove ma è meglio ribadire ): “La condizione di crescente «insularità» delle élite significa, tra l’altro, che le ideologie politiche tendono a perdere i contatti con la realtà. Dal momento che il dibattito politico è limitato, nella maggior parte dei casi, a quelle che sono state acutamente definite le «classi parlanti», esso tende a crescere su se stesso, a ridursi a un mero insieme di formule. Le idee circolano esclusivamente sotto forma di pettegolezzi o di riflessi condizionati. La vecchia contrapposizione tra destra e sinistra ha esaurito la propria capacità di chiarire i problemi e di fornire una mappa fedele della realtà. In certi ambienti, l’idea stessa di realtà è stata messa in discussione, forse perché le «classi parlanti» vivono in un mondo artificiale, in cui la simulazione della realtà ha preso il posto delle cose in sé. Le ideologie di destra e quelle di sinistra, comunque, sono ormai così rigide che le nuove idee hanno ben poco impatto sui loro aderenti. I fedeli, che, di norma, si rifiutano di prendere in considerazione gli argomenti e gli eventi che potrebbero mettere in discussione le loro convinzioni, non cercano più di impegnare gli avversari nel dibattito. Le loro letture consistono, nella maggior parte, di opere scritte da un punto di vista identico al loro. Invece di impegnarsi su argomenti non familiari, si limitano a classificarli come più o meno ortodossi. La denuncia della deviazione ideologica, da una parte e dall’altra, assorbe una quantità sempre maggiore di energie che potrebbero essere meglio investite nell’autocritica. D’altronde, proprio il fatto che le capacità di autocritica si stiano esaurendo è una delle caratteristiche più evidenti di una tradizione intellettuale moribonda. Gli ideologi di destra e di sinistra, invece di affrontare gli sviluppi politici e sociali che tendono a mettere in discussione le verità rivelate tradizionali, preferiscono scambiarsi reciproche accuse di fascismo e di comunismo, in spregio dell’ovvia constatazione che né il fascismo né il comunismo rappresentano esattamente il futuro. E la loro visione del passato non è meno distorta di quella dell’avvenire”.
Queste élite vanno spazzate via all’istante, senza distinzione politica, culturale, di sesso o di razza. Non bisogna fare discriminazioni per il bene della nazione.