Caro è l’ottobre di GLG
Chiarisco per l’ennesima volta che resto un profondo ammiratore della Rivoluzione d’ottobre e del movimento comunista; così come ritengo Lenin il principale personaggio del XX secolo (seguito magari da Mao, ma non proprio quello degli ultimi tempi della sua vita). Tali miei giudizi riflettono evidentemente la scelta fatta nel 1953 (giovanissimo), assai prima del ’68 e del sedicente movimento studentesco, piuttosto anarcoide e assai lontano da quello da me frequentato appunto fin dai primi tempi della mia militanza, movimento costituito non da studenti ma da operai e contadini. Ovviamente, non ero manicheo nemmeno nei primi tempi, dell’entusiasmo giovanile; figuriamoci poi. Quindi non disprezzo altre scelte se fatte con vera coerenza e onestà di intenti. Tuttavia, se uno fa una scelta, ovviamente poi combatte contro i suoi avversari (a volte veri nemici) pur, lo ripeto, senza disprezzo verso gli onesti e veramente convinti delle proprie idee. Ho sempre avuto vero odio sia verso l’anticomunismo dei tipi come il “nano d’Arcore”, ma pure verso l’antifascismo degli Scalfari e, assai più tardi, della Boldrini o di Fiano. Simili atteggiamenti a me fanno semplicemente schifo e li considero nemici della stessa bassezza e ignoranza di quelli anticomunisti appena citati.
Secondo la mia opinione, però, non si vuol capire che, dopo molto tempo e mutando le fasi storiche, non si tratta di rinnegare le proprie origini, ma semplicemente ci si rende conto che non si può più tornare ad esse. A meno che chi rivendica un simile ritorno non intenda riferirsi alle origini in senso etico e di onesto convincimento delle idee professate. E’ evidente che oggi la nostra società pullula di buffoni, di veri traditori, di gente in perfetta malafede, vendutasi al “denaro” dell’avversario. In questo senso, allora, auspichiamo pure il ritorno alle origini. Non però alle idee di allora. E’ necessario comprendere quanto il mondo (cioè la società) sia cambiato. Bisogna afferrare che stiamo entrando effettivamente in un’epoca assai differente da quella di gran parte del XX secolo. Verrà vissuta una transizione lunga, tormentosa, di cui non afferriamo ancora i reali tratti distintivi più essenziali. Dobbiamo studiare a fondo il passato, i vari fallimenti e successi dei movimenti in quell’epoca susseguitisi; ma anche l’esaurimento degli stessi successi, la decadenza di una società che conosce un vero disfacimento sia morale che di intelligenza. Con questa consapevolezza di quanto è trascorso, dobbiamo poi essere ben radicati nel presente e dedicarci al tentativo di riformulare nuove teorie della dinamica sociale; senza teoria niente movimento affermava un uomo come Lenin, tutto dedito alla pratica rivoluzionaria.
Ed è proprio così; tanti continuano a credere alle scorciatoie, sempre confusionarie e anarcoidi. Studiare, studiare e ancora studiare, perfetti imbecilli del tutto subito e perseguito solo con disordini, inutili e anzi dannosi scontri di piazza, vili aggressioni di individui “nemici” magari soli; e semplicemente tanta voglia di distruggere senza alcun senso se non il dispiegarsi della propria incultura e inquietudine priva di qualsiasi scopo minimamente pensato e valutato razionalmente.